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Sprugoleria

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Luigi Lardon da Odessa, l’ucraino che arrivò a Spezia per fare l’albergatore

L'ex albergo Odessa di Via Persio

Sono proprio brutti questi giorni in cui si combatte in Ucraina. Là, nella grande pianura da sempre si coltiva il grano duro che passava il Mar Nero che sbarcava anche a Sprugolandia. È strano che in questi giorni tristi nessuno abbia ricordato i rapporti che intercorrevano fra quella terra e la nostra. Non erano intensissimi ma ci furono, testimonianze se mai ne servisse bisogno, che le onde uniscono le coste che lambiscono anche quando impazza il fortunale più violento e sui pennoni delle navi
scintillano i fuochi di Sant’Elmo. Ho conosciuto diverse persone figli di Italiani nati in Crimea dove i genitori erano emigrati e poi tornati sulle sponde del Golfo dopo che la rivoluzione bolscevica li aveva costretto al rimpatrio. Ho conosciuto anche qualche ucraino trasferitosi qua dopo che la caduta del muro aveva aperti i cancelli. Katia che è di Odessa, ci ha spiegato come muoversi là quando siamo andati in Crimea, allora non ancora russa. Odessa e Yalta, dove ogni campanile finisce a cipolla e le molte icone delle chiese, non dedicate a un Santo ma a chi le costruì, magari un principe vittorioso che con il tempio voleva ringraziare Chi di dovere. Dunque, l’interscambio Sprugola-Don funzionava. Di queste relazioni l’esponente più famoso è Luigi Lardon, originario proprio di Odessa. Orefice di professione, erede della grande tradizione russkieviana nel settore, chissà come finì qua dove decise di cambiare mestiere reinventandosi come albergatore.

Nella Sprugola City racchiusa in un recinto, aveva costruito un albergo fuori del circuito murario, dopo aver opportunamente deciso di aggiungere una -e finale al cognome. Per sprugolinizzare il nome o perché si pensasse che era nativo di Colonnata.
Però, il figlio che fu un grande commerciante locale, ripristinò l’antico cognome a sei lettere ché così voleva mantenere un collegamento con la terra dei padri. All’albergo il nostro Luigi Lardon(e) aveva dato il nome della città natale: solo voglia di mantenere il ricordo o anche richiamo per i conterranei che sbarcavano da queste parti? E chi lo sa? Là allora c’era il prato di destra, un’area verde i cui padroni erano pivieri e beccaccini che in quell’oasi  naturale s’erano costruiti l’habitat. Poi ci fecero una via che intitolarono a Persio (fu causalità che si chiamò la strada dell’albergo con il nome del primo promoter turistico della zona?) e poi ancora davanti eressero la statua di Garibaldi. Ma l’albergo Odessa frattanto era sparito dopo essere stato anche la prima sede del Circolo Ufficiali. Cose d’antan per una puntata anomala sperando che la colomba torni a volare.

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