LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
"livelli di stress altissimi nei reparti covid"

Aggressioni nella sanità, Rossi: “Lavoriamo sul recupero emotivo, la violenza ha tante sfaccettature”

La dottoressa Rita Rossi è una psicologa collabora da una decina d'anni con la Medicina Preventiva nell’ambito del Progetto Aziendale per la promozione del benessere organizzativo e prevenzione dei disagi della sfera emotiva nel personale dipendente di Asl 5.

I nuovi interni del padiglione numero 5 dell'ospedale

Il personale sanitario in questi due anni è stato sottoposto a diverse forme di aggressione. Non tutte sono fisiche, molte sono verbali, altre sono continue e come la tortura della goccia cinese mettono a dura prova il personale che nonostante tutto cerca di proseguire nel proprio lavoro. Di per se il mestiere in ambito sanitario non è affatto semplice e le situazioni di aggressione, in sfumature sempre diverse, hanno pesanti risvolti psicologici sia per le persone che per l’organizzazione di tutto il lavoro sanitario.  Questa testimonianza chiude l’approfondimento di Città della Spezia legato alla Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.  

La dottoressa Rita Rossi è una psicologa della Struttura complessa Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura. Collabora da una decina d’anni con la Medicina Preventiva nell’ambito del Progetto Aziendale per la promozione del benessere organizzativo e prevenzione dei disagi della sfera emotiva nel personale dipendente di Asl 5.

“Le sfaccettature sono tante – spiega -. Ci sono il rapporto con l’attività lavorativa e con le paure legate ai contesti in cui le aggressioni sono avvenute. Senz’altro rimane una tendenza alla rievocazione degli eventi che limita ed è problematica sia per la persona che per l’organizzazione del lavoro. La mia attività si concentra con il recupero emotivo, con i mezzi a disposizione facendo un lavoro di equipe con i medici competenti e i responsabili cercando di trovare un periodo di decongestionamento dell’emotività del personale sanitario che si rivolge a noi. Questa è stata la linea adottata e ci sono stati dei buoni risultati, le persone superato il periodo traumatico sono tornate al lavoro ritrovando la loro serenità”.

“Le persone più fragili che hanno sulle spalle situazioni di fragilità sociale e famigliare pagano il prezzo più alto – aggiunge Rossi -, perché la destabilizzazione che crea un evento di aggressione è molto più forte rispetto a persone che riescono, già da sole, a riuscire a mantenere un equilibrio emotivo che dà loro più strumenti“.

Subita l’aggressione si fa strada il timore che la situazione possa ripetersi. “Anche in questo campo – spiega – si instaura il conflitto più grosso, ad esempio decidere o meno se procedere per vie legali. Innesta ancora di più la paura perché, come per la violenza sulle donne, è una fase simile. Presa la decisione, il problema si riapre quando cominciano i dibattimenti legati alla violenza. Si tratta di un periodo di malessere perché ci sono tanti richiami emotivi. Possiamo dire che avviene con le violenze, psichicamente le persone vivono come ulteriore condanna dover riaffrontare queste tappe, anche per coloro i quali sono riusciti ad affrontarla e a uscirne”.

Chi ha fatto una scelta di lavoro nella sanità, come aiuto – conclude – non demorde e ricomincia da capo con la stessa tenacia. La maggior parte riesce a farlo, non tutti. Il tema della violenza va contestualizzato e i livelli di stress, in questi due anni con la pandemia, sono stati altissimi in settori che sono stati completamente dedicati al Covid. Sono state chieste delle possibilità di tenuta emotiva elevatissime e che non possono essere spalmate nella popolazione media.  Questo ha provocato anche un logorio quotidiano e duraturo. Non bisogna mai prescindere dalla contestualizzazione di questi eventi che hanno sempre un aspetto individuale e anche di organizzazione di lavoro. Pensiamo ad esempio anche alle dimissioni di organico, anche queste hanno un impatto emotivo. Nel mio lavorare quotidiano cerco sempre di analizzare diversi aspetti e nel caso di affrontarli anche in equipe per trovare la strada giusta”.

leggi anche
Il nuovo reparto di Ostetricia e Ginecologia
"un uomo mi minacciò con un gesto eloquente: il segno di un coltello sotto la gola"
La dottoressa Accorsi: “Quando veniamo aggredite è come se violassero la nostra dimensione, la nostra casa”
Sala di osservazione all'Hub vaccinale dell'ospedale di Sarzana
"io, vittima di tre forme di violenza"
“Sono stata insultata dal vivo e sui social, ma io sono un medico e il mio lavoro è aiutare tutti”
Andrea Costa
Giornata nazionale di educazione e prevenzione
Costa: “Violenza contro personale sanitario è inaccettabile. Dobbiamo tutelare patrimonio più prezioso del nostro Ssn”
Costantino Eretta
Giornata nazionale
Eretta: “Fondamentale tutelare operatori sanitari per importante e delicato lavoro che svolgono”
Fabio Cenerini
Incontri con prefetto e questore
Cenerini: “Primi significativi passi per tutelare la sicurezza del personale sanitario”