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Venti di guerra

Turisti russi? In Liguria pochi ma spendaccioni. Un altro motivo perché la crisi in Ucraina è una pessima notizia

Turisti sulla Via dell'Amore

Era il marzo del 2019 quando in tutta Italia si registrava un aumento sensibile del turismo russo. Con servizi sempre più focalizzati, interpreti preparati ed offerte costruite sulle esigenze del cliente: d’altro canto ogni Paese ha la sua cultura e ogni cultura presuppone un modo di vivere la vacanza. Specialmente se i portafogli sono pieni e lo shopping, le terme e la bellezza sono i motivi principali di un viaggio nella pensiola. Experiences, come ormai le chiamiamo oggi, ovvero situazioni costruite su misura, proprio come fosse un vestito di alta sartoria. Fatta questa premessa che ci riporta indietro di tre anni, all’ultimo periodo pre-pandemico, il tema ritrova oggi una sua attualità come effetto collaterale di una guerra latente sul confine russo-ucraino dove da giorni la tensione è fortissima, resa esplosiva dall’ultimo discorso a reti unificate del leader Vladimir Putin. Con lo spettro di una guerra, ci sono ovviamente cose più importanti della ricaduta turistica ma in un momento così difficile per l’economia europea, il venir meno di un mercato come quello che arriva da Mosca può incidere parecchio: sia perchè il turismo in Liguria vale il 5% del Pil, sia perché notoriamente il turista russo ha possibilità (e cultura) di spesa superiori ad un altro europeo.

Vladimir Putin

Il russo è un turista benestante che preferisce la sistemazione in albergo e ama le destinazioni esclusive come Portofino, Santa Margherita e Sanremo e che nel levante, non a caso, investe soprattutto nel lericino: a Fiascherino e Tellaro ci sono diversi esempi di facoltosi imprenditori che acquistano e ristrutturano ville. Per comprendere il potenziale impatto del turismo russo sulla Liguria bisogna guardare i dati del 2019, prima che la pandemia globale stravolgesse tutto. In quell’anno erano stati 87.341 i cittadini di quel Paese che avevano scelto di visitare la nostra regione, “solo” il 4% dell’intera quota di stranieri, ma in aumento del 17,3% rispetto al 2018. I russi nel 2019 si piazzavano all’ottavo posto tra le nazionalità più presenti: prima di loro in classifica i soliti francesi, poi tedeschi, svizzeri, cinesi, americani, spagnoli e inglesi. Ma i russi, rispetto ad altri, erano in costante ascesa.

Fiascherino vista dall'alto

E se è vero che è il Ponente ligure a vantare i rapporti storicamente più profondi, tre anni fa la crescita era stata significativa soprattutto per la provincia di Genova: 45.392 arrivi (il 5,6% degli stranieri), cioè il 30% in più nel giro di un anno, con un impatto notevole anche sulle presenze negli alberghi. Anche lo Spezzino mostrava numeri in aumento ma va detto che i dati di partenza erano molto molto più piccoli: nel 2019 nello Spezzino si registavano infatti 174 arrivi e 327 presenze, rispettivamente il 28% e il 52% in più rispetto al 2018. Dalla pandemia in poi, gli arrivi dalla Federazione Russa in Liguria si sono letteralmente ridotti pesantemente, sia in assoluto sia rispetto al complessivo: nel 2021 non arrivavano all’1% degli stranieri a livello regionale. E il 2022 per tutti i motivi sopra detti, per le restrizioni italiane e per l’incertezza su decisioni cruciali come green pass, controlli e mascherine, le previsioni non sembrano rincuorante: i turisti russi, ma non solo loro, al momento si orienterebbero su alternative come Grecia e Spagna che già da tempo hanno rimosso i divieti.

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