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Intervista a piera sommovigo

“Una città cresce se ha una visione prospettica. Gli spezzini meritano di alzare il livello delle aspettative”

Piera Sommovigo

Sino a oggi a poche settimane fa la professione di avvocata amministrativista riempiva completamente le giornate di Piera Sommovigo insieme al volontariato in parrocchia e alla presidenza di un canile e gattile. “Questi erano i binari su cui correva la mia vita. Non avevo mai preso in considerazione la candidatura a sindaco e quando mi è stata proposta è stata una rivoluzione: mi sono sentita onorata e lusingata del fatto che il mio nome potesse essere il punto di sintesi di forze politiche che fanno riferimento a una collocazione politica condivisa ma che hanno sensibilità diverse su alcuni temi”. La candidata del centrosinistra spezzino, intervistata da CDS dopo un paio di settimane di silenzio e un paio di uscite pubbliche, si presenta agli elettori, colmando il vuoto che le altre forze politiche antagoniste non hanno mancato di sottolineare col passare dei giorni. “Sono nata e cresciuta al Canaletto e da 27 anni svolgo la professione nell’ambito amministrativo. Ho uno studio a Genova, dove ha sede il Tar e dove vive il mio compagno, e uno alla Spezia, dove passo la maggior parte del tempo per stare vicino ai miei clienti e ai miei genitori. Ho quattro gatti, quasi tutti adottati perché avevano problemi di salute. Sono ottimista per natura e vorrei riuscire a trasmetterlo agli altri. E vorrei che la città potesse aspirare a qualcosa di nuovo, di positivo. Lo studio marcia a pieno ritmo, ho tre dipendenti e amo il mio lavoro, ma ho accettato volentieri questa sfida perché credo che alla Spezia serva una ventata di positività”.

Come ha appreso che il suo nome stava per diventare la chiave di volta della ricerca del candidato per il centrosinistra?
“Tutto è iniziato con alcuni segnali da parte di alcune persone, poi ho capito che pian piano la questione prendeva corpo. Ho seguito con attenzione tutto il percorso del centrosinistra spezzino e conosco bene alcune delle persone i cui nomi sono finiti sui giornali prima del mio”.

Quali sono le motivazioni per cui gli elettori non dovrebbero confermare Pierluigi Peracchini?
“Sono tre gli elementi che mi spingono a dare un giudizio negativo dell’operato del sindaco uscente. Prima di tutto la mancanza di una visione in prospettiva, di progettualità. Il secondo tema, che deriva dal primo, è l’abbassamento delle aspettative, la fase di accettazione di questa situazione di immobilismo in cui è piombata la città. E infine perché troppe volte ha assecondato gli interessi regionali a discapito della città, prima di tutto per quanto riguarda la sanità”.

Le Regioni hanno da un ventina d’anni un peso decisivo sulle vicende delle amministrazioni. Come imposterebbe il rapporto?
“La riforma del Titolo V ha attribuito alle Regioni molte competenze e potestà, ma un conto, per un Comune, è intendere il rapporto in maniera genuflessa, altra cosa è avere un rapporto di collaborazione paritario, a tutela degli interessi dei propri cittadini. Ma ritorniamo al concetto di prima: se mi manca la visione non posso dialogare sullo stesso piano con altre istituzioni, non ho la forza di interloquire: un conto è ragionare con la prospettiva del momento, tutt’altra cosa è avere un progettualità sulla quale fondare le proprie argomentazioni”.

La campagna elettorale di chi si oppone al centrodestra sta mettendo l’accento sui problemi della sanità. Come valuta la situazione alla Spezia?
“La sanità è certamente una delle tematiche più importanti per la città. L’attuale sindaco non ha fatto quasi niente per migliorarla. Quando sarò sindaca mi muoverò lungo due linee di indirizzo. Il nuovo ospedale è ostaggio di un appalto che doveva essere già stato bandito dalla Regione, e invece siamo ancora in attesa, ma che prevede un costo di costruzione di 264 milioni e un canone di 14,8 milioni all’anno per 25 anni da versare al privato che realizzerà l’opera. Sono convinta che questo enorme flusso di denaro in uscita dalle casse di Asl 5 comprometterà anche i servizi sanitari a favore degli spezzini, che già non se la passano bene. Bisogna riprendere in mano la pratica nell’esclusivo interesse dei cittadini. Nell’immediato c’è bisogno di tutto, dal personale alla riqualificazione delle strutture, serve agire da subito per avere un servizio sanitario efficiente per fermare le fughe di pazienti e medici”.

Piera Sommovigo

 

Che cosa bisognerebbe fare secondo lei nell’immediato?
“Controllo spesso l’albo pretorio della Asl 5 e mi pare evidente che manchi una programmazione: i provvedimenti più frequenti sono quelli di “collocamento a riposo” e gli avvisi di ricerca di svariate figure professionali, ma molto spesso a tempo determinato, anche di solo un anno. In questo modo medici e primari non possono organizzare il lavoro in maniera corretta. Bisogna cambiare le politiche di assunzione e per farlo occorrono anche strutture riqualificate nell’immediato: la vicenda delle grate di ferro nell’area visite di Psichiatria dimostra che il Sant’Andrea non è più adeguato”.

