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Il calcio cambia e via melara vuole esserci

Lo Spezia nella commissione riforme della serie A, con vista sulle licenze nazionali

Non c'è contraddizione nella manovra che porta lo Spezia all'interno della Commissione Riforme piuttosto che nella Commissione Infrastrutture, dove trovano posto Fiorentina, Bologna, Cagliari e Roma, tutte società alle prese con il restyling degli impianti di gioco. Nel capitolo riforme si parla di licenze nazionali e degli annessi criteri infrastrutturali, che allo Spezia interessano da subito quando si parla di ritoccare il punto 16 dove si stabilisce la capienza minima a sedicimila posti a sedere.

Spezia Calcio

Dai margini del calcio professionistico al ristretto gruppo di lavoro che contribuirà alla riforma di tutto il sistema. In tredici anni lo Spezia Calcio ha ottenuto un cambio di status che ha del miracoloso. A sancire un nuovo traguardo l’inserimento del club aquilotto all’interno della “Commissione permanente per le Riforme”, creata dalla Lega di serie A la scorsa settimana insieme ad un’omologa che si occuperà di infrastrutture. Controparte della FIGC nella rivoluzione che il calcio italiano potrebbe conoscere nei prossimi anni sulla spinta decisiva della doppia qualificazione mondiale mancata. In campo temi enormi come la riduzione delle squadre in serie A, i settori giovanili, la lotta alle plusvalenze fittizie, indici di liquidità per l’iscrizione ai campionati, diritti tv e semiprofessionismo.

L’interesse più immediato per il club della famiglia Platek è creare una struttura societaria che possa sostenere la serie A a lungo termine. Un anno fa il proprietario Robert Platek lo annunciò durante la sua prima conferenza italiana, pochi giorni fa lo ha ribadito il presidente Philip Platek. Primo passo lo stadio Picco, da ampliare a partire dall’estate 2023. Non c’è contraddizione nella manovra che porta lo Spezia all’interno della Commissione Riforme piuttosto che nella Commissione Infrastrutture, dove trovano posto Fiorentina, Bologna, Cagliari e Roma, tutte società alle prese con il restyling degli impianti di gioco.

Al Picco serve un intervento relativamente contenuto, rispetto alle medie e grandi del torneo che sognano una nuova casa. Capoluoghi di regione che cullano magari la speranza di entrare nel novero dei dieci stadi per Euro 2032, per cui ci sarebbe l’idea di una candidatura italiana. Nel capitolo riforme si parla invece di licenze nazionali e degli annessi criteri infrastrutturali, che allo Spezia interessano da subito, dall’edizione 2022/23 in via di pubblicazione, in particolare quando si parla di ritoccare il punto 16, dove si stabilisce la capienza minima a sedicimila posti a sedere.

Generico marzo 2022

 

La proposta, su cui ci sarebbe ampia condivisione tra le società di serie A, è di abbassarla fino a dodicimila o tredicimila posti, privilegiando gli aspetti funzionali, il comfort ed il colpo d’occhio, anche a favore di telecamere. D’altra parte c’è una discrepanza evidente con le licenze UEFA che, all’appendice IV dei requisiti vincolanti, stabiliscono che “la capienza minima dello stadio non deve essere inferiore a 8.000 posti dotati di seggiolino” e prescrivono debba “essere dotato di almeno 4 settori indipendenti”. In tribuna, in particolare, servono “almeno 60 postazioni per la stampa” con una connessione internet funzionante e “una visuale senza ostacoli verso il terreno di gioco”, cosa che gli iconici pali di sostegno della copertura non permettono.

Il prossimo Consiglio Federale, inizialmente previsto entro fine mese, potrebbe aprire le porte a questo cambiamento, decisivo per il lavoro successivo dello studio GAU Arena di Gino Zavanella che ha in mano il dossier Picco. “Non avrebbe senso per noi avere uno stadio da 25mila posti – ha detto Philip Platek a RMC Sport di recente -. Vogliamo ampliare la capienza, ma senza costruire un oversized stadium“.

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