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Lontano da resse e clamori: le luci invernali delle Cinque Terre fotogallery

Viaggio nelle località turistiche più visitate delle provincia nel periodo di fermo: l'autenticità dei borghi attrae i visitatori ma i servizi si riducono all'essenziale e durante la settimana sui sentieri si contano pochi escursionisti.

Irresistibili, essenziali, fondamentali: le Cinque Terre sono un marchio che funziona al di là delle stagioni. Lontano dal fragore estivo, è adesso il periodo ideale per ritrovarle, esaurito il post sbornia natalizio e prima dell’eccitazione primaverile, quando l’aria sa di vernice e i trapani preparano il fragore dell’estate. Ora i borghi sono liberi dai dehors; i portoni rimangono aperti, lasciando intravedere i marmi delle scale; si apprezzano i campanelli a forma di gatto, ancore e corde marinare; le facciate delle case ostentano trompe-l’œil, maestà, fregi che gli ombrelloni estivi nascondono; non sobbalzano le ruote dei trolley nei caruggi; il sole non cuoce; i sentieri poco frequentati permettono di seguire il senso di marcia.

Residenti, commercianti, turisti: lo scenario invernale delle Cinque Terre

Irresistibili, essenziali, fondamentali: le funzionalità dell’uomo. Mangiare, bere, urinare. Alle Cinque Terre si va per la bellezza, non per le funzionalità umane. A Manarola l’ultimo sabato di gennaio il presepe di Mario Andreoli era ancora pronto a dare spettacolo di luce. Una bella giornata, in paese si aggirano turisti dall’aria un po’ spersa, “Almeno c’è un bagno in questo bar?”. In stazione un cartello informa che il bagno pubblico chiude alle 12 e 50, dall’unico ristorante aperto c’è già la fila per entrare e rimane un unico bar di turno. Domina l’accento toscano, spicca una coppia russa: il loro vistoso abbigliamento impellicciato stride con le tenute tecniche da trekking di tedeschi e francesi. Lungo la litoranea si assiepano le macchine: è di moda l’aperitivo al tramonto, lo spritz a picco sul mare va prenotato con anticipo.

Vernazza è vuota al mattino e alla sera, ma la piazza si riempie con il sole del mezzodì. Una coppia si ricongiunge al molo: “Ci ho messo un po’ perché quel locale sulla destra era un ristorante, c’era un grosso cartello con scritto a maiuscolo NO CAFFÈ; al bar sulla sinistra c’era coda”. Il segnale “Trattoria” indica un locale chiuso per ferie: un’altra coppia riscende le scale del caruggio delusa. La gelateria offre soltanto una panchina per due persone. I treni passano ogni ora. La toilette del treno è fuori servizio.

Residenti, commercianti, turisti: lo scenario invernale delle Cinque Terre

A Monterosso i bagni della stazione sono chiusi, i bagni pubblici del paese sono chiusi. Non è raro trovare al molo turisti che scambiano le rocce del punto d’imbarco dei battelli per vespasiani naturali. Espletano l’impellenza del bisogno senza alcuna timidezza e l’atteggiamento di soddisfazione ricorda che sì, il comportamento non è più un reato contro la pubblica decenza; però si può rischiare una bella sanzione amministrativa. Qualcuno non ha nemmeno provato a cercarlo, il bagno pubblico. Monterosso è il paese delle Cinque Terre dove il sabato e la domenica si può scegliere in quale locale sostare. Non durante la settimana, dove tra turni di chiusure e turni di pausa pranzo si potrebbe dover necessitare di molta pazienza per comprare una bottiglietta d’acqua e fare la seguente plin plin del jingle pubblicitario.

Anche questo fa parte dell’autentico fascino delle Cinque Terre, lontano dagli scintillii estivi, quasi in esclusività: la spigolosità, paesaggistica e umana, di questi luoghi irresistibili, essenziali, fondamentali. Persino nel fare plin plin. Durante la settimana, il sentiero della Maddalena, sopra Monterosso, si percorre in completa solitudine. I sentieri del Parco, liberi da bigliettazione, sono fruiti da una decina di persone. Da Vernazza al santuario di Reggio s’incontrano in tutto quattro persone. Da Manarola a Riomaggiore lungo la via Beccara le persone incrociate sono sei: è aperto l’ortofrutta, la Coop, la Posta, sono rare le finestre da cui sbandierano i panni stesi. I residenti che raggiungono i loro orti lanciano sguardi di diffidenza. Cantine sbarrate annunciano degustazioni.

Residenti, commercianti, turisti: lo scenario invernale delle Cinque Terre

A Riomaggiore c’è più movimento. Il pensiero va a Telemaco Signorini, il pittore che scoprì Riomaggiore nel 1860 e lasciò una testimonianza della vita del paese all’epoca. In quegli anni annotava nei suoi diari: “I primi tre corsari Achei che secoli indietro scesero fra queste scogliere e vi piantarono Riomaggiore, non dovevano avere spaventato più di noi, i pochi pastori erranti che vi trovarono, di quello che si spaventassero alle nostre domande i primi abitanti ai quali ci indirizzammo. Così che, affranti dalla sete e dalla fame, sostenuti solo dal grande entusiasmo dell’arte, davanti a così straordinaria natura, non si ebbe neppure il refrigerio di un bicchier d’acqua, né d’un morso di pane”. Erano quasi duecento anni fa.

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