Valerio Cremolini ricorda Renzo Fregoso.
Mi associo al dolore ti quanti piangono la morte dell’indimenticabile Renzo Fregoso. Poeta inimitabile e impareggiabile, ha celebrato il dialetto spezzino suscitando ai numerosissimi concittadini, che correvano per la festività patronale ad occupare ogni posto dell’Accademia Lunigianese di Scienze “G. Capellini”, un inossidabile senso di appartenenza alla Spezia e alla sua comunità. Con i monologhi dettagliati da metafore e da svariate sfumature di intelligente ironia, Fregoso ha ripercorso in chiave autobiografia il tempo passato proponendo arguti collegamenti con l’attualità.
Di anno in anno, infatti, sorprendeva la sua vena creativa, capace di amalgamare nelle applauditissime e meticolose “circonlocuzioni” una pluralità di temi disseminati dalla inalterata freschezza del dialetto spezzino. Ne era innamorato e ad accentuare l’importanza della parlata dialettale non ebbe alcuna titubanza a richiamare un’affermazione del premio Nobel Eugenio Montale, per il quale “il dialetto è meglio dell’inno nazionale”.
All’Accademia “Capellini”, ma anche in altre sedi, compresa l’amatissima piazza Brin, Fregoso si muoveva, mi ripeto, “da smaliziato uomo da palcoscenico”, incantando per la modulazione bassa della voce, vera e propria cantilena congeniale per far emergere la musicalità del dialetto locale, che scandiva alternando parole appena sillabate con altre dalla estesa vocalità. Per i contenuti e per l’originalità dell’impianto formale la sua sua vasta opera narrativa e poetica andrà attentamente studiata e divulgata.
Valerio P. Cremolini