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L'ex commissario di forza italia

Grazzini a testa alta: “Giochini di palazzo inaccettabili. Metà di quelli che hanno votato Peracchini non lo rifaranno”

Formalmente Giovanni Toti, e chi lo segue, è sempre più al di fuori del centrodestra, ma di fatto in vista delle prossime amministrative gli arancioni continuano a dettare legge. Almeno per quel che riguarda la Liguria. Le accuse roboanti delle scorse settimane e i caminetti senza Cambiamo sono parsi come l’elefante che partorisce il topolino, essendosi tradotte in un sostanziale nulla di fatto. Sia a Genova che alla Spezia il perimetro dell’alleanza rimane intatto (per la gioia di tutti gli alleati, che ben conoscono il peso elettorale dell’unità) e i sindaci uscenti sono stati confermati. Dopo una ventina di giorni di fuoco è scoppiata la pace in vista dell’imminente chiamata alle urne. Ma che il centrodestra sia ammaccato è evidente e secondo molti il vero terremoto è solo rimandato al 2023, quando ci saranno le elezioni politiche.

Che le mosse romane di Toti indispettiscano gli altri partiti della coalizione è evidente da tempo. La prima voce che si è alzata è stata quella di Forza Italia, finita ai margini della coalizione a favore della crescita di Cambiamo. A rappresentare il disappunto in riva al Golfo è comparso un anno fa Nanni Grazzini, nominato commissario provinciale degli azzurri con lo scopo di recuperare rappresentanza a Palazzo civico. Ben presto, però, gli scontri con Pierluigi Peracchini hanno portato a una vera e propria rottura, sostenuta anche da Andrea Costa, altro deluso per il trattamento ricevuto. E in Grazzini è cresciuta sempre di più la convinzione che il centrodestra dovesse cambiare cavallo, individuando un nome alternativo a quello del sindaco uscente da presentare agli spezzini in occasione del voto della prossima primavera. Una convinzione granitica, una condizione necessaria, che è stata ribadita sino a ieri mattina, ma che non è stata sufficiente, insieme ai richiami alla coerenza rispetto alle accuse lanciate di recente nei confronti di Toti, per convincere gli alleati.

Nonostante dichiarazioni come “il centrodestra siamo noi, Toti è uscito dal perimetro” Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (seguiti a ruota da Noi con l’Italia e Udc) hanno deciso di puntare sul candidato che aveva già incassato l’approvazione del leader di Cambiamo. L’unica condizione che è stata posta è che Peracchini dismetta i panni del sindaco arancione. Un disegno inaccettabile per Grazzini che ha lasciato l’incontro e poco dopo ha presentato le sue dimissioni da commissario e dal partito.

“Il punto non era solo Peracchini, che ritengo un nano politico. Lo dimostra il fatto che pur di essere ricandidato, senza alcuna coerenza, si è tolto la casacca arancione e torna a essere un civico. Il tema era anche politico: tutti i partiti presenti ieri hanno detto chiaramente che Toti li ha traditi e pugnalati alle spalle, cosa che condivido in pieno, ma alla fine sostengono un candidato arancione sino a un attimo prima e restano in alleanza con Cambiamo”.

Tra le condizioni poste per l’alleanza ci sono anche l’impossibilità di fare cambi di casacca, che sono andati di gran moda negli ultimi 5 anni, e la rappresentanza di tutti i partiti della coalizione nella giunta. Sono basi sufficientemente solide secondo lei?

“Il centrodestra ha dato uno spettacolo penoso. Se Peracchini vincerà tornerà arancione il giorno successivo: ha già dimostrato in questi anni la sua sudditanza nei confronti di Toti. Stiamo assistendo a un teatrino, per questo la gente si allontana dalla politica. Ho trovato un ambiente nauseabondo, pieno di giochini di palazzo inaccettabili per sistemarsi sulle rispettive poltrone. Avevo accettato l’incarico di commissario di Forza Italia per uscire dal grigiore peracchiniano: l’amministrazione pensa solo a tappare le buche e sistemare qualche parco cittadino. Non ci sono obiettivi per la città”.

Che cosa farà nell’immediato? Pensa di presentarsi con una lista civica?

“Al momento la sensazione che provo verso la politica è la nausea. Sono contento di poter tornare a concentrarmi sul mio lavoro al cento per cento a partire da lunedì. Ho creduto di poter dare un contributo per rilanciare la città: servono strategie e obiettivi per aprire un mondo e una speranza per i nostri figli”.

Ha ricevuto telefonate dai suoi ex colleghi di partito o da esponenti del centrodestra per farle cambiare idea?

“In effetti qualche tentativo è stato fatto, ma penso che ormai abbiano imparato a conoscermi tutti: tutto mi si può dire ma non che non sono determinato, coerente e risoluto. Non tornerò indietro”.

Cosa non rifarebbe?

“Non accetterei l’incarico di commissario straordinario di Forza Italia: recupererei un anno di vita perso dietro la politica”.

Che cosa conserva di positivo di questi mesi di impegno politico in prima persona?

“Ho ritrovato tanto affetto e tanti amici che non vedevo da tempo, persone che hanno avuto fiducia in me. Ringrazio chi ci ha messo la faccia come i consiglieri Massimo Caratozzolo e Dina Nobili e il vice commissario provinciale Giorgio Cozzani, che si sono affidati completamente a me e hanno capito quello che volevo fare. L’esito purtroppo è questo, ma ringrazio loro e tutte le persone che hanno avuto fiducia in me. E anche quelle che mi stanno inviando messaggi e telefonate in questo momento, sia dal mondo politico, di destra e di sinistra, sia dalla società civile.

Che partito ha trovato e che partito lascia?

“Forza Italia aveva 18 iscritti e nemmeno un dipartimento. Ora ci sono centinaia di iscritti e 25 dipartimenti nei quali lavorano 85 persone. Il partito era emarginato, ora è interlocutore in tutte le istituzioni. Ho saputo di un recente sondaggio condotto da Manheimer che dava Forza Italia alla Spezia tra l’11 e il 14. Mentre a Savona, alle ultime elezioni, ha preso il 2 per cento. Lo stesso sondaggio diceva che il 50 per cento di quelli che hanno votato Peracchini nel 2017 non lo rivoterebbe…”.

Molti ricorderanno i giorni in cui il volto di Nanni Grazzini campeggiava sugli autobus, sulle pagine dei giornali cartacei e online.

“Avevo cercato di legare la mia immagine, da sempre contraddistinta dal sorriso, a un messaggio di speranza per la città. All’epoca della presidenza dello Spezia sulla Gazzetta dello Sport, dopo la vittoria in Coppa Italia a Roma, ero stato definito il presidente dal sorriso. Volevo trasmettere agli spezzini serenità e gioia per vedere la città tornare a brillare e uscire dal grigiore e dall’intorpidimento”.

Andrà a votare?

“Bisogna vedere chi ci sarà sulla scheda. Devo dire che quando ho accettato di tornare a fare politica erano cinque anni che non votavo. A caldo la voglia è di non andare, ma siccome ho partecipato attivamente voglio riservarmi di vedere chi sarà candidato. Sicuramente non spenderò una parola a favore di Peracchini. Speriamo ci possa essere qualche candidato di peso e valore, che magari valga la pena di aiutare. A livello locale contano i progetti e le capacità, più dell’appartenenza politica: se troverò condivisione con qualche candidatura potrei anche dare il mio sostegno”.

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