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Lavoro, pandemia e gap di genere

Malpagate e costrette a scegliere se restare al lavoro, perché le spezzine hanno poco da festeggiare per l’8 marzo

Dalla Cgil un report dettagliato: "Il gap tra uomo e donna, in provincia, supera il 17 per cento e si ripercuote anche sulla tipologia del lavoro. Negli ultimi anni abbiamo registrato un numero preoccupante di dimissioni, le donne spesso devono fare delle scelte, accettando obbligatoriamente dei part time e dei compensi da 700-800 euro in alcuni settori".

La presentazione del report in Cgil

Nella giornata internazionale della donna, Cgil La Spezia presenta il conto ed è salatissimo, solo per le donne. Individuate dalla società come uniche detentrici della cura dei figli e della famiglia, con due anni di pandemia sulle spalle a farne le spese sono sempre le donne. Sono pagate poco, molto meno rispetto ai colleghi di pari grado e arrivano a un punto della carriera dove devono fare la scelta: uscire dal mondo del lavoro oppure, nella maggior parte dei casi, si resta nel precariato e nello ‘smart’ con un taglio radicale ai benefici che si tratti del contatto umano con i colleghi o di minori costi per le aziende, non avendo i lavoratori in loco. Senza contare la questione delle monoreddito e l’accudimento delle persone anziane. Quasi come se le donne avessero queste uniche vocazioni.

I titoli di studi, le capacità vorrebbero raccontare una storia diversa, fatta di meriti ma lo studio presentato questa mattina nella Camera del Lavoro di Via Bologna alla Spezia, redatto appositamente per il territorio, rilascia un’istantanea decisamente dolorosa.  I dati sono stati raccolti ed elaborati da Marco De Silva, responsabile Ufficio Economico Cgil Liguria.

Le donne hanno sempre ben poco da festeggiare. Basti pensare ai dati sulla violenza forniti su base “Violenzasulledonne.stat” . Tra il 2013 ed il 2020 sono state 2101 le vittime di violenza e stalking che si sono rivolti al numero 1522 in Liguria; per il 96,3 per cento si tratta di donne e per il restante 3,7 per cento uomini (rispettivamente 2.024 e 71 persone). Nel 2020 sono state 322 le richieste di aiuto in aumento del 70,4 per cento rispetto al 2019.

Nel 2020 sono stati 307 i contatti di donne e 15 quelli di uomini; rispetto all’anno precedente gli incrementi sono, rispettivamente, del 66,8 per cento e del 200 per cento. Tra il 2007 ed il 2019 (ultimo anno disponibile) sono stati 235 gli autori di omicidi volontari consumati denunciati/arrestati dalle forze di polizia; per il 91,5 per cento si tratta di uomini (215) e per il restante 8,5 per cento donne (20). Tra il 2007 ed il 2019 (ultimo anno disponibile) sono state 1.702 le vittime di violenza sessuale in Liguria; per il 91,1 per cento si tratta di donne (1.550) e per il restante 8,9 per cento uomini (152).

Analizzando poi la questione studio e lavoro, i dati spezzini forniti da Benessere Equo e Sostenibile dell’Istat nell’ultima ultima edizione 2021 mettono in evidenza una serie di punti abbastanza dolorosi.

A livello di studi, il tasso delle donne che si iscrivono all’università è del 58, 8 per cento, il 46.1 per cento degli uomini. Dato che resta comunque sotto la media ligure e si attesta rispettivamente il 61,2 ed il 50,4 per cento.

La scolarizzazione alla Spezia pare essere più alta per le donne, ma si comincia a scivolare nel tasso di occupazione. La Spezia ha un tasso pari al 68,2 per cento, superiore alla media regionale (67.7 per cento); ma le femmine non raggiungono il 60 per cento (59,6 per cento) mentre i maschi sono al 77 per cento. Aspetto che si traduce in un gap di genere del 17.1 per cento.

Anche il tasso di mancata partecipazione al lavoro vede penalizzate le donne con un tasso del 19,8 per cento contro quello maschile del 10,7 per cento (oltre 9 punti percentuali di differenza) . In merito al tasso di infortuni mortali ed inabilità permanente emerge che La Spezia  ha un dato molto superiore alla media ligure: 20,9 per ogni 10mila occupati contro i 14,5 della Liguria: le femmine non fanno eccezione con il 12 contro il 7,5 della media regionale.

In merito al tasso di occupazione giovanile dallo studio emerge l’elevata terziarizzazione della provincia spinge anche i 15-29enni sopra la media regionale. 29,1 contro il 28,9 per cento della media Liguria; le femmine 27,1 ed i maschi 30,9 per cento.

Tasso di mancata partecipazione al lavoro giovanile: allo stesso modo ma al contrario Spezia ha un dato inferiore alla media regionale: 35,4 contro il 36,6 per cento. Le femmine 33,2 ed i maschi 37,2 per cento (più basso per le femmine che per i maschi).

