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Incontro in sala della repubblica

Il vice ministro Sereni a Sarzana: “Abbiamo interesse a fermare la guerra, non a una guerra prolungata”

"L'Unione europea deve avere chiaro l'obbiettivo della fine del conflitto ma anche immaginare di trovare poi un terreno comune su cui tornare seriamente a discutere con la Russia di sicurezza reciproca".

Il vice ministro Marina Sereni interviene all'evento 'A fianco del Popolo Ucraino per costruire la pace'

“Come doveva reagire la comunità internazionale a seguito dell’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia? C’era solo un modo: condannare l’aggressione, palese violazione delle regole internazionali. Non si può stare nel mezzo, occorre stare dalla parte dell’aggredito. Se ci arrendessimo all’idea che le relazioni internazionali possano essere governate dalla forza militare allora non avremmo più alcuna regola del diritto internazionale”. Così ieri sera, di fronte al numeroso pubblico della Sala della Repubblica di Sarzana, il vice ministro degli Esteri, Marina Sereni, protagonista dell’incontro ‘A fianco del popolo ucraino per costruire la pace’, organizzato dal Partito democratico di Sarzana. A introdurre l’evento, l’ex senatore ed ex sindaco sarzanese Massimo Caleo, il segretario Dem cittadino Rosolino Vico Ricci, il segretario provinciale Iacopo Montefiori. “Nei giorni precedenti l’invasione – ha proseguito l’onorevole Sereni – c’è stata la spola con Mosca, unita ai colloqui telefonici, per spiegare che nessuno aveva intenzione di aggredire la Russia e per mostrare tutta la disponibilità europea e occidentale a discutere le più o meno legittime preoccupazioni russe. Poi però il 24 febbraio abbiamo capito che il vero tema era invadere l’Ucraina sulla base di una visione nazionalista e imperiale, un discorso molto ideologico che cerca di dimostrare come l’Ucraina non esista”. Non è mancata l’autocritica: “Dopo gli Accordi di Minsk la comunità internazionale ha pensato che il conflitto fosse congelato e potesse essere lasciato così, invece è ripreso con veemenza più significativa e rischio più generalizzato”, ha osservato l’onorevole Sereni nella parte conclusiva della serata, rispondendo agli intervenuti dal pubblico, tra cui gli ex amministratori sarzanesi Nicola Caprioni e Paolo Zanetti e il consigliere regionale Pd Davide Natale.

Il vice ministro Marina Sereni interviene a 'A fianco del popolo ucraino per costruire la pace'

“L’Unione europea, la Nato, gran parte della comunità internazionale – ha continuato la vice ministra Dem – hanno deciso di aiutare l’Ucraina, con diverse gradazioni. Noi la aiutiamo finanziariamente, sul piano umanitario e su quello militare. La aiutiamo a difendersi, su questo dobbiamo essere chiarissimi: stiamo dentro una norma che ci consente di aiutare l’Ucraina a difendersi, ma non siamo cobelligeranti, non stiamo partecipando alla guerra. Quale l’obbiettivo? Arrivare prima possibile a far cessare il conflitto. E a meno che non pensiamo che l’unico modo per raggiungerlo sia la resa –  sarebbe una resa alla prepotenza del più forte -, noi possiamo solo aiutare l’Ucraina a difendersi, cercando contemporaneamente di riattivare il canale diplomatico per far cessare il fuoco, perché non esiste trattativa vera e propria se ci sono i bombardamenti. In questi giorni non si è mai interrotto il canale diplomatico, in particolare quello turco. Non sono stati ottenuti al momento grandi risultati, ma il canale turco non si è mai interrotto e questo è elemento positivo. E la diplomazia italiana ha seguito e sta seguendo questo percorso e sta dialogando con la Turchia per rafforzarlo. Fermare la guerra è la priorità e significa fermare il massacro e fermare tutte le conseguenze indirette del conflitto. E solo se l’Ucraina resiste allora forse Putin accetterà di sedersi a un tavolo e riaprire la discussione”.

