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La sprugola e le acque perdute

L’interramento della Sprugola

Insomma, il territorio si presentava particolarmente ricco di acque che correvano scoperte. Ma quando vennero interratte? Una risposta, pur parziale e limitata, la troviamo a pagina 149 del testo di Cevini incontriamo la «Pianta quotata della città di Spezia» realizzata nel 1890 dall’Ingegner Amerigo Raddi, un professionista molto competente e particolarmente attivo in quel periodo sulla piazza spezzina e che suggerì non poche soluzioni per la migliore organizzazione urbana della città e soprattutto per un suo più efficiente assetto igienico e sanitario. Da questa pianta si deve presumere che a quella data del 1890 la sistemazione urbanistica della Spezia, almeno per quanto riguarda i corsi d’acqua che l’attraversavano, sia completata. Infatti, non c’è più alcuna traccia né della Sprugola con laghi, laghetti e bracci uscenti connessi e neppure dei diversi canali che scendevano dalle colline giù verso la città murata. Ma soprattutto, almeno per quel che riguarda l’argomento che qua si tratta, notiamo che la Sprugola è scomparsa.

Tuttavia, se la Sprugola a fine Ottocento non dà più segni di vita almeno in apparenza, non è però morta. Intanto, va detto che continua, come abbiamo appena detto, nella toponomastica stradale. C’è questo vicolo che la ricorda, ma viene spontaneo chiedersi quanti ne siano a conoscenza dato che nelle piantine odierne della città non figura. Si tratta di una viuzza completamente dimenticata da tanta poca appariscenza che ha. Certo, immagino che sarà ben nota a chi vi abita nei pressi. Essendo prossima al viale Amendola, capita sotto gli occhi di chiunque si aggiri da quelle parti, ma, mi domando, quanti si rendono conto del perché del suo nome? Diverso è, invece, il caso di via Sprugola che penso siano in maggior numero di Spezzini a conoscere anche perché in quella strada al numero 10, si trova il Palazzo del Ghiaccio. È un edificio che negli anni Venti dello scorso secolo venne realizzato dall’Architetto Franco Oliva e decorato con statue zoomorfe opera di Augusto Magli e che fino a qualche tempo fa ospitava una sede della locale Cassa di Risparmio. Si tratta, comunque, di una viuzza stretta e breve, compresa fra via Di Monale e via dei Mille in un senso, e le vie Gramsci e Colombo dall’altro. In questo punto stava il più piccolo dei due laghetti componenti la Sprugola che abbiamo visto nella carta del 1885

È in questa area che la Sprugola continua perché, come ho appena detto, si è solo nascosta, ma assolutamente non è svanita e la sua attività, anche se come missing, prosegue indefessa. Infatti, anche se nel 1884 la si “fece sparire” per realizzare via Raffaele De Nobili e ventisei anni più tardi, nel 1910, si procedette con identica “procedura di sparizione” per cominciare a costruire delle case di civile abitazione, la Sprugola, confinata nel sottosuolo, continuava a muoversi libera. Le misure che l’avevano fatta scomparire erano state l’interramento o lo scarico nel sistema fognario cittadino attraverso una conduttura collocata ad una profondità di due metri. Allora, a questo punto, conviene interrogarsi anche a proposito dell’iscrizione di sinistra, quella verso mare, lungo la facciata di via Colombo. Parlandone qualche pagina fa, avevamo anticipato che avremmo prodotto una differente traduzione che deriva dall’acquisizione di nuovi elementi. Avere trovato nel corso dell’indagine dati che modificano lo scenario a cui siamo stati abituati per quello che ci è stato tramandato, fa sì’ che ci si chieda se non sia opportuno rendere quella scritta con una versione meno letterale, ma maggiormente consona ed aderente alla realtà che immaginiamo sia stata che i costruttori del palazzo videro la Sprugola palpitare vigorosa mentre stavano costruendo quella casa.

Non ci sono prove documentarie a certificare la veridicità di questa mia asserzione, ma se corrisponde a verità le parole iniziali del distico «Incoacta sub imposita mole», ricordando anche che il vocabolo latino «moles» nella lingua dei Padri vuole dire anche “diga”, allora quelle parole stanno a significare che la ninfa Sprugola afferma di essere «ancora libera nonostante lo sbarramento che mi è stato imposto». In altre parole, si costruiva sapendo più che bene che cosa c’era sotto. Allora, anche i bassorilievi delle due Ninfe, un calco speculare, assumono un significato diverso da quello che la prima occhiata può fornire. Gli sbalzi delle due divinità guardano l’una verso dove era il nucleo originario della Sprugola, mentre l’altra, di fatto praticamente uguale ma rovesciata, getta lo sguardo là dove il ramo minore continua, se non a ribollire, almeno a manifestare la sua presenza dal momento che non c’è barriera che lo riesca a contenere nella sua prorompente volontà di sprizzare (ah, ecco che torna fuori l’origine onomatopeica di sprugola!) verso l’esterno. Al di là della reale consistenza di quanto ipotizzo, va detto che in ogni caso della precarietà della situazione, le Autorità di settore erano abbastanza consapevoli. Infatti, edotti di quanto stesse ribollendo lì sotto, nell’area si facevano unicamente strutture in legno, ma la loro levità non impediva che si riscontrassero dei sommovimenti, soprattutto di abbassamento del livello del suolo. Questi mini bradisismi erano dovuti alla «Sprugola de Cozani» che non si riesce tuttora a imbrigliare o comunque a tenere sotto controllo. Il nome era dovuto ad un costruttore edile che aveva realizzato dei palazzi nella zona, il cui nome era lo spezzinissimo Cozzani.

 

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