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Il sindaco: "i terreni sono a disposizione"

Porto Venere, bocciata la mozione dell’opposizione: il fabbricato di Via della Crocetta resta in vendita

Consiglio comunale di Porto Venere

Il rudere di Via della Crocetta resta in vendita. E’ questa la decisione presa in Consiglio comunale dall’amministrazione di Porto Venere riguardo all’asta che tanto ha fatto discutere nelle ultime settimane per il coinvolgimento, prima diretto, ora indiretto, dei terreni che costituiscono il cosiddetto giardino pantesco, un uliveto lungo il crinale che sale verso il Muzzerone, con le chiome sagomate dal vento e un muro di pietre a secco a protezione. La maggioranza guidata dal sindaco Matteo Cozzani ha infatti votato in maniera compatta contro la mozione che chiedeva il ritiro del bando per l’alienazione del fabbricato e del mappale 1.015, unico superstite dei tre che erano stati inizialmente messi all’incanto. L’assenza del parere della Soprintendenza, sollevata dall’opposizione e da un nutrito gruppo di associazioni, ha portato Palazzo civico a fare marcia indietro rispetto ai mappali 241 e 242, relativi ai terreni (leggi qui).

Alcune decine di persone, insieme ai quattro consiglieri di minoranza, si sono radunate di fronte al Comune prima dell’inizio della seduta di questo pomeriggio per dire no anche a questa seconda versione dell’asta, ritenendo che il valore storico e paesaggistico dell’area sia ancora a rischio. Nei giorni scorsi una segnalazione inviata all’amministrazione e una relazione spedita alla Soprintendenza sollevavano ancora questioni tecniche arrivando a chiedere la stessa cosa, ovvero che la vendita venga sospesa.

Dopo aver osservato un minuto silenzio per ricordare il dramma dell’Olocausto i lavori sono entrati immediatamente nel vivo con la presentazione della mozione da parte della consigliera Francesca Sacconi. “Chiediamo di stralciare tutti i tre mappali dal piano delle alienazioni. I cittadini davanti a questo bando si sono ribellati, sono scesi in piazza e hanno raccolto la bellezza di 40mila firme con una petizione. Avevate commesso un errore riguardo ai terreni e avete corretto il tiro, ma andate avanti con la volontà di vendere il rudere che è al centro di uno dei terreni, quello del mappale 242 sul quale si attende la verifica di interesse storico e culturale. Non capiamo il perché di tale accanimento alla vendita. Perché questa fretta? Vi ha portato a fare un errore, lo stesso di un anno fa per Via Colonna”, ha sottolineato Sacconi. “L’interesse dei cittadini non è vendere, è evidente: 52mila euro sono goccia nel mare nel bilancio del Comune”, ha aggiunto.
Franco Talevi ha letto la lettera di un parente di uno dei cinque operai che persero la vita nel crollo della cava della Crocetta. “Quel luogo è da salvaguardare. C’è anche una lapide alla memoria di quei giovani che persero tragicamente la vita. Nel 1981 – ha ricordato l’ex sindaco – il Comune acquistò i beni con il voto unanime di Pci, Dc e Psi. Un fatto più unico che raro. E la Provincia, la Regione e la Cassa di risparmio ci sostennero. Ripensate alla vostra decisione, non facciamone una battaglia politica. Non priviamo le future generazioni di questa area unica per un sacchetto di noccioline. Se è per i 50mila euro, credo si possano trovare in altro modo, magari con una sottoscrizione…”.

