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La Crocetta, non privatizziamo le pietre della nostra storia

Porto Venere, La Crocetta (2021) (foto Fabio Giacomazzi)

Mercoledì 16 febbraio l’edificio rurale abbandonato della Crocetta -a Porto Venere, in un’area inserita in un contesto di eccezionale valore naturalistico, paesaggistico e storico- sarà messo all’asta. Per 52 mila euro, una cifra ben poco significativa per il bilancio di un Comune. La Verifica di interesse culturale (VIC) effettuata dalla Soprintendenza nelle scorse settimane ha impedito la vendita dell’attiguo oliveto. Perché insistere sulla vendita del solo edificio? L’area della Crocetta ha un valore d’insieme: è impossibile separare oliveto storico, edificio e cava di portoro dismessa, con le relative testimonianze culturali. E’ un patrimonio da considerare nella sua interezza.
Ho letto la relazione di Fabio Giacomazzi, esperto in campo bionaturalistico ed ambientale, redatta con la collaborazione di molti esperti. Le conclusioni mi sembrano inoppugnabili:
“L’eccezionale valore del muro della Crocetta risiede non solo nel manufatto in sè, ma anche nella sua funzione congiunta di sostegno del terrazzamento e di riparo dai venti dal mare a favore della coltivazione degli ulivi. L’uliveto quindi è parte integrante del bene da tutelare, come anche l’edificio che rappresentava la residenza dei fattori, quindi un tutt’uno di un paesaggio agrario il cui posizionamento all’estremo limite delle aree del versante interno, al confine con il sistema delle falesie del Muzzerone, ne fa un unicum. Unicum testimoniato dalle imponenti realizzazioni necessarie alla sua costituzione e mantenimento, nonché dal paesaggio naturale con il quale si integra; un connubio tra elementi geologici, geomorfologici, naturalistici, e della storia dell’insediamento umano, dalle origini ai giorni nostri. Nello specifico, l’edificio risulta integrato anche con la storica attività di cava.
Chiediamo quindi:
che la VIC riguardante l’edificio venga rivalutata nel contesto di una valutazione dell’interesse d’insieme di tutta l’area; anche in riferimento agli elementi che sembrano datare l’edificio stesso a epoca ben antecedente a quella derivata dalle informazioni fornite dal Comune di Porto Venere nel 2017. Inoltre, associando gli elementi ravvisati sul campo ai dati storici, riteniamo ci siano tutti i presupposti per valutare un Vincolo Archeologico dell’area.
Nelle more di questo percorso chiediamo che venga richiesta l’interruzione della procedura di asta pubblica che interessa attualmente il solo edificio, con scadenza 16.02.22”.
La speranza è che ci sia un supplemento di riflessione da parte della Soprintendenza e/o del Comune. In alternativa, che nessuno acquisti un rudere a cui mancano, oltre all’uliveto, l’accesso carrabile, la rete fognaria e le fondazioni. O che lo acquisti un mecenate per lasciarlo a disposizione della comunità.
Certo, comunità. La relazione riporta la testimonianza di Antonia Silvia Turano, i cui genitori vissero alla Crocetta:
“Non si devono dare via delle parti del patrimonio storico, che appartiene alla comunità. Non si possono privatizzare le pietre antiche che costituiscono la nostra storia, la nostra identità”.
Parole sacrosante. Lo storico dell’arte Tomaso Montanari, nel suo libro “Privati e patrimonio”, ha scritto: “Il patrimonio appartiene ad ogni cittadino a titolo di sovranità. Il patrimonio ci fa nazione attraverso l’appartenenza reciproca tra cittadini e territorio antropizzato. Perché questo altissimo progetto si attui è necessario, però, che il patrimonio culturale rimanga un ruolo terzo, cioè sottratto alle logiche del mercato”. Il Comune, anni fa, aveva meritoriamente acquisito il bene. Ora non si deve fare un passo indietro verso il dio denaro, ma un passo avanti verso la fruizione pubblica del bene, coinvolgendo tutta la comunità.

Porto Venere, La Crocetta (2021) (foto Fabio Giacomazzi)

Porto Venere, La Crocetta (2021) (foto Fabio Giacomazzi)
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