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Una storia spezzina

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Elogio dell’ignoranza

Generico febbraio 2022

Da quasi due millenni e mezzo una buona parte della cultura che s’è sviluppata nel mondo occidentale ha posto le sue fondamenta sull’ignoranza.

L’affermazione sembra un paradosso difficile da comprendere sebbene tutti conoscano la frase posta da Platone in bocca Socrate: so di non sapere.

A prima vista l’espressione è contraddittoria ma ancora oggi vuole significare che la conoscenza non ha confini, che non ci si deve accontentare dell’esistente ma che occorre sempre fare un passo in più in avanti partendo per l’appunto dall’ignoranza che ci connota.

Un principio che pure Dante ha ben presente. Del Poeta abbiamo celebrato il 700° della scomparsa ma quanto abbiamo riflettuto sull’episodio dell’ultima scelta di Ulisse e della compagna picciola disposta a seguirlo nella sua impresa anche se conduce verso una morte quasi inevitabile?

Ignorante: oggi se qualcuno ci gratifica con questo epiteto, sicuramente non intende esprimerci una lode. Tuttavia, essere detto ignorante, almeno nell’accezione socratica, è un grande complimento per chi sia cosciente che può, e deve, sempre allargare il perimetro della propria canoscenza. Così l’ignoranza diventa una virtù non appena sia consapevolezza di quanto ognuno di noi è limitato nel suo sapere.

La condizione di non-conoscenza diventa, tuttavia, peccato mortale quando il detto socratico viene meno o, peggio ancora, c’è la convinzione di sapere ciò che non si sa o su cui non ci si è adeguatamente documentati. Allora la presunzione, parola che etimologicamente significa attribuirsi in anticipo dei meriti, è nel migliore dei casi incompetenza che quasi sempre tracima nell’imperizia specie quando diventa tuttologia.

Spesso chi intende spiegare ad altri le cose, non avverte la necessità di aggiornare preventivamente il proprio livello di conoscenza sull’argomento che affronta e preferisce la soluzione più facile adeguandosi all’informazione corrente senza chiedersi come questa si sia formata e, soprattutto, quanto risponda al vero.

È un comportamento che si spiega in più modi, dalla pigrizia intellettuale al fatto che dicendo cose già dette non si scontenta nessuno e si fanno tutti felici perché si è politicamente corretti e non si contraria alcuno ché è sempre rischioso rimescolare le acque. Molto meglio non turbarle e mantenerle calme: se l’imperizia può essere smascherata nel futuro, nel presente spesso assicura soddisfazioni.

La conclusione di questa puntata un po’ diversa dal solito, è che è bene sempre sapersi ignoranti innanzitutto perché ignoranza è sinonimo di libertà.

Non accontentiamoci, quindi, di quanto sappiamo!

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