Il dato sulla retribuzione media annua per i lavoratori dipendenti fa riflettere, perché quello spezzino è superiore alla media regionale. “La differenza tra i generi (gender gap, NdR) è di -8.982,70 euro pari al -37,4 per cento superiore alla media regionale che è del -35,2 per cento – precisa il report fornito da Cgil-. Importo medio annuo delle pensioni: anche qui il gap di genere spezzino è superiore alla media regionale; -8.394,80 euro a sfavore delle donne (-32,6 per cento) contro i -7.752,40 euro della media regionale (-31,3 per cento)”.

In merito alla categoria dei pensionati con basso importo (inferiore ai 500 euro): La Spezia ha un tasso del 8,2 per cento (Liguria 8,6%); maschi 6,6 (Liguria 7,2 per cento), femmine 9,8 per cento (Liguria 9,9 per cento); quindi oltre a prendere mediamente meno come visto sopra anche l’incidenza delle pensioni di basso importo è più marcata per le femmine (+3,3 punti percentuali).

Cgil ha messo in evidenza anche i dati relativi all’incidentalità sul lavoro. Nella provincia della Spezia nel 2021 sono state registrate 2.552 denunce di infortunio sul lavoro 107 in più rispetto all’anno precedente (+4,4 per cento); 823 denunce di infortuni occorsi a femmine pari al 32,2 per cento contro le 926 del 2020 (37,9 per cento).

Cinque gli infortuni con esito mortale tra i quali 1 donna italiana di 50 anni per un infortunio in itinere con mezzo di trasporto nel settore Ateco H 53 (servizi postali ed attività di corriere).

Nel solo mese di gennaio 2022 le denunce di infortunio sono aumentate del 106 per cento in Liguria e del 62,3% in provincia della Spezia passando da 207 a 336; di queste 336 il 47,9 per cento, pari a 161 denunce, sono state per lavoratrici in aumento del 94% sul gennaio 2021; delle 336 denunce solo 63 erano correlate alla pandemia Covid-19 con incidenza del 18,8 per cento, la più bassa in Liguria tra tutte le province. In ogni caso delle 63 denunce Covid-correlate ben 49 erano per lavoratrici (77,8 per cento).

I settori Ateco nei quali le lavoratrici sono state interessate da denunce di infortunio sono soprattutto il Commercio che passa da 8 a 44 denunce, Trasporti-Logistica che sale da 1 a 10, e la Pubblica Amministrazione che passa da 19 a 43 denunce di infortunio; in calo nei servizi alle imprese da 10 a 6, e nella Sanità-Assistenza Sociale che scende da 11 a 2 denunce; i settori Ateco non ancora determinati salgono da 29 a 52 denunce di infortunio.

 

Che il quadro non sia rassicurante lo hanno sottolineato anche il segretario generale della Spezia Luca Comiti: “I dati sono del 2021 e serve un cambio di passo. Un miglior welfare permetterebbe condizioni migliori per  le donne e farebbe crescere il Pil del 26 per cento. Il gap tra uomo e donna, in provincia, supera il 17 per cento e si ripercuote anche sulla tipologia del lavoro. Negli ultimi anni abbiamo registrato un numero preoccupante di dimissioni, le donne spesso devono fare delle scelte, accettando obbligatoriamente dei part time e dei compensi da 700-800 euro in alcuni settori. Deve finire il tempo in cui le donne sono costrette a fare delle scelte obbligate. La mia presenza è una scelta. Il segretario generale si deve adeguare e fare sue queste tematiche”.

Al tavolo erano presenti anche le rappresentanti di categoria Laura Ruocco, Francesca Tartarini,  Tiziana Venelli , Giorgia Vallone, Isa Raffellini.

Per Ruocco: “Le donne devono essere messe in condizione di essere libere di scegliere e un’adeguata politica di welfare è la strada giusta. Questo cambio di passo non deve avvenire solo sul territorio nazionale ma deve essere costruito anche in base al territorio. La Spezia ad esempio ha un tasso molto alto di anziani, spesso accuditi dalle donne della famiglia”.

Francesca Tarantini componente neo costituito tavolo di confronto al quale siedono tutte le rappresentanti di categoria del sindacato: “Il nostro lavoro principale è cogliere, attraverso il confronto con tutte le donne, quelle che sono le principali criticità per le donne affinché si possano produrre delle concrete strategie. Siamo partiti da questi dati e ora ci concentreremo su ciò che chiedono le donne”.

Tiziana Venelli rappresenta il mondo delle telecomunicazioni: “Stiamo per chiudere l’accordo nazionale per lo smartworking. Molte aziende si sono approfittate di questa condizione e a farne le spese sono state soprattutto le donne che hanno dovuto anche rinunciare al contatto umano”. Giorgia Vallone che opera nel terzo settore ha rilanciato sulle tematiche del welfare: “E’ necessario pensare alla donna e al concetto di famiglia. Un welfare adeguato permette che ne benefici tutto il nucleo, del quale fanno parte anche gli uomini.   Dobbiamo ripartire dalla cultura di genere dalle scuole, nel lavoro dove è necessario rivedere i contratti e ridisegnare orari di lavoro congeniali per le donne”.  A chiudere gli interventi è stata Isa Raffellini responsabile del coordinamento donne regionale provinciale dello Spi Cgil : “E’ importantissimo che anche il segretario generale si sia fatto carico con noi di questa battaglia”.

 

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