Il centrodestra ha invece puntato più volte il dito contro l’amministrazione precedente asserendo di aver ereditato un Comune di fatto fallito. Cosa si attende di trovare in caso di vittoria alle elezioni?
“Sono dichiarazioni da campagna elettorale: è usuale dire di aver trovato una brutta situazione finanziaria e di averla risolta, ma dubito che l’attuale amministrazione possa aver trovato un Comune praticamente fallito e di aver risolto la situazione in cinque anni. Inoltre ci sono enti di controllo come la Corte dei conti, che intervengono se i conti non sono in ordine. Cosa che non mi risulta sia avvenuta in passato. La Corte dei conti può aver indicato delle criticità, chiedendo all’amministrazione di porre rimedio in un determinato periodo di tempo, pena l’avvio della procedura di dichiarazione di dissesto finanziario. Ma non è il caso del nostro Comune, fortunatamente”.

Molti al momento dell’ufficializzazione del suo nome l’hanno indicata come figura del mondo ambientalista, mettendolo in contraddizione con lo sviluppo economico. Cosa risponde?
“La politica deve fare sintesi tra le diverse posizioni e sensibilità. Per troppi anni l’ambiente e lo sviluppo sono stati messi in contrapposizione, come se l’uno escludesse l’altro. Oggi ogni opera deve, per legge, essere valutata anche sotto il profilo ambientale. Lo impone la tassonomia verde dell’Unione europea, e anche per l’utilizzo dei fondi del Pnrr, che è il più grande piano di aiuti economici dopo il Piano Marshall, è necessario che le opere siano ambientalmente e socialmente sostenibili”.

Sempre in seguito alla sua candidatura, i suoi avversari hanno sottolineato più volte che con loro si andrà verso la piena attuazione del Piano regolatore portuale. Lei non lo farebbe?
“Per quanto mi riguarda le opere approvate devono essere realizzate, compreso il Piano regolatore portuale. Ho letto il Programma operativo dell’Autorità di sistema portuale e apprezzo la visione olistica del porto che ha il presidente Mario Sommariva, in particolare quella frase: il mare che rimesta uomini e cose. Una dimostrazione dell’attenzione verso una delle risorse più importanti di questa città, un elemento che può essere volano di sviluppo sotto molti punti di vista. I dieci progetti green dell’Adsp sono iniziative innovative, anche e soprattutto perché contengono un elevato grado di tutela ambientale e questa è la risposta migliore a chi cerca di contrapporre la decrescita felice allo sviluppo incontrollato”.

Aree militari e area Enel, due possibili svolte per lo sviluppo della città. Come agire per renderle tali?
“La Marina militare fa parte della storia di questa città e ha avuto un ruolo di fondamentale importanza. In passato l’arsenale è arrivato a impiegare 20mila addetti, tra diretti e indiretti, ma oggi le cose sono decisamente cambiate. Bisogna aprire un tavolo di confronto per poter ipotizzare soluzioni per l’utilizzo a favore della città degli spazi attualmente inutilizzati. Vorrei poter incontrare i vertici della Marina già prima del voto, per iniziare a dialogare in maniera proficua.
Per quanto riguarda Enel, parliamo di un’area che prima di tutto va bonificata e poi riqualificata. Ma bisogna parlare con la proprietà dell’area, che è la stessa Enel produzione, per poter individuare insieme funzioni per quell’importante pezzo di città. Parliamo di un superficie così grande che sono convinta che possa interessare anche ad altre realtà. Per questo penso che sia necessario lanciare una manifestazione di interesse su scala internazionale per cercare investitori interessati. E visto che c’è tanto spazio a disposizione alcune parti di questa area potrebbero essere restituite ai quartieri che per decenni hanno avuto la centrale accanto”.

Tolti gli anni del Covid, negli ultimi 10 anni il turismo ha rappresentato una delle novità più evidenti dell’economia cittadina. Come promuovere e sviluppare questo settore?
“Vedo il turismo come settore legato anche alla cultura, ambito per il quale di fatto non abbiamo un assessorato. Quello della Spezia è un golfo meraviglioso ma turisticamente vive ancora di riflesso del turismo che va verso le Cinque Terre. Dovremmo essere in grado di trattenere maggiormente i turisti in città, offrendo magari un itinerario culturale che coinvolga musei come il Camec e il Lia, facendo scoprire al pubblico artisti che hanno lavorato o soggiornato alle Cinque Terre e negli altri luoghi della provincia che hanno richiamato tanti scrittori, pittori, poeti e musicisti nel passato”.

Infine una domanda sulla sua fede calcistica genoana che, sebbene si tratti di un tema che poco ha a che fare con il ruolo di sindaco, ha destato molto stupore. Più importante, invece, l’adeguamento del Picco e la volontà di essere di fianco alla società in questo percorso…
“Premetto che mi piace il calcio e la mia fede calcistica ha origini familiari. Siamo spezzini, io sono nata e cresciuta al Canaletto, ma mio nonno si trasferì a Genova per lavoro e mio padre andava a vedere il Genoa con suo padre. E questa tradizione è continuata nel tempo quando mio padre ha iniziato a portare me allo stadio. Da parte di mia madre invece ho avuto tifosi dello Spezia, mio nonno era molto appassionato e suo fratello ha anche vestito la maglia bianca negli anni ’30 (Dionisio Mannucci, stagione 1929/30). Per quanto mi riguarda faccio questa considerazione: l’allenatore Thiago Motta è un idolo a Genova, è venuto qui fra tanto scetticismo, anche per il suo passato. Ma mi pare che con lavoro, serietà e professionalità abbia saputo fare bene il suo mestiere, convincendo chi non lo aveva apprezzato inizialmente. Per quanto riguarda lo stadio, metterò a disposizione tutte le strutture dell’amministrazione comunale per garantire sostegno alla società nel percorso di successo di questi bellissimi anni. Siccome amo il calcio so bene quanto una squadra che vola alto sia importante: è un elemento trainante per la città”.

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