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Luci della città

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“Nuovo inizio” della politica spezzina, serve un simbolo

San Francesco Grande, il chiostro (2012) (foto Giorgio Pagano)
San Francesco Grande, il chiostro (2012) (foto Giorgio Pagano)

Ho firmato con convinzione l’appello lanciato da Piero Donati su Cds per “la restituzione alla cittadinanza di aree e di edifici di notevole interesse storico-artistico poste nelle immediate vicinanze del recinto arsenalizio, quali il sito della demolita chiesa di San Maurizio di Marola e il complesso conventuale di San Francesco, risalente al secolo XV”.

Quest’ultimo, la cui importanza nell’ambito dei Minori Osservanti è rivelata anche dall’appellativo – Grande – col quale era designato, “potrebbe ospitare attività convegnistiche e/o formative”, come abbiamo scritto nell’appello.

Tra i sottoscrittori c’è anche Giorgio Rossini – già funzionario e poi Sovrintendente per la Liguria, con il quale da Sindaco collaborai molto bene, in particolare per il restauro del Castello San Giorgio –, che ha scritto per Cds un articolo molto interessante sulla storia dell’antico convento.

Nel 2014, sempre su Cds, pubblicai l’articolo “San Francesco Grande sia visitabile sempre”, in cui invitavo gli spezzini ad ammirare il convento in occasione delle due giornate di apertura dell’Arsenale per iniziativa del Fai e scrivevo:

“E’ un bene che può essere restituito alla comunità. E’ situato, infatti, ai confini tra Arsenale e città, vicino a viale Fieschi: basta dunque arretrare il muro arsenalizio per un breve tratto, ricollocando il magazzino e la caserma in altri edifici interni all’Arsenale, oggi inutilizzati. San Francesco Grande e il Museo Navale potrebbero così fungere da poli prestigiosi di un percorso che riguardi anche l’archeologia industriale, dai bacini di carenaggio al ponte girevole. Fino al recupero, attraverso indagini archeologiche non particolarmente costose, del sito dell’antica chiesa di San Vito a Marola. La cultura e la storia della città sono la nostra identità, e l’identità è ciò che rende forte una città, ed è anche il tema nuovo della domanda turistica. Ecco perché futuro della base navale e futuro della città sono inscindibili: non solo, come una volta, dal punto di vista dell’industria, ma ora anche dal punto di vista della cultura e da quello del turismo”.

Chissà, il recente appello potrebbe diventare, se recepito, il simbolo di un “nuovo inizio” della politica spezzina, da molti anni impotente, ridotta ad amministrazione, senza progettualità e senza partecipazione. L’assenza di prospettive per il futuro che caratterizza il suo linguaggio è davvero impressionante.

Per tornare ad essere potente, a pensare e costruire futuro, la politica ha bisogno della cittadinanza attiva e partecipante. Come in questo caso: un gruppo di cittadini ha fatto una piccola ma importante proposta per il futuro.

Ho letto su Cds che Piera Sommovigo si propone di “spezzare la calma piatta” che avvolge da tanto tempo la città. Quindi la domanda di futuro ha trovato, almeno negli intenti, un interprete politico.

Perché, allora, non chiamare a Spezia i due ministri competenti, Franceschini e Guerini, per impegnarli a destinare da subito questi beni all’uso collettivo?

Sarebbe finalmente un segnale che si cambia, che si pensa al futuro. Che a nuttata della politica spezzina sta forse per finire. Poi il resto verrà, se lo si vorrà: non più l’ammaina bandiera del Comune, come in questi anni, ma un nuovo Piano strategico (l’ultimo è del 2004) e un nuovo Piano Urbanistico Comunale (l’ultimo è del 2003). Ma da allora è trascorsa un’epoca! Senza strumenti e pensieri nuovi la città non sarà in grado di affrontare, se non in modo del tutto subalterno, la nuova fase del rapporto con la Marina Militare come molte altre vicende. Compresa quella del waterfront, che senza una nuova progettualità pubblica sarà solo un luogo pensato dai privati, cioè dal mercato.

Servono segni simbolici forti per poter tornare a sperare. E anche, in molti casi e assai più banalmente, per poter tornare a votare.

 

Post scriptum:

La foto in alto è del chiostro, la foto in basso è di uno scorcio dell’ex chiesa. Ma per cogliere tutta l’importanza di San Francesco Grande, la sua raffinata qualità, la sua recuperabilità – che ha del miracoloso per l’uso successivo degli ambienti protrattosi per secoli – bisogna andarci. Vale anche per Franceschini e Guerini.

lucidellacitta2011@gmail.com

San Francesco Grande, squarcio dell'ex chiesa (2012) (foto Giorgio Pagano)

San Francesco Grande, squarcio dell’ex chiesa (2012) (foto Giorgio Pagano)

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