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Custodire ogni vita sempre: testimonianze da Gaggiola

Santuario di Gaggiola

La Veglia per vita – che la diocesi vive ogni anno in preparazione alla Giornata per la vita, che si tiene nell’odierna prima domenica del mese di febbraio e quest’anno ha come tema “Custodire ogni vita” – si è svolta venerdì sera nel santuario francescano di Sant’Antonio a Gaggiola ed ha visto una buona partecipazione. La chiesa, nei limiti degli spazi consentiti, era piena. Durante la Veglia c’è stata la bella testimonianza di Susanna Bo, mamma e moglie di Sestri Levante, che ha raccontato
la sua esperienza di quando suo marito, Luigi, ha dovuto combattere con una grave malattia che l’ha portato alla morte, a soli trentatre anni, dopo dodici di sofferenza e ben sei interventi chirurgici. E’ stata la testimonianza, molto toccante e concreta, di
come in certi momenti la disperazione fosse forte, con il desiderio di “buttarsi giù dalla finestra”, ma anche di come l’esperienza della fede potesse dare la forza per affrontare tutto: la forza di essere sposa fino in fondo, anche di fronte alla malattia, dando così piena dignità alla vita, e di mettere al mondo due figlie: Anna e Rachele.

A sua volta, il vescovo diocesano Luigi Ernesto Palletti, nella sua omelia, ha preso lo spunto dal tema della Giornata “Custodire ogni vita”, ed in particolare dal versetto della Genesi che accompagna il titolo ,“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Genesi 2,15). Si è quindi soffermato sui due verbi “coltivare” e “custodire”, visti come la chiave per poter leggere la nostra vita e la vita degli altri, riportando al riguardo l’esempio di come pochi versetti dopo venga detto che “Il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?” (Genesi 4,9). Il vescovo ha così richiamato con forza e chiarezza a valori fondamentali che anche il Papa ha ripreso in diverse occasioni. Proprio dal discorso di Francesco alla Pontificia Accademia per la vita del 27 settembre scorso sono stati ripresi alcuni passi importanti e significativi: “C’è lo scarto dei bambini che non vogliamo accogliere, con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente. E oggi questo è diventato un modo ‘normale’, un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio, e per capirlo bene forse ci aiuta fare una doppia domanda: è giusto eliminare, fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Questo è l’aborto”.

Ed ancora: “Dall’altra parte, gli anziani: gli anziani che pure sono un po’ ‘materiale di scarto’, perché non servono… Ma sono la saggezza, sono le radici di saggezza della nostra civiltà, e questa civiltà li scarta ! Sì, in tante parti c’è anche la legge dell’eutanasia ‘nascosta’, come la chiamo io: è quella che fa dire: ‘le medicine sono care, se ne dà la metà soltanto’; e questo significa accorciare la vita degli anziani. Con questo noi rinneghiamo la speranza: la speranza dei bimbi che ci portano la vita che ci fa andare avanti, e la speranza che è nelle radici che ci danno gli anziani. Scartiamo ambedue … E poi, quello scarto di tutti i giorni, che la vita è scartata. Stiamo attenti a questa cultura dello scarto: non è un problema di una legge o dell’altra, è un problema dello scarto.” Anche i vescovi italiani, all’interno del messaggio annuale per la Giornata di febbraio, richiamano che “il vero diritto da rivendicare è quello che ogni vita, terminale o nascente, sia adeguatamente custodita. Mettere termine a un’esistenza non è mai una vittoria, né della libertà, né dell’umanità, né della democrazia: è quasi sempre il tragico esito di persone lasciate sole con i loro problemi e la loro disperazione”

(dal Messaggio pe​​​​​​​r la 44° Giornata per la vita, 6 febbraio 2022).
Roberto Poletti, responsabile diocesano Pastorale famiglia e vita

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