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Per la pace, contro la scelta di Caino

Varese Ligure, chiesa di San Giovanni Battista (2018) - foto di Giorgio Pagano
Varese Ligure, chiesa di San Giovanni Battista (2018) - foto di Giorgio Pagano

Tra i messaggi augurali che mi sono arrivati nel giorno di Pasqua quello che mi ha più colpito proveniva da Alfonso Maurizio Iacono, filosofo che per molti anni ha insegnato all’Università di Pisa:
“Ci siamo illusi in Europa per questi anni di pace (ma solo in Europa, anzi solo in Europa occidentale! Ricordiamoci del Kossovo). E poi quando mai una guerra non ha ucciso, civili, madri, esseri umani innocenti? Perché ci stupiamo ipocritamente di ciò che sappiamo già? Rifiutiamo la ferocia e l’aggressione, proteggiamo gli aggrediti, gli espulsi, i fuggiaschi, le vittime innocenti, ma non stupiamoci. E’ nell’agenda di ogni guerra il massacro degli innocenti, salvo poi dire che è stato un errore oppure nascondere la verità. E’ bene non dimenticarlo. Tuttavia è compito di ogni donna giusta e di ogni uomo giusto lottare per la pace, la dignità, la libertà, l’eguaglianza, anche e soprattutto quando sono messe in croce, anche quando non si vede un barlume di luce proveniente dal futuro. In un mondo come il nostro fatto di stupidi ‘vincenti’, il meglio dell’umanità è stato dato da sconfitti come Socrate e Cristo che furono condannati ingiustamente ma poi risorsero (sì, anche Socrate con Platone e la filosofia). Buona Pasqua a chi non crede, a chi crede, a chi crede diversamente”.
Ho pensato, leggendo queste parole, al gesto più scandaloso di questi giorni, voluto da papa Francesco: venerdì scorso Irina, un’infermiera ucraina, e Albina, una studentessa russa di Scienze infermieristiche -entrambe lavorano e studiano al Campus biomedico di Roma- hanno portato scandalosamente insieme la croce durante la tredicesima stazione della Via Crucis, dedicata alla morte di Gesù. Mentre portavano la croce, una voce ha invitato al silenzio -“davanti alla morte, il silenzio è più eloquente delle parole”- e alla preghiera “per la pace nel mondo”.
In un mondo in cui “non si vede un barlume di luce”, e tutto sta precipitando in una guerra più vasta tra Russia e Nato che potrebbe diventare nucleare, e quindi l’ultima guerra, il papa ha scelto di usare il linguaggio di Gesù: “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Matteo 5). Ha scelto la via del gesto profetico mentre le tenebre sono fitte. La via di predicare il Vangelo di Cristo e di usare il suo linguaggio. Non quello della politica, come fa il patriarca di Mosca Kirill, schierato con Putin, l’aggressore. Anche Shevchuk, il capo della Chiesa ucraina, ha scelto il linguaggio della politica e ha criticato il papa, schierandosi con l’aggredito. Ma si esce dalla guerra solo con lo spirito di riconciliazione, anche quando non c’è una speranza visibile. Come può fare anche la politica “alta”: la esercitò Nelson Mandela, spingendo gli avversari a stringersi la mano e a scegliere il perdono. In assenza di politici in grado di essere coerenti con questa lezione, è stato Francesco a indicare un’ultima, disperata possibilità per il cessate il fuoco e il negoziato.
Non si risponde al Caino Putin diventando tutti Caini ma al contrario fermando Caino e tutti coloro che il Caino Putin sta facendo diventare Caini, e che sono stati Caini in questi ultimi vent’anni, quando le guerre non sono certo mancate. La scelta di Caino è sempre sbagliata. Non esistono “guerre giuste”, perché oggi una guerra diventa immediatamente e inevitabilmente una guerra nucleare generale.
Lo capirono i nostri partigiani, che pure vinsero anche con le armi, quando divennero, dopo la Liberazione, costituenti. Scrissero nella Costituzione l’articolo 11 usando il verbo più forte, “ripudiare”:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
“Ripudiare” vuol dire non riconoscere più come proprio qualcosa che pure è nostro, o lo era fino a quel momento.
La guerra difensiva è l’unica che ci è consentita. Le controversie internazionali vanno risolte per altra via: cercando in tutti i modi di imporre il negoziato. Il conflitto va sempre civilizzato, non possiamo tornare alla forza bruta, oggi sempre più micidiale.

Post scriptum
La foto di oggi ritraggono l’interno e l’esterno della chiesa di San Giovanni Battista a Varese Ligure. Sono state scattate l’8 luglio 2018, in occasione del 200° anniversario della Madonna della Visitazione.

lucidellacitta2011@gmail.com

Varese Ligure, chiesa di San Giovanni Battista (2018) - foto di Giorgio Pagano

Varese Ligure, chiesa di San Giovanni Battista (2018) – foto di Giorgio Pagano

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