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Cultura e spettacolo

Un libro di Gianni Donati racconta un’incompiuta di Michelangelo

Generico aprile 2022

Lo spezzino Gianni Donati, scrittore, insegnante di scuola primaria, ha pubblicato, con lo studioso Enrico Giustiniani, un libro che muove non poca curiosità. “La vena nera – Una storia michelangiolesca”, pubblicato a Genova da Sagep, ripercorre infatti le vicende dell’importante statua in marmo “Cristo Portacroce” lasciata incompiuta da Michelangelo e scolpita nel 1514-1516 durante il soggiorno a Roma dello scultore. L’opera, commissionata da Metello Vari, che avrebbe corrisposto 200 ducati, è custodita in una cappella nel monastero di San Vincenzo nel comune di Bassano Romano (Viterbo) e la certa attribuzione al Buonarroti risale al non lontano 1999. Perché il geniale scultore non finì l’opera? Sostenuti da una scrupolosa bibliografia gli autori del libro richiamano la singolare incompiutezza del “Cristo Portacroce” a causa della presenza di una lacrima scura apparsa sul volto. Michelangelo, è una ipotesi, «oltre che collerico, imprevedibile e religiosissimo, era anche alquanto superstizioso e, forse, interpretò il “segno nero” come ammonimento di Dio». Relegata in un giardino, la statua rimase indenne al Sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi (1527), sino all’acquisto nel 1607, sul mercato antiquario, da parte del marchese Vincenzo Giustiniani, casato del coautore del libro, che la “soffiò” al cardinale Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, affidandone il completamento al giovane e promettente Gian Lorenzo Bernini per destinarla poi al mausoleo di famiglia a Bassano Romano. Bernini concluse il suo intervento nel 1620. Michelangelo. per adempiere al contratto stipulato con Metello Vari, a cui consegnò il blocco abbozzato della precedente statua, ne scolpì una seconda versione, «grande quanto el naturale, ignudo, ritto, cor una croce in braccio», inaugurata il 19 ottobre 1521 nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma. La lettura delle cento pagine del romanzo storico, destinatario del premio speciale “Michelangelo Buonarroti” nell’ambito dell’omonimo sesto premio internazionale di Seravezza (Lucca), appare davvero coinvolgente e quanto mai stimolante.

(Valerio P. Cremolini)

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