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Lettere a cds

Lettere a CDS: “Sulle lame di Aulla diversi ucraini vestivano la divisa delle SS”

Bandiera ucraina

“Quando scrivo, una cosa che mi dispiace assai è essere frainteso. La chiarezza è essenziale quando ci si esprime su tematiche scottanti in cui il pregiudizio ideologico sempre presente, ha spesso il sopravvento, più o meno giustificato, sulla valutazione che vorrebbe essere la più oggettiva possibile, cosa mai facile.

Meglio essere chiari. Vedessi uno sconosciuto assalito per strada, e qualche volta mi è successo, interverrei per (nell’ordine): dividere i contendenti; cercare aiuto fra i passanti; dare una mano all’aggredito; chiamare le forze dell’ordine; nell’attesa del loro arrivo, non riuscendo le misure messe in atto, tenterei di usare maniere forti ben sapendo che sarebbe meglio che i contendenti ricorressero alle parole invece che alle mani.

Tutto questo senza chiedere prima all’aggredito se è milanista come me o se fa il tifo per qualche altro club, magari di uno che mi sta antipatico.

È chiaro che dico della guerra.

La cosa peggiore non è che a subire la violenza anche fino alle peggiori, siano i bambini. Per me, il massimo danno è che spariscano i servizi. Se si bombarda un ospedale pediatrico, muoiono vittime innocenti ma chi nascerà fra un anno, avesse bisogno di aiuto, sarà privo di un presidio sanitario. E così via.

Per questo sono convinto che l’Ucraina debba essere difesa, anche se i dubbi non sono pochi, alimentati dalle prospettive su cui continuano ad agitarsi inquietanti nuvole scure gravide di una pioggia che minaccia di essere torrenziale.

C’entra anche la storia.

Seconda guerra mondiale. Nelle lame di Aulla era accampata un’unità combattente della Wermacht che chi passava da quelle parti chiamava Divisione Mongola per i tratti asiatici di molti suoi componenti. In realtà, il nome del corpo che prese parte anche alla battaglia del Gottero del gennaio ’44, era 162° Divisione Turkestan: erano prigionieri di guerra sovietici delle regioni orientali (tartari, uzbechi, kirghisi, georgiani) che erano passati dall’altra parte. Con loro, anche parecchi ucraini, molti dei quali s’erano arruolati volontari. Diversi vestirono la divisa delle SS.

Non so veramente dire se esista una continuità storica fra quei soldati e la situazione attuale. Certo, che i soldati del Battaglione Azov sono molto chiacchierati. Delle foto ce li mostrano con la svastica al collo come qua si porta la croce. Del resto, neppure le immagini che sembrano specchio della realtà, sfuggono alla logica della propaganda.

Mi rendo conto di tutto, però non posso non ricordare quei soldati delle lame che facevano paura a mio padre che andava in bici oltre la Cisa per comprare la farina”.

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