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Luci della città

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Piera Sommovigo e il possibile inizio di un nuovo corso

Lerici, la collina della Venere Azzurra (2018) (foto Giorgio Pagano).

Chi la dura la vince, o almeno ci prova. Le risorse della cittadinanza attiva sono davvero inesauribili, pur tra tante difficoltà. Faccio un esempio relativo a una vicenda su cui ho già scritto in questa rubrica (“Lerici, a rischio non solo l’uliveto antico ma anche l’identità”, 9 maggio 2021). Grazie ai cittadini e a Legambiente l’uliveto secolare di Salita Canata, valore testimoniale del paesaggio urbano e bene comune per tutti, non è stato ancora sostituito con il cemento. Con l’ordinanza del 28 febbraio scorso il Consiglio di Stato ha sospeso l’esecutività di una precedente sentenza del TAR, rimandando ogni decisione a un’udienza dedicata alla trattazione di merito. In quest’area di elevato pregio ambientale dovrebbero sorgere due fabbricati a uso residenziale e un parcheggio, in base al famigerato Piano casa della Regione Liguria, che ha autorizzato la demolizione di due manufatti in stato di degrado e abbandono presenti in località Senato, perché in area – presunta – di pericolosità idraulica, e la loro ricostruzione, con la concessione di un aumento di volume del 50%, in Salita Canata. Non mancano certo gli argomenti a favore della scelta per la salvezza dell’uliveto: dai dubbi sulla effettiva pericolosità idraulica dell’area dei ruderi del Senato al vincolo paesaggistico a cui sono sottoposte le colline lericine. Tra l’altro il Comune di Lerici ha autorizzato l’intervento ma, resosi conto della sua gravità, ha adottato nel settembre 2021 una variante al Piano Urbanistico Comunale sulla base della quale non potrebbe più essere autorizzato. Un provvedimento tardivo, ma comunque “utile alla causa”: visto che i lavori non sono ancora sostanzialmente cominciati, perché non bloccare tutto e ritirare l’autorizzazione, affinché l’intervento non sia in contrasto con lo strumento urbanistico nel frattempo entrato in vigore? Sarebbe davvero un bel segnale, anche più in generale: non è un mistero che gli appetiti edificatori sono da tempo concentrati sull’unico polmone verde rimasto a Lerici.

Un altro esempio della forza della cittadinanza attiva: il TAR ha accolto il ricorso contro la realizzazione di un biodigestore (impianto per i rifiuti) a Saliceti, nell’alveo del fiume Magra, sopra le falde acquatiche che riforniscono di area potabile quasi tutta la provincia. La motivazione è dovuta al fatto che l’insediamento a Saliceti non era previsto nel piano di gestione dei rifiuti della Regione Liguria del 2015, che lo prevedeva invece a Boscalino di Arcola. Anche in questo caso un ampio movimento civico che ha fatto leva sul rispetto delle leggi ha avuto – almeno per ora – ragione.

Nell’eterno conflitto fra la Borsa e la vita, in cui il pensiero dominante ci chiede di rassegnarci al dominio della Borsa, in tanti abbiamo capito che è il momento di scegliere la vita. Anche se siamo ancora troppo pochi, e soprattutto frammentati. Come ha scritto “La Voce del Circolo Pertini” il 31 ottobre scorso, riferendosi alla situazione ligure:

“Si registra in positivo un importante patrimonio di partecipazione. In negativo, un approccio che tende a operare – per così dire – svincolo e sparpagliato, non ponendosi il problema essenziale di dare vita a masse critiche: la ricerca di partnership tra affini. In altre parole, non persegue modalità di collegamento che aumentino il peso specifico dell’istanza”.

Serve una rete. Di più, forse: un big bang dei vari soggetti associativi che conduca a un nuovo soggetto unitario, partecipato e radicalmente democratico.

Anche per pesare sulla politica. Le tante comunità virtuose di ricerca, sociali, di lotta, culturali, di volontariato non ritrovano una politica né riescono a vedersi come politica. Pensate al paradosso di questi giorni.  A Spezia, per molti mesi, queste comunità del civismo popolare non sono nemmeno intervenute nella triste vicenda della ricerca di un candidato a Sindaco – e di un progetto di città – da parte del centrosinistra. Una vicenda gestita interamente da forze politiche anch’esse frantumate e “cetizzate”, ridotte cioè a ceto politico autoreferenziale. Eppure, in un soprassalto di dignità, all’ultimo momento utile, queste forze – quel che di buono c’è ancora in loro –hanno scelto come candidata Piera Sommovigo, donna battagliera della società civile. L’anima “giuridica”, ma insieme politica, della mobilitazione su Salita Canata e sul biodigestore. Chissà, da questo paradosso potranno forse uscire una società civile e una società politica più forti. Ma a partire da una consapevolezza: se il punto di crisi della politica è nel rapporto con la società, con le idee che vi si stratificano, è solo da lì, dalla società, che può muovere un discorso nuovo. Un discorso nuovo che cambi le forme dell’impegno politico-partitico-istituzionale ma anche quelle dell’impegno civile-sociale-culturale. In questa vicenda la politica è apparsa avvitata su sé stessa, mentre la società civile è apparsa silente. La scelta di Piera Sommovigo può segnare, se si avrà il coraggio di non rimanere attaccati agli antichi riti, l’inizio di un nuovo corso: la coalizione elettorale come momento di partecipazione collettiva, come possibilità di ritrovare rappresentanza sociale e territoriale. Non provare a cambiare gioco avvicina l’ultima spiaggia. Se il gioco cambiasse, in tanti potrebbe tornare la voglia di andare a votare, magari potendo trovare anche ragazze e ragazzi, saperi, competenze, espressioni della società da votare. E tutti gli altri, quelli con più esperienza, con più carico del tempo e dei ruoli, in seconda fila, tutti utili e tutti al servizio.

 

Post scriptum:

Le foto di oggi, scattate nel 2018, ritraggono la vallata della Venere Azzurra, un simbolo della Lerici che abbiamo perduto.

lucidellacitta2011@gmail.com

 

Lerici, la collina della Venere Azzurra (2018) (foto Giorgio Pagano).

 

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