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Non scompare lo spettro della riaccensione

Martedì il trasferimento di venti lavoratori Enel a Civitavecchia. Per gli altri il rischio è di essere distaccati in autunno

Da martedì 26 aprile una ventina di lavoratori della centrale Enel dovranno forzatamente rispondere alla richiesta di nuove risorse verso lo stabilimento Enel di Civitavecchia, con l’obbiettivo di farla funzionare a massimo carico. La notizia era nell’aria da tempo, ma non c’erano ancora certezze sulla data del trasferimento. E come se non bastasse sullo sfondo si accumulano le ombre per il prossimo autunno, quando i dipendenti rimasti nel presidio spezzino potrebbero vedersi concretizzare altri scenari di ricollocazione verso le centrali di Brindisi e del Sulcis.
A rendere la situazione letteralmente esplosiva sono le preoccupazioni manifestate con forza nel Consiglio comunale dell’altro ieri dai lavoratori dell’indotto, per i quali il rischio è quello di rimanere direttamente senza occupazione.

La crisi energetica del Paese, partita dal caro bollette e aumentata a dismisura fino ad essere emergenza con l’inizio della guerra in Ucraina, ha rimesso in moto a pieno regime gli impianti a carbone come deciso dal governo con un decreto in cui si evidenzia che “la società Terna S.p.A. predispone un programma di massimizzazione dell’impiego degli impianti di generazione”.
Pertanto ricompare lo spettro della possibile riaccensione della centrale spezzina. Tra gli obiettivi del governo c’è infatti anche quello di “preservare la riserva nazionale e ridurre i finanziamenti a Putin per la guerra in Ucraina”, che si potrebbe tradurre in un ulteriore step dell’emergenza in corso con la riapertura di altre gruppi a carbone, tra cui i 600 MW di SP3. Nessuno scenario è precluso a priori, anche perché nonostante lo spegnimento del dicembre scorso la centrale non è ancora stata ufficialmente dismessa.

Il sindacato locale di Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, d’intesa con il sindacato nazionale, ha lavorato per non rendere strutturali le ricollocazioni chiedendo, nel tavolo nazionale di monitoraggio con Enel, l’inserimento di nuove assunzioni nelle centrali in servizio per far fronte all’enorme aumento delle ore di funzionamento degli impianti e permettere le ricollocazioni nel territorio del personale trasferito.
“Tutte le speranze di un rientro del personale diretto nel nostro territorio sono legate alla capacità di gestire questo processo non perdendo nessuna opportunità. Un altro fronte importante – affermano fonti sindacali – è quello dell’indotto: dal novembre 2021 abbiamo unitariamente chiesto alle istituzioni di farsene carico aprendo anche uno specifico stato di agitazione in sede prefettizia. Ma dopo mesi di latitanza e di silenzi, i dipendenti delle imprese, insieme ai colleghi dell’Enel hanno dovuto “invadere” l’ultima seduta del consiglio comunale, finalmente in presenza, per testimoniare la propria esistenza e provare ad aprire un tavolo istituzionale con Enel per la gestione dell’indotto in questa emergenza. La nostra iniziativa continua perché senza lavoro non c’è futuro“.

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