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Fu trovato nel 1824 a luni

Restaurato il mosaico del Fabbricotti, entra nella collezione permanente del San Giorgio

Il museo del Castello San Giorgio si arricchisce di un nuovo pezzo, frutto del lavoro di restauro avvenuto negli scorsi mesi. Si tratta di un mosaico romano fortemente danneggiato dopo i bombardamenti patito dall’ex Convento delle Clarisse durante la Seconda guerra mondiale che nel pomeriggio di oggi sarà possibile visionare gratuitamente per cittadini e turisti. Trame ricomposte per il 40% di quella che era l’opera originale, un mosaico policromo a decorazione geometrica venuto alla luce nel 1824 nel sito dell’antica Luna e già facente parte delle collezioni della famiglia Fabbricotti. Una storia tortuosa quella di questo e degli altri mosaici della collezione della ricca famiglia di imprenditori carraresi, acquisito dal Comune della Spezia negli anni trenta del Novecento e successivamente esposto presso l’ex convento delle Clarisse, fortemente compromesso dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dopo i gravi danneggiamenti bellici subiti, il pavimento musivo, al contrario di quelli con soggetti figurati, non fu restaurato sia per il notevole stato di frammentarietà sia per la difficoltà di posizionare con certezza i vari lacerti all’interno di un disegno geometrico ripetitivo. Va da sè che nel tempo i frammenti relativi a questo mosaico e agli altri non restaurati all’epoca si sono confusi e mescolati. Solo adesso, con l’ausilio delle nuove tecnologie digitali e di materiali innovativi, è stato possibile riconoscere i frammenti pertinenti e ricomporre la percezione originaria del manufatto. Il restauro è stato affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Istituto autonomo del Ministero della Cultura, specializzato nel restauro delle opere d’arte, la cui origine può essere fatta risalire alla Manifattura granducale fondata da Ferdinando I de’ Medici nel 1588.

I mosaici della collezione Fabbricotti

FORMENTINI, LE BOMBE, I LASCITI

“Stiamo riuscendo a recuperare pezzi significativi del nostro passato grazie al grande lavoro gratuito fatto dall’Opificio – spiega Donatella Alessi, conservatrice del Museo San Giorgio -. Dopo lamina di Ameglia ora c’è questo mosaico, uno dei dieci della collezione Fabbricotti. Fu trovato per l’esattezza da Paolo Podestá 1824 lungo via Aurelia dentro le mura dell’antica Luni, vicino alla porta Est, non lontano dall’area dell’anfiteatro. Non c’è un riscontro sugli scavi ma sappiamo che c’erano tanti mosaici vicini: alcuni erano stati trasferiti dentro il convento delle Clarisse perché Formentini nel 1938 li comprò e non sono tra i beni trasferiti a Brugnato perché troppo pesanti per essere trasportati. Purtroppo una bomba devastò la chiesa e sono rimasti frammenti, tessere come in questo caso. Quando mi sono venute a chiedere di poter lavorare su un restauro legato alla Seconda Guerra Mondiale per una tesi di laurea, ho pensato subito a questa opportunità. Ed eccoci qui, con la speranza di poter trovare altri pezzi e continuare a comporre questo o altri possibili mosaici”.

I mosaici della collezione Fabbricotti

IL RESTAURO

“L’Opificio delle Pietre Dure – spiega il Soprintendente Marco Ciatti – opera al servizio dei beni culturali nazionali e svolge la sua mission attraverso la forte capacità operativa dei suoi laboratori di restauro, i progetti di ricerca e sviluppo e la formazione dei restauratori. Nel caso del mosaico in questione, queste tre linee di attività hanno agito in maniera sinergica riuscendo quindi a restaurare e rendere fruibile questa antica opera. La materia del mosaico è stata restaurata e si è inventato un innovativo sistema di ricomposizione che, senza falsificare l’opera, consente una chiara lettura dei suoi valori artistici”. L’intervento, effettuato in parte nell’ambito di una tesi di laurea di Alta formazione dai restauratori dell’Opificio del Settore mosaico diretto da Anna Patera: “E’ stato un lungo lavoro di squadra denso di soddisfazioni: siamo partiti dal censimento dei pezzi, togliendo quelli che non c’entravano. Abbiamo optato per un restauro reversibile, cercando di essere pronti ad aggiungere nel caso venissero fuori altri pezzi. D’altro canto, quando nel dopo guerra si pensò ai restauri si decise di partire da quelli figurati mente gli altri furono accantonati”.

I mosaici della collezione Fabbricotti

La protagonista è la giovane Arianne Palla, particolarmente emozionata per questo piccolo grande risultato: “Non sapevamo cosa avremmo trovato. È stato fatto un primo restauro al computer digitalizzando i frammenti. Il sistema aperto ci permetterà di aggiungere, specie se alle Clarisse venisse fuori qualcosa di importante. E’ stato un riadattamento che è già avvenuto durante il lavoro”.  Per chi volesse dare un’occhiata, il Museo del castello da maggio avrà il seguente orario di apertura: 9.30-17, lunedì pomeriggio e martedì chiuso. Per info: tel. 0187751142, mail: museo.sangiorgo@comune.sp.it.

I mosaici della collezione Fabbricotti
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Firenze
Il restauro del mosaico romano del castello alla giornata di studio dell’Opificio delle Pietre Dure