Lo spirito di molte aziende è green, rispettoso dell’ambiente e con un occhio di riguardo ad ogni singolo gesto in modo che possa essere il meno impattante possibile. I titolari ci provano, in parte riescono a raggiungere questo scopo ma si devono scontrare con un sistema che non va di pari passo con queste scelte. L’aspetto è emerso questa mattina nel corso della presentazione di Imprendigreen, l’attestato ideato da Confcommercio che le imprese possono conseguire al termine di un attento questionario redatto dall’Università Sant’Anna di Pisa.
A spiegare le difficoltà di questi imprenditori sono stati Riccardo Vernazzani presidente extralberghiero Confcommercio Imprese per l’Italia La Spezia, titolare di Golfo della Luna e Gabriele Di Giangi titolare di Vecio Muin.
Vernazzani per la sua attività ha investito sia sugli infissi che sugli impianti elettrici. Nonostante questi sforzi i materiali di cortesia sempre disponibili nelle strutture ricettive sono introvabili oppure hanno un costo esorbitante. Quindi se l’ambiente chiede uno sforzo e l’imprenditore decide di compierlo, arriva un punto dove la catena si inceppa.
“Posate e bicchieri sono un esempio chiaro – ha spiegato Vernazzani – quelli classici in plastica si trovano a prezzi davvero bassi, quelli biocompostabili continuano ad avere prezzi superiori di 3 se non addirittura 4 volte. Potremmo azzardare a una differenza di prezzo del 300 per cento. Il costo quotidiano è molto alto. Nel mio caso il risparmio c’è dopo un attento investimento a livello strutturale, oltre agli infissi siamo dotati del sistema della carta magnetica. Quando il cliente esce dalla stanza e la leva dal lettore si spegne tutto. In otto anni posso dire che sono rientrato nei costi dell’investimento iniziale. C’è un ma anche in questo caso, perché non sempre la tecnologia gioca a nostro favore. Tra un anno o due dovrò cambiare tutto l’impianto perché la stessa ditta, che lo produce, ha cambiato il sistema delle carte e i lettori che utilizziamo oggi non si troveranno più. Le grandi industrie dovrebbero fare ragionamenti approfonditi sull’obsolescenza tecnologica“.
Gabriele Di Giangi per la sua azienda ha eliminato le tovagliette plastificate, formato i propri dipendenti nell’abbattere gli sprechi e non utilizza bottigliette di plastica a favore dei distributori per l’acqua. Ha aggiunto: “Io ho seguito la linea green per la mia azienda e non ho mai quantificato l’incremento di spesa per i contenitori biocompostabili. Sul risparmio energetico, in questo momento sarebbe anche molto difficile equiparare le vecchie bollette con quelle attuali perché con gli aumenti dovremmo aspettare che si ristabilizzi il mercato. Per le utenze commerciali le stangate in bolletta arriveranno adesso. Molte compagnie dell’energia hanno già scritto che sono in ritardo con l’elaborazione dei documenti per il passaggio del mercato libero. Ho colleghi che hanno ricevuto già la nuova bolletta e si parla di un rincaro che supera il 100 per cento, soprattutto per la luce”.
Un altro tema toccato da Giangi è relativo ai prodotti, anche per la pulizia, ecosostenibili venduti a prezzo carissimo sul mercato. “Essere sensibili sulle tematiche ambientali non aiuta il singolo ma tutti. Se ogni attività dovesse eliminare decine di sacchi di rifiuti a ritiro quanti camion viaggerebbero di meno? In Confcommercio ho proposto di ‘spingere’ qualche ditta che vende prodotti bio per la pulizia. Se esiste una solo azienda che li produce, mi ritrovo a pagare un prezzo altissimo. Il confronto è di una spesa complessiva di 22 euro, per prodotti classici, a 260 euro. Dopo quasi tre anni di chiusura, in questo momento possono venire dei dubbi”.