Il volto di una donna torna ad osservare i passanti della via porticata più torinese della città. Sono gli occhi di una regina, come suggerisce la corona che porta in capo. Anzi, “la” regina: Margherita di Savoia, sposa di Umberto I e prima consorte del Regno d’Italia. Famosissima nella seconda metà dell’Ottocento, una Marianna monarchica in un mondo di figure maschili come quello risorgimentale: Cavour, Garibaldi, Mazzini ed i sovrani di casa Savoia.
Tratti fisiognomici che sono il dettaglio di una caccia al tesoro che è appena iniziata sotto le volte di Via Chiodo, dove i lavori di rifacimento di una facciata hanno riportato alla luce una serie di affreschi che potrebbero essere vecchi di oltre un secolo. Tra Via Manzoni e Via Vanicella, a due passi dalla Piazza Verdi conquistata dall’arte contemporanea, le restauratici di SoloArte Coop stanno pazientemente cancellando la pittura gialla che ha coperto alla vista le decorazioni per decenni.
“Fortunatamente, ai tempi in cui si decise di pitturare sopra questi affreschi, non esistevano ancora i fissanti – spiega Raffaella Gragnano -. Ripulendo le volte abbiamo scoperto che anche le pareti dei mezzanini sono decorate. Vi sono motivi floreali, una figura di drago, tipico tema neoclassico, lo stemma della città con la torre e l’aquila e anche un puttino che regge una fiaccola. La mano? Sconosciuta, ma ormai abbiamo restaurato moltissimi affreschi e ne riconosciamo il tratto. E’ un pittore che ha fatto molti lavori alla Spezia e lasciato parecchi segni”.
Datare l’opera è complicato. Una ricerca, che il geometra Claudio Tancredi sta tuttora portando avanti, pone la costruzione delle fondazioni dell’edificio al 1880, su iniziativa della famiglia Bronzi. Quella che, tra le altre cose, avrebbe dato alla città il primo sindaco dopo la Liberazione, il socialista Agostino Bronzi, per 16 anni in esilio da antifascista e poi attivo nella Resistenza. Si nota uno stemma che raffigura un lupo, forse il simbolo araldico di una famiglia nobile, e quattro iniziali. Le prime due “A.B.” dovebbero riferirsi proprio ad Agostino Bronzi.
Potrà sorprendere, ma gli affreschi non sono protetti dalle Belle Arti. “La Soprintendenza dice che tutti i beni che hanno età superiore ai settant’anni possono essere vincolati – spiega Gragnano -, ma dev’essere il proprietario a farne richiesta. A meno che non si tratti di un bene storico già catalogato. Le facciate sono beni al paesaggio, ma i portici interni ne sono fuori”. Decidono i singoli condomini dunque, che possono coprirli o addirittura rimuoverli.
Nel caso di Palazzo Bronzi, la sensibilità dei residenti ha permesso di restituire un bene artistico che è un vero patrimonio della città. Ma basta fare pochi passi lungo Via Chiodo per rendersi conto di quanta storia si cela ancora sotto le imbiancature post belliche. E poi c’è tutto ciò che non è sulla strada. La maggior parte degli eleganti edifici borghesi di quel periodo erano affrescati in ogni parte, fino al piano alto compreso.
“La Spezia è piena di affreschi: portici, ingressi, androni e appartamenti – spiega Barbara Carassale -. Noi siamo attive dal 2004 e riceviamo continuamente chiamate di privati che scoprono di avere soffitti o pareti decorate in casa. Non solo nel centro storico, ma anche al Canaletto. In vent’anni ne avremo recuperati più di duecento”. Ogni volta che è possibile. Quando c’è uno strato di primer acrilico per esempio, spiegano le professioniste, il restauro può essere impossibile. “In questo caso c’era solo uno strato di pittura lavabile – illustra Alice Battilani -, che viene via semplicemente con spugna ed acqua”.
Recuperata la traccia del decoro, si passa al ritocco acquarellato. “Sottotono e mai coprente, in trasparenza – continua Carassale -. Si cerca il più possibile di mantenere quello che c’è, restituendogli visibilità. Preferiamo lasciare le parti in miglior stato di conservazione così come sono, basta fissarle. In questa situazione le parti visibili erano poche, quindi abbiamo deciso di riprenderle”.
Un solo soffitto di questo porticato prende una settimana e mezzo di lavoro. Il costo è ovviamente maggiore rispetto ad una “mano di bianco”. Il bonus facciate ha permesso a questo condominio di abbattere i costi, intervento di restauro compreso. Se n’è occupata la ditta Sacco Francesco, che ha curato pulitura e consolidamento della parte decorata come il rifacimento della facciata lungo Via Chiodo. Il risultato però non ha prezzo.