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Dopo la sentenza del tar

“Digestore, battaglia non è finita”. Attesa per aprile la prima udienza al Consiglio di Stato

Oggi pomeriggio l'incontro organizzato alla ex Vaccari dal Comitato Vivere bene La Macchia.

“Recos ha depositato a tempo record il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar, mentre Regione Liguria, a questo stesso fine, al momento ha affidato l’incarico al proprio ufficio legale e a un professore romano. Attualmente noi conosciamo quindi il ricorso di Recos e siamo in attesa della fissazione della prima udienza, che ipotizziamo possa tenersi ai primi di aprile; non sappiamo ancora se nella medesima udienza sarà trattato anche il ricorso della Regione e se altre amministrazioni coinvolte ricorreranno, lo vedremo nei prossimi giorni”. Così l’avvocato Piera Sommovigo, intervenuta oggi pomeriggio all’opificio calibratura della ex Vaccari, ha sintetizzato lo stato della vertenza inerente il progetto del biodigestore di Saliceti, che recentemente ha visto il Tar ‘stoppare’ l’impianto. “Dai documenti della pianificazione risulta chiaramente che il sito è Boscalino e altrettanto chiaramente ne viene dato atto nella sentenza del Tar”, ha osservato la legale, che, a margine dell’incontro, organizzato dal Comitato Vivere bene la Macchia con il patrocino del Comune di Santo Stefano, ha assicurato come il suo impegno nella vicenda digestore non sarà scalfito dalla corsa a sindaco della Spezia per il centrosinistra.

Guardando all’udienza cautelare che dovrebbe tenersi, come detto, fra poche settimane, il giurista ambientale Marco Grondacci, che assieme a Sommovigo segue la vertenza digestore per il Comune di Santo Stefano, ha toccato alcuni aspetti dell’appello di Recos al CdS. “Sostengono la bontà dell’inchiesta pubblica svolta, ma già il Tar destituisce di fondamento questo punto, spiegando che i Comuni avevano preventivamente comunicato la loro volontà di non partecipare all’inchiesta per non avallare la procedura in corso, in primo luogo perché Saliceti non era mai stato individuato come sito idoneo per un biodigestore. Recos dice poi che il piano d’area prevedeva più siti, tra cui Saliceti: non è vero. Il sito lo individua la Provincia e, come dice il Tar, il piano provinciale indica Boscalino. Poi nell’appello c’è il tema dei finanziamenti Pnrr per realizzare l’impianto: ma la domanda di Recos per partecipare al bando attualmente non sussiste. Il decreto ministeriale dice, tra i vari criteri, che per ricevere i finanziamenti il progetto deve rispettare la pianificazione: in questo momento il progetto non la rispetta, quindi Recos ora non può fare domanda per partecipare al bando. Per cui non possono usare come argomento, per chiedere la sospensiva, il fatto che perdono i finanziamenti del Pnrr”. Il giurista ha altresì osservato che “fino alla sentenza nel merito del Consiglio di Stato, c’è la possibilità di un confronto e una soluzione concordata tra Regione e Comuni, ma deve esserci la volontà politica”. “La pianificazione diceva Boscalino. Per provare a cambiare destinazione avrebbero dovuto procedere banalmente con una variante, invece si è preferito agire con presunzione e arroganza. Ora il Tar ha detto che non si può scavalcare la pianificazione perché l’azienda ha capacità di intervento in un altro sito. E se il giudice non fosse arrivato a questa conclusione lo stato di diritto avrebbe perso. E qualora il Consiglio di Stato modificasse il pronunciamento, ciò frusterebbe il mio concetto di legge”, ha commentato l’avvocato Alberto Antognetti, legale del Comune di Vezzano, pronto a procedere l’impegno nella vertenza.

