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Quisquilie e meraviglie

Quisquilie e meraviglie

L’ospite indesiderato

L'ospite inatteso...Il Covid

Alla fine l’ospite indesiderato era entrato anche in casa sua. 

Dopo aver visitato tutto il mondo, dopo essere entrato in tante, troppe famiglie, improvvisamente si era presentato alla sua porta, non invitato, senza annunciarsi. 

Era sempre stata prudente, sebbene mai ossessiva, rispettosa delle disposizioni che da marzo 2020 ripetevano: distanziamento, mascherina, frequenti lavaggi delle mani, uscite ed eventi sociali limitate veramente al massimo… Certo col tempo, come forse è giusto che sia, si era concessa qualcosa in più: l’estate al mare, qualche aperitivo, qualche uscita con le amiche, una preziosa serata al cinema con l’uomo che, dopo anni, l’aveva fatta innamorare, qualche volte al ristorante ma tutto davvero limitato e, soprattutto, all’insegna della prudenza. 

Aveva tirato un enorme sospiro di sollievo in occasione della terza dose di vaccino che, lo sapeva, non l’avrebbe protetta da un eventuale contagio ma le avrebbe evitato possibili conseguenze drammatiche. Non essendo mai stata un’amante del gioco d’azzardo non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di provare a correre il rischio e sfidare la sorte non vaccinandosi. 

Nei mesi precedenti, è vero, aveva avuto qualche raffreddore, qualche malessere, ma quella mattina se lo sentiva. 

Per la prima volta aveva fatto il tampone, più che altro per non passare da malata immaginaria agli occhi degli altri dal momento che dentro di sé sapeva con certezza di avere il Covid. Non poteva sapere come e quando lo aveva incrociato nella sua strada, ma sapeva che era lui. 

Il giorno precedente aveva cominciato ad avvertire un mal di gola inusuale, come modalità di manifestazione e come intensità. Non era incline alle lamentele e aveva un’alta soglia di sopportazione del dolore, ma questo era altro, diverso da ogni cosa provata prima. A questo, con una rapida escalation, si aggiunsero gli altri sintomi: raffreddore, dolori diffusi, febbre, e il giorno dopo il sintomo più “antipatico”, la scomparsa dell’olfatto e del gusto. 

A causa di questa sparizione si sorprese a mangiare moltissimo, con abbinamenti di sapori a dir poco inconsueti, cercando quasi spasmodicamente di ritrovarne almeno uno la cui presenza le avrebbe restituito qualcosa che non si rassegnava ad aver perso. Invece dovette accettare il nulla: nessun sapore, o meglio, un retrogusto di cartone che, al momento, era il sintomo che davvero le pesava di più. Fino alla sera.

Sembrava andasse meglio, e tutto sommato era davvero così: mal di gola e febbre erano quasi passati, le era rimasto solo quello che sembrava un banale raffreddore; ma nel corso del tardo pomeriggio aveva preso a stare nuovamente male: aveva freddo, davvero molto freddo, nemmeno il riscaldamento acceso e i due pile indossati le davano sollievo. Era salita nuovamente la febbre e pure una tosse secca, fastidiosa, che l’aveva svegliata dal riposo pomeridiano lasciandola sgradevolmente sorpresa e un pochino preoccupata. 

Dopo cena si scoprì spaventata: aveva fame d’aria. Le sembrava di non riuscire a portare a termine la respirazione, come se inspirasse soltanto a metà, non completamente. La saturazione non era brillante e si era trovata per la prima volta d’accordo con il medico nell’aumentare la dose di cortisone. Non era mai stata una paziente… paziente, ma sentiva di non essere nella posizione di trattare, soprattutto, sentiva di dover ricorrere a tutta la sua razionalità e alla sua freddezza per non cedere al panico, consapevole che la situazione era comunque sotto controllo. Ma i pensieri seguono vie e geometrie non del tutto controllabili, e si era sorpresa a chiedersi “Cosa sarebbe successo se…?”. Cosa sarebbe successo se si fosse aggravata? Cosa sarebbe successo se improvvisamente, invece di respirare a metà, avesse smesso di respirare del tutto? 

Combattendo le lacrime di paura che le si erano affacciate agli occhi, si era forzata a pensare alle cose belle della sua vita, alla prima telefonata del mattino, a tutte le risate ancora da spendere, a tutti i panorami ancora da ammirare. 

Per fortuna nel corso della notte e nella mattinata successiva, grazie alle cure, la situazione era migliorata, sentiva di stare meglio di ora in ora. Non era guarita, antibiotici e cortisone continuavano a essere alleati indispensabili, ma la terribile paurosa esperienza della sera precedente era alle spalle.

Inevitabilmente si sorprese a chiedersi cosa sarebbe successo se non fosse stata vaccinata; probabilmente sarebbe stata ricoverata, forse intubata, forse… 

Ma ora era solo grata di non essersi ammalata due anni fa e di avere ancora tempo, il tempo per ridere, giocare, fare l’amore, sognare. 

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