LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
Ultima puntata

La Sprugola non muore mai e una lezione da mandare ai posteri

La documentazione sulla sparizione della Sprugola è un lungo articolo che tratta diffusamente dell’argomento. Il pezzo, credo mai o molto poco utilizzato tanto che di fatto è quasi sconosciuto, compare nella seconda pagina de «Il Lavoro» del 30 giugno – 1 luglio dell’anno 1894. Porta il titolo «Il risanamento della Sprugola detta di Pavarini» che immagino fosse pure lui un costruttore operante nella zona. Dell’articolo è autore «R.», una semplice sigla dietro alla quale non è difficile individuare la firma dell’ingegnere Amerigo Raddi già incontrato per il Piano Regolatore del 1890. Raddi, fra l’altro, aveva già dibattuto la questione della Sprugola in un articolo apparso sul numero dell’agosto 1891 de «Il Politecnico – Giornale dell’Ingegnere Architetto civile ed industriale» (era l’ottavo fascicolo dell’annata 23). Il suo saggio portava il nome di «Le sorgenti che alimentano l’acquedotto civico di Spezia e le possibili cause di diminuzione della loro portata».

Il contributo di Raddi l’ho letto in rete il 5 novembre 2016 ed è tuttora (14 settembre 2018) facilmente consultabile qui. Tre anni più tardi il bravo Ingegnere ritorna sull’argomento che evidentemente a quel tempo era una questione di stretta attualità per la città. Il problema era costituito dalla «morta gora che è la Sprugola presso il viale Savoia a mare, dello stabile dei fratelli Pavarini». Raddi afferma che le sprugole spezzine «compresa la Polla di Cà di mare» hanno la stessa origine essendo tutte alimentate dalle acque freatiche che formano la falda sotterranea che scorre ad una profondità variabile dai 24 ai 28 metri per poi affiorare, per effetto della sua pressione, nei punti più “deboli”, cioè i maggiormente permeabili. Secondo il suo parere, è con questa modalità che si formano le polle e le sorgenti che si vedono sul territorio.

La Sprugola all'interno dell'arsenale militare

La falda è alimentata dalle acque meteoriche che cadono «sulle pendici orientali dei monti a occidente del cosiddetto bacino di San Benedetto» e s’infiltrano in «baratri e cavernosità» favorite dalla natura del luogo che è di «calcare fessurato». Alla falda si mescolano anche le acque superficiali che scendono effettuando lo stesso percorso per poi correre sotterranee attraverso la piazza d’armi e precipitarsi in mare. L’incontro di questa massa liquida con strati permeabili determina la fuoriuscita della «Sprugola Pavarini del Regio Arsenale [e di] quella entro ai cortili dei fabbricati Cozzani in via Colombo». Raddi ricorda che furono trovate «acque perenni fresche e salubri», provenienti dall’area di Riccò, anche durante le trivellazioni eseguite per costruire il grande bacino di carenaggio Umberto I (incidentalmente notiamo che al Re d’Italia Raddi attribuisce anche il numero ordinale anche se al momento il sovrano era l’unico ad avere regnato con quel nome).

Per il nostro ingegnere, comunque, la Sprugola Pavarini continuava a costituire niente più che, «un bacino putrido». La proposta che maggiormente allora si avanzava per eliminare lo spettacolo veramente indecente, era di costruire una cavità alternativa (un «pozzo trivellato», dice Raddi) dove convogliare le acque e riempire il precedente buco a cielo aperto con inerti. Sul fatto che questa rappresenti la soluzione ottimale, Raddi dimostra qualche perplessità causata dalla difficoltà di individuare con esattezza il punto dove eseguire il pozzo trivellato. Anche l’idea di svuotare la Sprugola con una pompa a vapore per poi convogliare le acque e farle defluire con tubi di ghisa entro il sistema fognario cittadino, presenta qualche difficoltà. A suo dire, il rischio è, infatti, che «si pongano in serio pericolo i fabbricati circostanti, per il causato squilibrio e per i possibili franamenti e scoscendimenti del suolo».

