Ieri, 20 maggio, è scomparso a Milano Walter Valentini, un insuperabile maestro dell’arte italiana. Generazione fine anni Venti, era nato a Pergola (Pesaro Urbino ) e ad Urbino si era formato alla prestigiosa Scuola del Libro dell’Istituto di Belle Arti e si era specializzato in litografia con Carlo Ceci. In quel contesto, aveva studiato e profondamente assimilato la cultura del Rinascimento di cui è ricca la città marchigiana, elaborandola e restituendola nelle sue composizioni armoniche astratte tipiche del suo linguaggio maturo. Nella direzione delle ricerche contemporanee e della non figurazione lo avevano indirizzato a Roma Pietro Consagra, Giulio Turcato e Corrado Cagli e poi a Milano i grandi protagonisti del razionalismo astratto: Luigi Veronesi, Max Huber e Albe Steiner.
Esperto di tutte le tecniche incisorie tradizionali e inventore sperimentale di altrettanti metodi calcografici, di cui è stato maestro assoluto e riconosciuto a livello internazionale, Valentini si è a lungo impegnato in un’intensa attività didattica alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, di cui è stato anche direttore. Trasferitosi a Milano alla metà degli anni Cinquanta, aveva continuato ad arricchire la sua preparazione tecnica e culturale legandosi alle ricerche e alle tensioni internazionali che confluivano in quegli anni nelle riviste e nelle gallerie d’arte. Aveva cominciato ad esporre agli inizi degli anni Settanta iniziando alla Galleria Vinciana e a quella del Milione, che gli avevano aperto le porte delle gallerie e dei musei di tutto il mondo. Alla Spezia lo legavano le amicizie con gli amici-colleghi della Galleria “Il Gabbiano”, dove aveva tenuto una mostra personale nel 1976 , con le terre dei librai lunigianesi e con Pontremoli, dove era stata realizzata la mostra “Walter Valentini nei libri” (1994) al Convento della Nunziata.
La Spezia lo ricorda specialmente per il magnifico dono da lui fatto alle raccolte museali – la scultura bronzea Aldebaran – in occasione della grande mostra antologica realizzata al CAMeC , “Il rigore della geometria, le fratture dell’arte” (aprile-ottobre 2017), quale omaggio alla sua quarantennale attività.
In quell’ultima, vasta, mostra antologica, che ho avuto l’onore di curare, si era dato conto delle tante abilità dell’autore nei generi a lui più cari e congeniali: la pittura polimaterica e le sue estensioni parietali, la grafica, il libro d’artista, la scultura ‘per via di porre’. Tra gli spazi del Centro e l’artista si è creato subito un rapporto empatico che ha contribuito, con le scelte fatte in relazione agli spazi ed ai percorsi, a rendere questa mostra un ‘unicum’ , della quale l’artista era rimasto veramente soddisfatto, così da decidere di lasciare un prezioso regalo alle collezioni d’arte contemporanea .
Un doloroso addio per l’arte italiana e per quanti hanno avuto la fortuna di conoscere l’uomo e l’artista.