Un breve intermezzo in cui il sindaco Cozzani ha spiegato che la discussione interna alla maggioranza era già stata affrontata in precedenza per evitare di “perdere tempo a fare chiacchiere inutili in Consiglio comunale, perché siamo pagati da contribuenti”, ha dichiarato, andando incontro a nuove critiche da parte dell’opposizione e al vociare del pubblico presente in Sala. Poi la palla è tornata al centrosinistra.
“Ognuno ha sue idee. La Fondazione Manarola – ha esordito Saul Carassale – recupera terreni abbandonati e li restituisce all’uso agricolo. Qua non si può sperare in niente di simile. Ma abbiamo un altro problema: c’è stata una forzatura amministrativa. Non appena avete approvato il piano delle alienazioni è stata lanciata l’asta, sbagliata. I cittadini pongono un problema, non vengono ascoltati ma anzi ridicolizzati. Corretto l’errore si torna all’asta come se niente fosse. Capisco che si voglia alienare quello che non si sa o si vuole usare. Ma la pratica fasulla no”. Immediata la replica del primo cittadino: “Non sono io che non so valorizzare quel bene. Nessuno è stato in grado di farlo in 40 anni. Se oggi è completamente diruto vuol dire che nessuno, anche prima di me, ha fatto interventi di recupero. Ci siamo chiesti cosa fare: ne abbiamo sentite tante, anche di fare un rifugio e darlo in gestione. Ma il Comune non deve fare l’immobiliarista”. Di nuovo brusio tra il pubblico. “In nove anni abbiamo messo in campo azioni coerenti con quello che avevamo annunciato e che hanno risollevato le casse del Comune. Gli immobili che abbiamo messo a rendita genereranno tra i  2,5 e i 3 milioni di euro in 10 anni. Prima erano regalati. Nella pratica – ha proseguito Cozzani – non c’è niente di fasullo: ritenevamo in buona fede che i due mappali non necessitassero la verifica di interesse da parte della Soprintendenza. Li abbiamo tolti e poi vedremo. Sul fabbricato non c’è appello: abbiamo fatto la verifica nel 2017”. Poi rispondendo indirettamente alle proposte di utilizzo dell’area da parte di associazioni il primo cittadino ha detto: “Su questo noi non ci siamo mai tirati indietro e daremmo anche il bene in concessione a canoni ridotti, se si dovesse trattare di associazioni no profit, ma a oggi non abbiamo ricevuto nemmeno una proposta. Se arriveranno le approveremo nel criterio della trasparenza e della valorizzazione del bene. Ma l’immobile in quelle condizioni è solo depauperamento e un danno per la collettività, visto che lì viene fatto di tutto tranne cose lecite”.

“E allora attivi Carabinieri e Polizia locale per fare delle verifiche”, ha risposto Fabio Carassale cogliendo la palla al balzo. “E qua non si fanno chiacchiere inutili, questa è una affermazione grave.  In nove anni – ha continuato – non avete dimostrato nessun interesse nel gestire i beni della comunità, siete amministratori non proprietari. Siete stati eletti per svendere il nostro paese? Avete chiuso i posti per le persone comuni, le scolaresche, le associazioni che cercano strutture economiche ed ecologiche. Ricordiamo solo la white dinner, gli yacht e lo champagne. Iniziative culturali: zero. Nei primi anni Duemila era stato pensato un recupero dell’uliveto, e ci sarebbe l’opportunità di provare a sfruttare il Pnrr per andare in quella direzione”
Saul Carassale ha fatto notare come nel capoluogo sia in corso un progetto di valorizzazione delle mura ottocentesche, beni abbandonati come il giardino pantesco, e ha sottolineato come l’area della Crocetta, così come è oggi, sia molto apprezzata dai turisti come punto panoramico e da fotografare.
Quindi una raffica di domande da parte di Sacconi: “Quanto è costato al Comune quel terreno in nove anni? E se nessuno ha fatto niente prima per recuperarlo, voi che avete fatto in nove anni? Ci sono 40mila firme chiedono un percorso partecipato, volevate il progetto bello e pronto? E se arriva un’associazione lei la sospende l’asta?”.

L’asta del fabbricato va avanti. I terreni sono a disposizione”, ha chiarito inamovibile il sindaco. “Il piano delle alienazioni fa parte di in percorso logico iniziato 9 anni fa per sostenere il maxi debito che abbiamo ereditato”. E con la comparsa del concetto di debito la discussione è scivolata inesorabilmente sul passato, tra richiami alle responsabilità delle amministrazioni precedenti e distinzioni tra debiti e mutui per investimenti. Un ritornello che non passa di moda nei botta e risposta in riva al Golfo.

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