La stagione turistica è alle porte ma presenta una serie di nodi da sciogliere. L’apparenza è che nel turismo domanda e offerta non si incrocino adeguatamente in un 2022 annunciato, da quasi ventiquattro mesi, come l’anno della svolta e della ripresa. Sul piatto della bilancia però ci sono da mettere tanti pesi. In due anni, migliaia di ex lavoratori stagionali hanno cambiato impiego, in molti non trovano adeguate le proposte oppure lamentano una retribuzione insufficiente, altri ancora sono alle prese con il reddito di cittadinanza. Sull’altro piatto ci sono le aziende disponibili ad assumere, molte delle quali si affidano ai centri per l’impiego che pubblicano in media di 400 annunci di lavoro a settimana (dove deve essere specificato il contratto nazionale di riferimento, con la possibilità per l’aspirante lavoratore di segnalare eventuali anomalie) e ai recruiting day. Due mondi differenti che però, a conti fatti, non si incontrano e con immediate ripercussioni sia per chi cerca lavoro, non trovandolo, che per chi lo offre. È dei giorni scorsi è il caso di una struttura alberghiera che per la stagione estiva non aprirà il ristorante per mancanza di personale. Sullo sfondo altre aziende del settore turistico proseguono nella ricerca forsennata di lavoratori.
Assenze che pesano sia per i posti di lavoro vuoti che nei corsi di formazione. Sempre in questi giorni si è aggiunta un’altra ipotesi per cercare di arginare la crisi. A seguito di un incontro in prefettura le associazioni di categoria Confesercenti, Cna, Confartigianato e Confcommercio hanno manifestato l’interesse dei loro associati ad assumere i migranti provenienti dall’Ucraina, in particolare nel settore della ristorazione e per lavori a carattere stagionale. Su queste pagine pochi giorni fa è stato fatto un punto della situazione ascoltanti i dai datori di lavoro, la parola adesso passa ai rappresentanti dei lavoratori. Giorgia Vallone di Filcams Cgil, Mirko Talamone di Fiscascat Cisl e Marco Callegari di Uiltucs.
“E’ chiaro che la pandemia ha complicato la situazione e le stagioni degli ultimi due anni sono state segnate da una durata incerta, con persone che hanno lavorato solamente due mesi – spiega Mirko Talamone -. Nonostante nel 2021 ci siano stati segnali positivi, molti lavoratori hanno cambiato impiego. C’è anche un altro tema è difficile andare a recuperare manodopera professionalizzata ma purtroppo ci sono anche tanti casi di ‘lavoro grigio’. Diversi operatori che non hanno scrupoli e non rispettano i contratti nazionali. I lavoratori vengono fatti lavorare più del lecito, non vengono rispettati i riposi, gli straordinari non sono pagati. L’invito alle controparti è quello di confrontarsi e far si che le aziende, più virtuose applichino i contratti sottoscritti con i Cgil, Cisl e Uil. Come sindacato non siamo stati spettatori passivi, abbiamo fatto le nostre proposte anche a livello nazionale le abbiamo fatte. Abbiamo concluso con Confcommercio e Regione Liguria degli accordi importanti tra questi il Patto per il turismo che ha consentito a molte imprese di allungare la stagione. Il vero problema è andare anche incontro ai periodi di ‘non lavoro’. L’idea ottimale sarebbe quella di allungare i contratti affinché i lavoratori abbiano coperta l’inattività evitando così il cambio di impiego. Un’altra opera delle istituzioni dovrebbe mirare a individuare delle attività di destagionalizzazione. Le attività turistiche dovrebbero funzionare anche d’inverno. in questo momento gli stagionali chiedono una retribuzione adeguata e condizioni di lavoro adeguato (ad esempio spese di trasporto, NdR). Come ente bilaterale cerchiamo di dare risposta in questo senso, in modo che i lavoratori possano avere un rimborso ai lavoratori che operano nel settore turistico”.
Giorgia Vallone per Filcams Cgil aggiunge: “In molti casi, i lavoratori vengono assunti con determinati contratti che però non vengono rispettati oppure vengono retribuiti poco. Non vogliamo fare di tutta un’erba un fascio, il contratto stagionale è esclusivo e sul turismo dietro però c’è tutta una giungla. Se i lavoratori fossero retribuiti il giusto e che se la prospettiva fosse quella della stabilizzazione ci sarebbe un numero di lavoratori ‘fidelizzati’ e formati. I famosi ‘fuori busta’ sono un dato oggettivo. Nella nostra riviera di potrebbe fare un ragionamento di stabilizzazione per tutto l’anno, abbiamo tutte le caratteristiche adeguate. Siamo un crocevia per tutte le principali attrazioni nazionali nel raggio di poche centinaia di chilometri senza contare anche pregiate località di nicchia. Però anche su questo è necessario mettersi attorno a un tavolo. Importante è il ruolo del Tavolo del turismo da dove era nata l’idea di destagionalizzare e sostenere i lavoratori. La ripresa dell’attività di questo momento di confronto è fondamentale. Dal canto nostro dobbiamo capire dove si incarta il meccanismo del mancato incrocio della domanda con l’offerta”.
“È vero che alcune persone non vogliono più svolgere determinate mansioni – spiega Marco Callegari di Uiltucs – ma dobbiamo andare a ragionare sulle cause. Quando si parla di ‘Reddito di cittadinanza’ è vero che in un certo senso allontana le persone da determinate professioni, ma alle persone vanno date prospettive concrete. Se pensiamo al turismo come un elemento transitorio, della durata di quattro mesi, può capitare che le persone decidano di abbandonare il posto di lavoro guadagnando meno e magari sbarcare il lunario con dei lavori in nero. Ma se ai lavoratori, per un part time vengono richiesti massima flessibilità e gli straordinari non vengono pagati è chiaro che le persone si orientano su scelte diverse. Il lavoro nero in Italia è poco controllato e non ci sono abbastanza deterrenti. Un altro elemento da sottolineare è la destagionalizzazione, se ne parla sempre. Regione assieme ai sindacati ha fatto un buon lavoro con il Patto per il turismo ma non basta. Pensiamo al commercio, non si fa sinergia con il turismo. Il nostro territorio ha tutte le carte in regola e non abbiamo sufficiente formazione”.
Sulla proposta avanzata dalle associazioni di categoria alla Prefettura, in merito alle prospettive di lavoro nella stagione estiva per i profughi ucraini, Callegari aggiunge: “Come Uiltucs siamo assolutamente d’accordo all’integrazione ma corriamo il rischio, enorme, di avere condizioni di sfruttamento e ribadisco che in Italia non ci sono i controlli. Rischiamo di creare un mercato che non crea un futuro accentuando una crisi già esistente. L’invito è tenere gli occhi aperti se non si danno prospettive e regole certe le persone si vanno a rifugiare in realtà in situazioni senza garanzie. Sono elementi sui quali dobbiamo lavorare tutti e lancio un appello affinché gli ispettorati facciano più controlli”.