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Bentivogli a Sarzana: “L’innovazione non è nemica del lavoro”

Sala piena e platea politicamente trasversale a Sarzana per la presentazione del suo libro "Il lavoro che ci salverà". Paita: "Spezia si è accontentata di un'idea di turismo che è diventata ammortizzazione sociale a basso consumo", Natale: "Territorio impreparato alla sfida del PNRR. Sbagliato usare spinte campanilistiche per finanziare i progetti".

Sala della Repubblica gremita ieri sera per la presentazione del libro di Marco Bentivogli “Il lavoro che ci salverà”. L’iniziativa promossa dall’associazione “Sarzana si può” era stata preceduta da lecita curiosità politica per la presenza allo stesso tavolo di esponenti di PD, Italia Viva e dell’ala totiana del centrodestra ligure. Componente quest’ultima venuta a mancare all’ultimo momento con la defezione per cause di forza maggiore del sindaco Cristina Ponzanelli, invitata ad intervenire con la deputata Raffaella Paita e il consigliere regionale Davide Natale. Curiosità della vigilia confermata dalla platea del tutto trasversale con amministratori, consiglieri, esponenti e simpatizzanti delle tre compagini che per gli osservatori delle dinamiche politiche locali (e non) hanno fornito un bel colpo d’occhio in tempi in cui la partecipazione non è più cosa scontata e la campagna elettorale è dietro l’angolo. La presenza del coordinatore nazionale dell’associazione di Base Italia ed ex sindacalista dei metalmeccanici della Cisl, è stata però utile – anche di fronte ad esponenti sindacali – per tutti per fare il punto sul mondo del lavoro e delle nuove sfide prospettate dal PNRR.
“Non va di moda parlare di lavoro in questo modo – ha esordito Bentivogli – ultimamente un lavoratore riceve davanti un microfono per parlare se è disperato o si è ferito oppure se c’è una vittima. Il lavoro di per sé non è più raccontato e fa notizia solo quando diventa un problema. Questo libro – ha detto – è un piccolo tentativo di ricominciare a discuterne con una visione che è sempre più urgente e che riguarda l’attenzione al suo significato. Rappresenta infatti il crocevia delle tre transizioni più importanti: demografica, digitale e ambientale che nel bene e nel male si scaricheranno nei cambiamenti quotidiani. Già prima della pandemia avevamo un tasso di sostituzione tecnologica molto rapido, che è stato ulteriormente accelerato negli ultimi due anni; la storia ha cambiato marcia. Il sistema di protezione sociale messo in atto per contrastare il Covid – cassa integrazione gratuita, blocco dei licenziamenti e ristori – qualche anno fa non avrebbe avuto particolari conseguenze ma oggi, solo dopo il primo anno di pandemia, abbiamo avuto un oltre un milione di persone che hanno perso il posto di lavoro. È molto utile quindi continuare a raccontare questi aspetti perché le discontinuità non sono da vedere sempre negativamente, transizione significa evoluzione, e l’innovazione non è nemica del lavoro ma anzi aiuta a renderlo più sicuro e a dargli una maggiore qualità, dando più centralità alla persona. Oggi però – ha sottolineato Bentivogli – dobbiamo imparare di nuovo a dire “insieme”, dobbiamo essere bravi come nel passato a guardare le spalle ai lavoratori e alle lavoratrici ma dobbiamo fare una maggior promozione della persona, perché se non cambiamo i sistemi di valorizzazione delle professionalità non centreremo mai gli obiettivi. Le imprese hanno tantissima strada da fare ma serve la partecipazione anche come ulteriore tappa delle relazioni industriali perché questa le rende più forti. Imprese in cui i lavoratori devono avere voce anche sulle scelte strategiche. Ridurre ad esempio la tassazione sul lavoro deve essere un obiettivo comune, così come avere uno Stato che funzioni o abbattere la burocrazia. Dobbiamo – ha concluso – recuperare una dimensione positiva, non diciamo che è tutto un problema di povertà perché neghiamo le povertà vere, se spieghiamo che tutti i lavoratori sono poveri, ci tappiamo gli occhi di davanti a quelli che lo sono realmente. Spediamo 826 milioni di euro l’anno per prodotti di prima infanzia e due miliardi e duecento milioni per prodotti per animali domestici, dire che tutto il lavoro è povero vuol dire che stiamo tutti bene e questo non aiuta a focalizzare i veri nodi e le prospettive che un paese deve avere”.

“Il libro è una perla sul tema dell’innovazione – ha osservato Paita – perché apre ad un ragionamento che è magari non tutti percepiamo quotidianamente. Calandolo nella nostra dimensione territoriale possiamo guardare come negli anni Novanta abbiamo vissuto una trasformazione delle nostre aziende di partecipazione statale con una reazione inizialmente positiva come portualità e dinamismo. Poi questa visione è sparita, la Val di Magra è rimasta un grande contenitore commerciale senza alcun investimento di carattere industriale solido, a parte pochissime realtà, mentre La Spezia che aveva preso una strada differente nel frattempo si è accontentata ad un’idea di turismo che è diventata una sorta di ammortizzazione sociale a basso consumo che però non porta il territorio a crescere davvero. Dobbiamo ritrovare la capacità locale di governo dei processi che immagini e pensi di nuovo queste dinamiche ed è giusto criticare la politica per la perdita di una missione collettiva che ha disatteso l’interesse collettivo”.
Dal canto suo, sul tema del PNRR, Natale ha evidenziato: “Il nostro territorio è impreparato a questa sfida. Ci voleva una formazione anche per affrontare questo piano perché su tutti i progetti che riguardano la rigenerazione urbana, di fronte a comuni come Sarzana che ha preso la cifra massima, altri del nostro territorio hanno preso solo sette milioni su venti disponibili. Questo vuol dire che non solo non si sono date opportunità ai cittadini ma è mancata occasione per creare ricchezza. Non dobbiamo utilizzare quelle risorse per tamponare vecchie falle prodotte negli anni, questa è la cosa più sbagliata perché allora non porteranno nessuna ricchezza. Sarebbe un errore utilizzare spinte campanilistiche per questo o quel progetto finanziato dal PNRR perché magari il sindaco di turno può mettersi una medaglietta. A mio parere – ha concluso Natale – siamo di fronte ad un’occasione unica che dobbiamo cogliere in maniera puntuale e piena perché non tutte le misure sono uguali per tutti i territori”.

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