‘Vinto il ricorso al tar contro il biodigestore. E adesso cosa succede?’, questo il nome dell’evento, moderato da Juri Galantini e seguito da oltre sessanta persone (tra cui assessori e consiglieri di Santo Stefano e Vezzano, il consigliere regionale M5S Ugolini, il presidente della Legambinte spezzina Sarti), è stato introdotto da Carla Bertolotti del Comitato Vivere bene La Macchia, che, premesso un pensiero alla difficile situazione internazionale (la scritta “Pace” campeggiava a grandi caratteri sul banco dei relatori), ha definito la scelta della Regione di impugnare la sentenza del Tar “pervicace, poco rispettosa dei numerosissimi cittadini che si sono battuti contro il biodigestore, dando valore a natura e ambiente”. “Il Tar – così la sindaca santostefanese Paola Sisti – ha confermato che la programmazione territoriale spetta ai rappresentanti dei cittadini e non può essere superata dalle ragioni del privato imprenditore. Ora però la battaglia non è finita, e siamo pronti a portarla avanti anche al Consiglio di Stato. Certo, resta il tema della chiusura del ciclo dei rifiuti: se siamo cittadini consapevoli e che amano l’ambiente – come a Santo Stefano, dove la differenziata è all’81 per cento – non possiamo non tenerne conto: in merito, il giorno dopo la sentenza del Tar, volevo mandare una lettera aperta al presidente Toti, ma non ho fatto in tempo perché hanno subito fatto appello al Consiglio di Stato. Avrei voluto scrivere: cogliamo questa occasione per metterci attorno a un tavolo come politica e istituzioni e affrontare il tema della chiusura del ciclo”.  “Un progetto, quello del digestore, che è lievitato fino a diventare un mostro. Come Comune siamo stati convocati due volte in Commissione Ambiente in Regione su sollecitazione degli allora consiglieri Battistini, Michelucci e Salvatore, ma in quella sede quello che abbiamo detto ai commissari quasi non interessava, sono uscito abbastanza deluso. I nostri politici regionali non ci hanno messo la faccia, e rinfaccio alla politica il non aver scelto il confronto, perché le decisioni non devono arrivare dalla volontà di pochi in alto, ma dalla partecipazione”, ha dichiarato il sindaco di Vezzano, Massimo Bertoni, spiegando poi che “stamani con il gruppo di maggioranza abbiamo unanimemente deciso di continuare il percorso, opponendoci all’appello di Recos, a cui sicuramente farà seguito quello regionale. La nostra battaglia continuerà”.

Hanno quindi portato il loro contributo dal pubblico l’esponente di Articolo Uno Paolo Putrino (“Il primo a difendere il piano provinciale rifiuti avrebbe dovuto essere il presidente Peracchini, ma è prono alla Regione”, ha affermato), il capogruppo di ‘Salute e ambiente’ Luciano Mondini (presente anche l’altro capogruppo di opposizione Emanuele Cucchi, che ha parlato di un “fondamentale il segnale politico arrivato dal Comitato no biodigestore che ha deciso in tempi strettissimi di realizzare una lista civica dedicata a salute e ambiente, con slogan ‘no biodigestore’”, e ancora Lanfranco Pambuffetti per il Comitato Sarzana che botta e Teresa Maio per il Comitato no biodigestore, dando lettura dei documenti preparati per l’occasione dai due sodalizi. “I comitati hanno intenzione di intervenire per ottenere la cancellazione definitiva del sito di Saliceti come possibile ubicazione di un qualsivoglia altro (essendo già presente un TMB) impianto di trattamento rifiuti”, si legge nello scritto dei Che botta, che propone una precisa serie di azioni e iniziative. “Come abbiamo fatto in questi tre anni di lotta, continueremo a perseguire la via politica al contrasto del progetto […] Per noi la battaglia continua perché il nostro territorio non può più pagare prezzi così alti”. Ambo le associazioni toccano il tema del Piano regionali di Gestione rifiuti 2021-26; “Il biodigestore è stato inserito nel piano come se fosse stato già definitivamente avallato dai giudici”, dicono i No biodigestore, definendo il Pgr “arma di riserva della Regione e di Iren nel caso in cui le sentenze fossero a loro sfavorevoli”, con i Che botta che analogamente scrivono che la Regione nel Pgr “ha già considerato l’impianto di Saliceti in costruzione e valutato operativo a partire dl 2023”. Del Piano aveva parlato anche Grondacci, ravvisando “il maldestro tentativo della Regione di far rientrare da un pertugio quanto è stato cacciato dalla porta principale”.

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