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Zona del "solettone"

Tarros si ripensa: oltre i container anche merci varie, traghetti e cargo speciali

Il Terminal del Golfo presenterà un nuovo piano industriale entro la fine dell’anno. “Non solo navi più grandi, ma anche navi diverse”, dice il presidente Alberto Musso. Per l’ampliamento non più terre di risulta ma vasche di colmata. Sommariva: “Entro il 2026, sono ottimista”.

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Non solo container, nel futuro del Terminal del Golfo anche merci varie, project cargo e traghetti. Così la società, parte del gruppo Tarros, intende utilizzare gli spazi creati con l’ampliamento delle sue pertinenze che toccheranno i 120mila metri quadrati, per 850 metri lineari di banchine e fondali di 15 metri, con la realizzazione del piano regolatore portuale. La zona utilizzata sarà il cosiddetto “solettone”, punto d’accesso alla banchina nord da realizzare dove oggi insiste la marina di Fossamastra.

Questo passerà attraverso un aggiornamento della concessione con l’Autorità di sistema portuale ed un nuovo piano industriale, che vedrà la luce entro la fine dell’anno. “Sono cambiate tante cose nei dieci anni dalla stipula della nostra convenzione, avvenuta nel 2015 – ha detto oggi Alberto Musso, presidente del gruppo Tarros, presentando l’accordo procedimentale siglato con Via del Molo -. Puntiamo a navi più grandi, ma anche a navi diverse. Non più solo merci containerizzate. La merce varia sta guadagnando nuove quote di traffico nel Mediterraneo ed il porto della Spezia non ha più un’area dedicata da qualche anno. Il project cargo è un settore in cui operiamo da tempo e confermiamo l’interesse per il traffico Ro Pax e le autostrade del mare”.  È Tarros ad essersi occupata del trasferimento delle bobine di materiale superconduttore che ASG Superconductors produce alla Spezia.

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“Tarros è armatore oltre che terminalista, questa è una peculiarità ed una forza da preservare – ha detto Mario Sommariva, presidente dell’Autorita di sistema portuale del Mar Ligure Orientale -. Il tassello Terminal del Golfo è fondamentale per lo sviluppo del porto spezzino, ci consentirà di razionalizzare il dragaggio a favore del terzo bacino, che comprende anche il terminal Ravano. Questo va di pari passo con il consolidamento delle banchine”.

Uno sviluppo che il presidente definisce il “regno della complessità: ambientale e sociale. Solo attraverso un patto di fiducia tra gli attori in gioco si va verso un esito positivo. Questa tappa di passaggio mi rende orgoglioso anche personalmente”.

 

Ad oggi la foggia del terminal è quella derivata dalla prima costruzione nel 1993. Per ottenere l’ampliamento decade l’ipotesi dell’interramento. Si punta ad utilizzare vasche di colmata, riempite con il risultato delle escavazioni dei fondali per il terzo bacino. “Ottocentomila metri cubi sono un volume importante, ma sono infinitamente minori rispetto a quello che è in atto per esempio a Livorno o Ravenna, dove si asportano 18 milioni di metri cubi. I sedimenti verranno trattati con costi a carico dell’Autorità di sistema portuale”, spiega Sommariva.

Nel piano industriale saranno inoltre definiti gli interventi per incrementare la sostenibilità ambientale del terminal. Operazioni funzionali peraltro a intercettare i finanziamenti del PNRR. “Nel futuro le banchine saranno luoghi di scambio di energia oltre che di merci. Sono convinto che l’accelerazione formale ci sarà anche dal punto di vista fisico, l’auspicio di Musso che trova riscontro in Sommariva: “Sono ottimista, siamo tenuti a fare entro il 2024 il dragaggio ed entro il 2026 il terzo bacino. Stavolta non solo ce lo dice l’Europa, ma ci dà anche i fondi per queste attività”. L’occupazione dovrebbe passare, secondo l’azienda, dalle attuali 150 a cinquecento unità.

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