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Lo ha firmato anche il presidente nazionale di legambiente

Palmaria, ricorso al Presidente della Repubblica contro l’approvazione del progetto dello stabilimento a Carlo Alberto

Giorgia Lombardi, Stefano Sarti e Francesca Lanznaster

Il tema della tutela della Palmaria approda al Quirinale, dopo aver già interessato i lavori della commissione per le petizioni di Strasburgo poco meno di un anno fa (leggi qui). Questa volta, però, nel mirino non ci finisce il tanto discusso masterplan, ma il progetto privato che prevede la realizzazione di uno stabilimento balneare sul litorale di Carlo Alberto (leggi qui). Ma, a dirla tutta, al centro delle critiche di ambientalisti, movimenti e associazioni del luogo c’è l’azione amministrativa che il Comune di Porto Venere e la Regione hanno portato avanti negli ultimi anni rispetto all’isola.

Lasciando per un momento da parte le valutazioni di tipo politico, questa mattina Stefano Sarti, presidente provinciale di Legambiente, ha annunciato che l’associazione ha presentato ricorso al Presidente della Repubblica contro l’iter autorizzativo del progetto dello stabilimento balneare presentato da Palmaria experience. “A nostro avviso il progetto è stato approvato nell’ambito di una procedura in cui sono presenti atti illegittimi. Pur non essendo compreso all’interno del masterplan questo intervento ricalca la mania di privatizzazione e artificializzazione che minaccia la Palmaria. L’idea di realizzare due piscine quando c’è un’Area marina protetta intorno all’isola è allucinante”. Il tema, inoltre, è stato portato all’attenzione di Legambiente nazionale che ha aderito all’iniziativa nella maniera più forte possibile, attraverso la firma del presidente italiano dell’associazione, Stefano Ciafani, tra quelle dei presentatori del ricorso.
A curare il reclamo è l’avvocatessa Francesca Lanznaster, già impegnata come legale nel percorso che ha portato la Palmaria di fronte ai parlamentari europei. “L’atto impugnato – ha spiegato – è la delibera con cui la giunta ha stabilito di non voler esercitare il diritto di prelazione, senza curarsi di verificare l’interesse pubblico di quell’area. Non doveva essere la giunta, ma il Consiglio comunale a deliberare riguardo alla rinuncia alla prelazione e sarebbe stato necessaria la verifica di interesse pubblico, visto che l’area in oggetto rappresenta il sipario naturale di Porto Venere”.

Giorgia Lombardi, Stefano Sarti e Francesca Lanznaster

A riportare il tema al di fuori della cornice normativa ci ha pensato Giorgia Lombardi, portavoce del movimento “Palmaria sì, masterplan no”: “Noi vediamo un’isola che può essere fulcro di un turismo per tutti e che sia ecosostenibile. Pensate cosa sarebbe se fosse sede di un centro studi sull’ambiente marino, se si recuperassero il Centro di educazione ambientale e l’ostello chiusi nel 2019. E non dimentichiamo che la Palmaria potrebbe contare anche su un altro tipo di turismo, realizzando visite a un sistema di forti che è unico al mondo. Parliamo di un’isola magica”.
Le associazioni sottolineano il lavoro di squadra e l’unità che le ha contraddistinte anche su questa pratica, oltre a quella sul masterplan. Non solo l’opposizione consiliare di Porto Venere ha infatti depositato le osservazioni relative al progetto dello stabilimento balneare, ma anche Legambiente, associazione Posidonia e il movimento “Palmaria sì, masterplan no”, mettendo in mostra ancora una volta un fronte compatto. “Al momento però non ci risulta che siano in fase di valutazione”, hanno rilevato amareggiati i presenti puntando il dito contro il Comune che “non solo non ha ritenuto dover esercitare il diritto di prelazione sull’ex cava di Carlo Alberto a favore del Parco regionale di Porto Venere, ma ha azzerato l’ente. Del Parco – hanno detto gli ambientalisti – non c’è più notizia, salvo quando un paio di settimane l’amministrazione ha indicato come prioritario l’aggiornamento del Piano del Parco… Certo: siccome il masterplan non rispetta il Piano, invece di modificare il progetto si è deciso di adeguare il regolamento di un’area protetta! E’ quello che ci si poteva aspettare da un sindaco che ha deciso di non gestire il Parco sin dal primo giorno”.
“Ci additano come quelli del no, ma in realtà siamo quelli del sì: abbiamo sviluppato una proposta, un’idea progettuale consultabile sul nostro sito, e siamo convinti – ha aggiunto Lombardi – che la Palmaria possa essere valorizzata senza privatizzarla e dando buona occupazione ai nostri giovani. La norma parla chiaro rispetto ai compiti di tutela dell’amministrazione pubblica. La legge quadro sulle aree protette 394/1991 dice che devono essere tutelate dalle azioni antropiche. Il Pnrr prevede che gli interventi non debbano recare danno agli obiettivi stabiliti dall’agenda 2030. E infine la Costituzione, la nostra carta fondamentale, ha recentemente recepito il valore dell’ambiente, dell’habitat e del paesaggio. Prescrizioni che non sono state minimamente considerate, nonostante che il Comune di Porto Venere abbia firmato la Carta Pelagos, per la difesa dell’ambiente del Santuario dei cetacei”, ha concluso la portavoce del movimento “Palmaria sì, materplan no” invitando ad aderire alla causa partecipando alle attività o sostenendo il crowdfunding online.
In conclusione Giovanni Cortelezzi, del circolo Legambiente di Lerici, ha sostenuto che “troppe cose vengono fatte in barba alle leggi e ci si dimentica che non fare danno ambientale è uno dei pilastri del Pnrr. L’amministrazione di Porto Venere non ha studiato, oppure non si è adeguata alle nuove normative. L’esercizio del diritto di prelazione per l’area di Carlo Alberto avrebbe avuto proprio quel senso. Lì davanti c’è una prateria di posidonia, una di quelle che la Liguria sta individuando come presidi ambientali, ma che di fatto è a rischio a causa di una azione amministrativa che non pensa al bene comune”.

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