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Maturità semplificata causa pandemia, Liguori: “Bene, ma sia riconosciuto deficit di apprendimento anche nei prossimi anni”

Scuola

“Bene indicazione del CSPI, parere di buon senso non solo in considerazione del deficit di apprendimento che ha caratterizzato il percorso educativo nel biennio 20/21 ma anche in funzione dell’impossibilità di garantire equità nel coefficiente di difficoltà della seconda prova per classi parallele di uno stesso Istituto e per stesse scuole su aree geografiche diverse del territorio nazionale”. Così Luca Liguori, docente impegnato anche quest’anno, nelle commissioni Maturità degli Istituti scolastici spezzini. “Mancanza di equità – ribadisce il docente – in considerazione del fatto che la seconda prova, come noto, sarebbe predisposta da ogni singola commissione periferica. Sembra dunque si possa andare verso una prova, caratterizzata da un solo scritto, indicato ovviamente dal Miur, accompagnato da un colloquio multidisciplinare. Modalità certamente più sostenibile – afferma l’insegnante – rispetto ad un percorso fortemente condizionato dall’attività a distanza. Chiaro però che la misura non può essere utilizzata solo per chi quest’anno si trova ad affrontare la maturità. Se la logica – sostiene Liguori – è quella di considerare il deficit causato dall’emergenza sanitaria, guardando all’intero percorso didattico del secondo ciclo, credo sia più giusto considerare il deficit per tutti gli allievi che dalla prima alla quinta superiore abbiamo svolto didattica a distanza nel biennio 20/21 e destinarli a sostenere una maturità in linea con l’esperienza scolastica affrontata. Se si vorrà riproporre la maturità con le caratteristiche indicate dal Ministero oggi, ovvero, con i due scritti, lo si potrà fare per gli allievi che hanno iniziato la scuola superiore a partire da quest’anno, dove si è avuto, salvo alcuni casi, un deciso ritorno alla normalità. Due anni su cinque in attività a distanza, sono tanti, o si riconosce per tutti il deficit di apprendimento causato dall’emergenza sanitaria o non lo si riconosce per nessuno. E la partecipazione degli studenti al dibattito, sebbene nelle piazze, mi pare abbia dato un segnale chiaro e preciso che credo debba essere colto.
Tuttavia l’occasione, al netto dell’emergenza del momento, credo sia utile per ripensare in modo più moderno e razionale a questa prova finale. Necessario a mio avviso rivisitare ulteriormente l’impianto dell’esame di stato sottraendogli quel carattere di indagine sugli apprendimenti che ancora resiste, per valorizzare in modo più ampio l’esperienza educativa del percorso scolastico dell’allievo. Sottoporre gli studenti all’ennesima verifica delle conoscenze, a distanza di pochi giorni, da quelle sostenute nell’anno in corso, credo sia una modalità superabile. Vedo più significativa e attrattiva per i candidati, un’esperienza conclusiva condotto sull’analisi o sul bilancio delle attività scolastiche ed extra scolastiche proposte dall’Istituto che maggiormente hanno suscitato emozione, interesse e curiosità nel percorso quinquennale affrontato dall’allievo. Selezionare e comprendere quali siano stati gli appuntamenti di maggior peso e valore per la propria crescita formativa individuale e futura è certamente un atto di maturità e di forte consapevolezza”.

 

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