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La crisi energetica

Panigaglia, non si attendono particolari incrementi dei traffici. Il Gnl dagli Usa scarica all’Olt di Livorno

L’improvvisa crisi nei rapporti economici e diplomatici tra Europa e Russia porterà a chiudere le forniture di gas nel 2027. Una notizia che è figlia degli avvenimenti delle ultime settimane e che nelle ultime ore ha portato la politica a guardare con rinnovato interesse al Gnl, anche grazie alle promesse del presidente Usa Joe Biden. Molti, anche prima dello scoppio della guerra, si attendevano un incremento del ricorso al rigassificatore Snam di Panigaglia, ma nell’insenatura incastonata tra Fezzano e Le Grazie si respira tranquillità: non sono attesi stravolgimenti dell’operatività nell’immediato.

D’altronde l’Italia può contare su diverse fonti di approvvigionamento, anche e soprattutto tramite gasdotti provenienti, oltre che dalla Russia, dall’Algeria, dall’Azerbaijan, Libia, Olanda e Norvegia. Il Gnl rappresenta solamente il 13 per cento dei consumi nazionali e proviene prevalentemente dal Qatar. Le navi provenienti dagli Stati uniti stanno scaricando all’Olt offshore di Livorno, dove i fondali profondi consentono l’accosto di scafi che non potrebbero operare nel golfo della Spezia.

Ma l’attenzione sul Gnl, da queste parti, era alta già da un paio d’anni, ben prima dell’aumento dei costi e la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Basti ricordare l’interesse per le nuove navi da crociera a Gnl e il progetto per l’utilizzo del gas ricondizionato a Panigaglia per l’autotrazione, trasportando a bordo di chiatte le cisterne sul lato opposto del Golfo, alla volta della rete autostradale.
Il piano di investimenti e assunzioni dello stabilimento spezzino è avviato in ottica revamping (ammodernamento) e non contempla un aumento di capacità, ma mira al consolidamento dell’infrastruttura esistente. Almeno per ora, visto che gli scenari dei mercati energetici sono in mutamento continuo. Basta pensare al valzer riguardo allo spegnimento e alla possibile riaccensione del gruppo a carbone nella centrale Enel di Vallegrande.
In ogni caso le tempistiche per una nuova progettazione e – ancor di più – per l’approvvigionamento dei materiali supererebbe di slancio i cinque anni, un periodo entro il quale gli orizzonti potrebbero essere ulteriormente stravolti. Mentre per il momento non ci sono notizie di cambiamento degli scenari nel breve termine.
Nemmeno sotto il profilo dell’aumento degli arrivi delle gassiere e quindi le quantità di combustibile rigassificato. L’incremento numerico cui si assisterà la prossime settimane, infatti, non discosterà molto i volumi totali da quelli dello scorso anno. La ripresa degli sbarchi di Gnl nella stagione primaverile ed estiva è da attribuire all’abbassamento dei costi rispetto ai mesi invernali: le compagnie di distribuzione decidono quindi di acquistarne la maggior parte quando il prezzo è più basso, stoccando il materiale in appositi pozzi o stabilimenti.
Gli scossoni, visto il quadro mondiale, possono però essere dietro l’angolo e portare a cambiare radicalmente le strategie nell’arco di poche settimane: anche per questo lo stabilimento Snam di Panigaglia è in grado di passare dall’operatività a massimo regime al fermo, e viceversa, nell’arco di due o tre mesi.

Se l’indicatore dell’emergenza energetica dovesse salire ancora il rigassificatore di Panigaglia potrebbe essere chiamato a raggiungere il regime massimo di lavorazione raggiungendo i 3,5 miliardi di metri cubi di Gnl annui, pari al 5 per cento del consumo nazionale. Pur rimanendo uno stabilimento strategico, come dimostrano i chiari di luna di questo periodo, Panigaglia non è più l’unica speranza in termini di rigassificazione: l’Olt di Livorno è oggi capace di un volume massimo di 3,7 miliardi di metri cubi di gas all’anno, mentre il terminal Gnl Adriatico di Rovigo può trattarne addirittura 8 miliardi di metri cubi.

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