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Sprugoleria

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Le tartarughe della Rimembranza come le Damigelle di Avignone

Le tartarughe della Rimembranza

L’hanno inaugurato, rimesso a nuovo, sabato scorso, San Giuseppe. Per i pipistrelli di Wuhan neppure quest’anno c’è stata a fea, ma c’era davvero tanta folla davanti all’ingresso del Parco della Rimembranza: sembrava che gli Sprugolotti con quella calca volessero recuperare il brusio delle bancarelle. Al Parco quasi centenario serviva una bella rinfrescata ma l’operazione di reintegro non ha compromesso la malia che continua a mantenere. Quando ero bimbo, non faccio il conto di quanti anni fa, accanto a ognuno dei tanti alberi era infissa una lancia con una targhetta che rimembrava uno Sprugolotto caduto nella Grande Guerra. Poi, un po’ per volta, le lance sono sparite e del riferimento al primo conflitto mondiale si è smarrita ogni traccia. Adesso si è provveduto a rinverdire la memoria con un cubo di marmo bianco su cui sono incisi i nomi dei nostri caduti.

È stata una bella operazione ché il restyling del Parco permette di recuperare una fetta del patrimonio storico di Sprugolandia, di preservarlo sventando il rischio che la polvere degli anni ne cancelli la memoria. Da piccolo mi portavano lì e poi ho portato i figli al Parco che i bimbi riconoscono subito come fonte di gioia e di divertimento. Se ci sono altri significati, li apprendono dopo ma la comprensione inizia dalla condivisione di gioia, svago, evasione. A raggiungere l’obiettivo ludico concorre il laghetto, eufemismo per dire il bozo di cui già altre volte ho detto nella rubrica.

Hanno rimesso a posto la salitella che porta sopra lo specchio d’acqua. Era chiusa, sbarrata da non so quanto ed è stato un piacere dopo tanto tempo ripercorrerla pur con gli urti della ressa che voleva percorrerla. In cima, da quell’altezza di forse un metro e mezzo, guardavamo verso il basso i suoi abitanti. Con gli occhi l’ho girato più volte per intero senza però vedere i pesci rossi che l’abitavano né soprattutto l’enorme siluro bianco che, l’ho scritto qui, mi sembrava un cane da guardia. I membri ittici della popolazione del lago non ci sono più, chissà dove sono finiti.

Invece, ci sono sempre le tartarughe, quelle di cui scrissi (clicca qui per vedere) che mi sembravano essere le Damigelle di Avignone di Picasso. Immancabili, continuano a pavoneggiarsi, mentre si comportano come sempre. Nuotano, si scontrano, salgono su un sasso per crogiolarsi al sole: anche loro hanno voglia di tintarella, è la primavera a fargliela venire. Fanno le stesse identiche cose, incuranti del resto come le donne del Pablo. Dell’inaugurazione, son certo, non si sono accorte ma erano contente che centinaia di occhi le guardassero pur senza saperne il motivo.

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