“Dopo 78 giorni di guerra – ha proseguito – abbiamo scongiurato l’idea di Golia che uccide Davide, questo è il motivo per cui abbiamo aiutato l’Ucraina, per far capire a Putin che questa guerra non la può vincere. Ma ora dobbiamo imbastire un percorso per portare questa consapevolezza fino alla costruzione di un negoziato. Non è facile né è detto che su questo ci siano esattamente le stesse valutazioni tra Ue e Usa, né tra i paesi europei occidentali e orientali. Ad ogni modo il presidente Draghi è andato a Washington, cercando di interpretare il pensiero dei grandi paesi europei, per dire che siamo tutti dalla stessa parte per difendere la libertà, la democrazia e lo stato di diritto, ma abbiamo interesse a fermare la guerra, non a una guerra prolungata, perché l’Europa di questa guerra paga prezzi più alti rispetto agli Stati Uniti”. Tuttavia la strategia che porti alla fine della guerra, ha sottolineato l’onorevole, non fa capo solo ai Paesi occidentali, ma “è anche nelle mani della Russia e di altri componenti della comunità internazionale, tra cui la Cina. L’Unione europea nel suo insieme, e nel quadro dell’Alleanza atlantica, non ha interesse a considerare la Cina e quei Paesi che non hanno nettamente condannato l’aggressione russa come degli amici della Russia, a vederla come una saldatura definitiva tra la Russia e questi paesi”.

'A fianco del Popolo Ucraino per costruire la pace'

“L’Unione europea – ha osservato la vice ministra Sereni – deve avere chiaro l’obbiettivo della fine del conflitto ma anche immaginare di trovare poi un terreno comune su cui tornare seriamente a discutere con la Russia di sicurezza reciproca”. E in merito agli “assetti del futuro, non penso possiamo escludere tutti quei Paesi che non sono democrazie. Se pensiamo che l’unica dialettica del mondo che verrà sarà democrazie contro autocrazie e dittature, perdiamo. Rischieremmo infatti di lasciare fuori Paesi che possono essere protagonisti di battaglie globali quali le lotte a cambiamento climatico, sottosviluppo e povertà, terrorismo”. Questo con la consapevolezza “che c’è una competizione tra democrazie e non democrazie, e c’è un’area grigia che non possiamo regalare alle dittature” e che “pur vedendo i limiti e gli errori dei nostri sistemi, non si può tracimare in quello che vogliono autocrazie e dittature, cioè concludere che i loro sistemi sono migliori perché loro sono capaci di decidere e noi no. No ci mettiamo più tempo a decidere perché siamo in democrazia, e questo non è negoziabile”.

Quindi un passaggio sulla Difesa comune europea. “Non possiamo più tener ferma l’idea dell’Europa che è Venere e gli Usa che sono Marte. La bussola strategica approvata nei giorni scorsi a livello di Ue pone l’idea che in alcune situazioni l’Europa possa intervenire autonomamente dalla Nato. Però occorre una politica estera comune per poter esercitare anche una capacità autonoma nella Difesa. Un tema sul quale bisogna essere complementari rispetto alla Nato – non romperne l’unità, sarebbe sbagliato -, avere cioè capacità di azione autonoma. Con la consapevolezza che la nostra relazione atlantica e l’amicizia con gli Stati Uniti non necessariamente significa coincidenza sempre e comunque di priorità e interessi strategici”. E sul pacifismo: “In Italia abbiamo assistito a un dibattito singolare, a un certo punto abbiamo come immaginato che la colpa della guerra fosse dei pacifisti. La colpa della guerra è di Putin, almeno su questo mettiamoci d’accordo. Poi non tutte le ragioni dei pacifisti possono essere condivisibili, ma io non pretendo che un movimento di popolo faccia analisi geopolitiche. Pretendo, questo sì, l’onestà intellettuale di sapere che mentre in Italia, a Parigi, a Berlino  si fanno le manifestazioni per la pace e non succede niente, da altre parti invece finisce in carcere. Una differenza non da poco, che non dobbiamo mai perdere di vista”.

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