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Campi estivi

Cassego riapre i battenti per l’estate: il mito e la proposta

di Egidio Banti

Vescovo a Cassego

Cassego ha cinquant’anni. Non la piccola frazione montana del comune di Varese Ligure, baluardo antico dei Fieschi sul confine del Bocco, e nemmeno la colonia estiva edificata nel dopoguerra dal parroco don Pio Borzone. I cinquant’anni riguardano invece ciò per cui quel toponimo è divenuto familiare, alla Spezia ed oltre, non solo per il mondo cattolico ma più in generale per tutte le famiglie e per quanti si occupano della formazione dei giovani. Ci riferiamo ai “campi estivi” della Pastorale giovanile diocesana, iniziati appunto cinquant’anni fa, nel 1972. Fu infatti a partire da quell’anno che la colonia estiva, donata in un primo tempo al seminario di Sarzana, iniziò ad ospitare attività estive della Pastorale giovanile, riorganizzata alla luce del Concilio Vaticano II ed affidata alle cure di un giovane sacerdote, don Paolo Costa, che era l’economo del seminario vescovile e il responsabile per le vocazioni. Con lui collaborarono poi altri sacerdoti, a cominciare da don Gianluigi Bagnasco, ma don Paolo è rimasto sino ancora ad oggi il perno delle attività organizzative, e si devono a lui i progressivi ed imponenti lavori di ampliamento e di ammodernamento della struttura. La sua fu un’intuizione feconda. Fatto sta che dal tre all’otto luglio 1972, esattamente cinquant’anni fa, poté tenersi a Cassego il primo «campeggio», al quale presero parte una quarantina di ragazzi, quasi tutti chierichetti di diverse parrocchie. L’anno successivo, 1973, l’attività si estese a tre settimane, mentre i successivi miglioramenti strutturali portarono a far sì che il centro, intitolato poi a “San Pio X” come aveva desiderato don Borzone, potesse operare per l’intero arco estivo, senza contare anche alcune attività autunnali e invernali. Una settimana di fine agosto, inoltre, come era stato ugualmente nelle intenzioni del donatore don Pio, è sempre stata riservata ai seminaristi per le loro vacanze estive. Nei boschi è stato poi realizzato un «eremo» per piccoli gruppi di preghiera che si riuniscono in forma isolata. Un bilancio di gran lunga positivo, confermato dall’attenzione che tutti i vescovi hanno portato verso questa realtà pastorale, seguendola sempre da vicino. La pandemia degli ultimi anni ha interrotto i programmi consueti, ma mai del tutto. Il centro “San Pio X” ha sempre proseguito, sia pure in forma ridotta, la sua attività: già lo scorso anno, in agosto, vi si è tenuta una “tre giorni” per educatori giovanili delle parrocchie. Quest’anno il cammino verso la normalità prosegue spedito e sono già in programma due “campi” diocesani, cui se ne aggiungeranno altri specifici per gruppi giovanili. Così si suggella nel modo migliore, intorno al vescovo e a don Paolo, il primo mezzo secolo di un’esperienza che ben può essere definita straordinaria: un mito, come dicono i ragazzi, e insieme una proposta per la loro vita.

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