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Il porto e la crisi energetica

Sommariva: “Carbone al Molo Enel? Se arriva la richiesta non ci possiamo sottrarre. Nessuna nave a Panigaglia? Il gas va verso l’Asia”

Alla crisi umanitaria che inevitabilmente le bombe e gli spari in Ucraina si porteranno appresso si somma la crisi energetica, già ben percepibile anche a migliaia di chilometri di distanza. Gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina sono evidenti al distributore e in bolletta, ma riguardano da vicino anche l’orizzonte del golfo. Da un lato si corre il rischio di veder ricomparire il pennacchio di fumo dalla ciminiera del gruppo a carbone della centrale Enel, dall’altra ci si attenderebbe di vedere una fila di gassiere ormeggiate in rada in attesa di scaricare il Gnl a Panigaglia. Ma non è così. Per fare chiarezza abbiamo posto (nell’ambito di una intervista più ampia, qui) alcune domande sul tema energetico a Mario Sommariva, presidente dell’Autorità di sistema portuale, ente che ha un punto di vista privilegiato rispetto all’arrivo di materie prime sulle coste spezzine.

Partiamo dalla stretta attualità: quali sono le ripercussioni del conflitto scoppiato ieri notte sull’operatività del porto?
“Già prima dello scoppio delle ostilità avevamo fatto un’analisi statistica dei traffici diretti da e per la Russia e l’Ucraina sia dalla Spezia che da Marina di Carrara e abbiamo constatato che si tratta di una componente poco rilevante. C’è invece un’incidenza più sistemica dovuta agli aumenti dei prezzi di combustibili come gas e petrolio, che va a colpire direttamente i costi del trasporto, sia via mare che via terra. La catena logistica era già in difficoltà per gli effetti della pandemia che ha tolto ogni parvenza di regolarità alle rotazioni delle navi con conseguenze immediate sull’organizazzione dei terminal e della logistica”.

Quindi gli effetti delle proteste degli autotrasportatori nel Meridione potrebbero raggiungere presto anche La Spezia?
“Da lunedì le ripercussioni potremmo doverle avvertire in maniera sensibile anche nei nostri porti. La guerra ha amplificato fenomeni già in corso”.

Con le difficoltà nell’approvvigionamento del gas russo ci si sarebbe aspettato di vedere un via vai continuo di gassiere provenienti dal Nord Africa al terminal Snam di Panigaglia. Invece non è così. Come mai?
“Dagli accertamenti che abbiamo fatto emerge che il mercato del gas è del tutto particolare. Ricordando che non ci può essere una comparazione tra le quantità trasportate a bordo delle gassiere e quelle che raggiungono il nostro Paese tramite gasdotto, abbiamo verificato come siano i Paesi asiatici la destinazione prevalente al momento per quanto riguarda il gas del Nord Africa trasportato via mare. Dovremmo ricominciare a vedere ritornare le gassiere nel golfo con la primavera inoltrata. Sempre tenendo presente che, come abbiamo imparato nell’ultimo periodo, le cose potrebbero cambiare da un momento all’altro”.

Sul lato opposto del golfo c’è la centrale Enel, con il gruppo a carbone chiuso appena due mesi fa. C’è chi invoca il ricorso agli impianti a carbone chiusi per produrre energia a basso costo e dare respiro all’economia. Nelle ultime ore ci sono stati contatti con Enel? Avete ricevuto richieste di sbarco di carbone?
“A oggi l’ultimo atto protocollato è la richiesta di smantellamento delle strutture presenti sul Molo Enel. Ma, come detto poco fa, siamo in un mondo soggetto a situazioni imponderabili. Resta il fatto che il petrolio ha superato i 100 dollari al barile e anche il gas è schizzato a prezzi incredibili. L’energia è un tema di competenza nazionale e strategica, nel caso in cui dovessero arrivare indicazioni che vanno verso la riaccensione del gruppo a carbone legata alla sicurezza nazionale non potremo certo tirarci indietro”.

Guardando al futuro per un momento: poche settimane fa si è svolto un convegno organizzato dal Distretto ligure delle tecnologie marine sulle opportunità di produzione di idrogeno nel nostro golfo. Da tempo si parla di questa tecnologia come orizzonte per l’economia locale, alcuni addirittura vedono per La Spezia un futuro come esperienza modello in Italia. Eppure ci sono altri poli che stanno scommettendo sull’idrogeno…
“Per quanto ci riguarda nel progetto Green ports è previsto un impianto di produzione e distribuzione di idrogeno verde nell’area degli Stagnoni. Si tratta di un impianto per il consumo locale da parte del porto, dei cantieri Sanlorenzo e dei mezzi Atc. Ritengo che in un prossimo futuro i porti saranno poli logistici e di transizione energetica. E non potrebbe essere altrimenti. Basti pensare che con il progetto di elettrificazione delle banchine il fabbisogno del sistema portuale passerà da 20 a 80 MW. Uno scalo è un soggetto molto energivoro e pertanto è indispensabile procedere con l’adeguamento delle reti e l’autoproduzione, tramite il fotovoltaico e altre fonti rinnovabili. Il convegno è stato utile per avere conferme del fatto che, al netto di quello che potrebbe accadere nell’immediato futuro, anche l’area Enel può diventare una zona di produzione e distribuzione di idrogeno. Il golfo spezzino potrà quindi essere un sito molto importante per la transizione energetica, ma certo non l’unico”.

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