Il lato interno del muro dell'arsenale all'altezza della Sprugola

Anche la soluzione di richiamare le acque della Sprugola dentro un pozzo trivellato, presenta inconvenienti determinati dal fatto che non si conosce a quale profondità si colloca la fascia impermeabile su cui scorre l’acqua freatica che potrebbe, inoltre, trovare degli altri punti di fuoriuscita vanificando così tutto il lavoro svolto. Raddi suggerisce allora di realizzare due pozzi trivellati collocato in appropriate posizioni per convogliare in essi le Sprugole dell’Arsenale e delle aree Cozzani e Pavarini. Si è dedicato non poco spazio a questo articolo che è molto tecnico e specialistico, ma che ci consente di comprendere per il meglio quanto veramente grave fosse il problema causato dalla Sprugola e quanto poco facile fosse trovare una soluzione che in ogni caso sarebbe rimasta ricca di incognite. L’avere dedicato non poca attenzione al pezzo di Raddi al punto di averlo focalizzato, è dovuto anche, e forse soprattutto, alla volontà di capire al meglio quello che sarebbe successo nel prosieguo delle cose.

Infatti, siccome non si riusciva a trovare una soluzione definitiva, si cercò di aggiustare il tutto con degli interventi tampone, quali furono, ad esempio, il ricorso ad apposite piattabande di cemento che s’inserivano per ridare stabilità e saldezza dove invece gli equilibri erano strutturalmente, di per loro natura, assai precari. La Sprugola, come si è detto, non era morta, ma stava soltanto riposando in un sonno profondo che sembrava interminabile, ma che poi ebbe fine e, identica cosa che succede per gli umani, quando il risveglio è brusco, non si è mai compiutamente padroni di se stessi. Successe così che, molto tempo dopo, un edificio di tre piani in via Colombo, proprio davanti alla facciata con le ninfe e le iscrizioni, venne fatto sfollare tutto d’un tratto e senza alcun preavviso, ma si doveva salvaguardare l’incolumità di chi risiedeva nello stabile. L’avevano costruito nel 1971, ma quando correva l’anno 1977 nella struttura di quella costruzione si erano verificate lesioni profonde, si erano aperte ampie crepe e lesioni, il cortile retrostante era stato invaso dall’acqua generando un laghetto. Per questo il palazzo, di tre piani, venne evacuato e chiuso dopo essere stato dichiaro inagibile e transennato.

Sprugola

La sua demolizione ebbe inizio il 21 maggio 2000 e ai primi colpi di benna era riemersa l’antica sprugola di acqua sorgiva. Era una situazione grave che fece immediatamente accorrere sul posto il Sindaco Pagano e l’Assessore Olivieri per verificare le condizioni dell’area e assumere i primi provvedimenti. L’Amministrazione in quei primi momenti pensò di colmare il laghetto con inerti di fiume convogliando le acque nella rete fognaria. Ma ai residenti nell’area intervistati sarebbe piaciuto che intorno al laghetto si fosse realizzata un’area verde attrezzata. L’area era consistente; per dare un’idea della, basta considerare che la zona comprende lo spazio compreso fra i numeri civici dal 136 al 148 di via Colombo, per un lato, e per l’altro dal 25 al 37 della via Raffaele De Nobili.Alla fine, per non lasciare inutilizzata una così ampia porzione di terreno, vi si fece una struttura leggera destinata a rimessa dei banchi del mercato ed a magazzini degli operatori commerciali di piazza Cavour. Soprattutto, vi stavano i semoventi di salumi-formaggi e del pesce, ma è da non pochi mesi, direi ormai troppi, che quei carri li vediamo parcheggiati ogni notte in piazza del mercato perché anche quella costruzione leggera in legno e metallo, si è dimostrata, ahinoi, sensibile alle sollecitazioni che le giungono da sottoterra. In tutto questo può esserci una lezione che deriva dallo scarso rispetto che portiamo all’ambiente? Non sarà che ogni tanto anche la natura si stufi di essere violentata?

 

Leggi la prima puntata

Leggi la seconda puntata

Leggi la terza puntata

Leggi la quarta puntata

Leggi la quinta puntata

Leggi la sesta puntata

Leggi la settima puntata

Leggi l’ottava puntata

Leggi la nona puntata

 

Più informazioni
leggi anche
Vicolo della Sprugola
La sprugola e le acque perdute
L’interramento della Sprugola
Generico febbraio 2022
La sprugola e le acque perdute
Le mappe della Sprugola (parte terza)
La Sprugola del Vinzoni
La sprugola e le acque perdute
Le mappe della Sprugola (parte seconda)