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“Nuovo Felettino, rescindere il contratto con Pessina ci costerà 100 milioni”

Il Manifesto per la sanità locale chiama gli amministratori locali per condividere i dubbi sul partenariato pubblico-privato tramite cui la Regione Liguria vuole finanziare il nuovo ospedale della Spezia. "Ma tra rendimento atteso e costo del debito, il privato mediamente si attende circa il 9% sul capitale da lui investito. Questo la rende più onerosa di ogni altro tipo di pubblico appalto. E anche sull’allocazione dei rischi occorre una seria riflessione".

Tornano ad avanzare “forti critiche” alla formula pensata da Regione Liguria per realizzare il nuovo ospedale del Felettino. E avvertono i sindaci del territorio sul rischio che il partenariato pubblico-privato metta una vera e propria ipoteca sui fondi che ASL 5 avrà a disposizione per far funzionare il nosocomio. Il Manifesto per la sanità locale ha invitato questa mattina gli amministratori locali ad un ennesimo momento di riunione e riflessione, per valutare assieme il parere esposto dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica presso la presidenza del Consiglio dei ministri e dalla Ragioneria di Stato. “Un documento che non promuove affatto il progetto per il nuovo Felettino, come dice la Regione. Anzi, semmai lo rimanda a settembre. Se non è addirittura una bocciatura”, spiega Rino Tortorelli.

“Ci sono rilievi su molti dei punti che anche noi avevamo sottolineato – analizza Tortorelli -. Intanto sul sistema di finanziamento, questo partenariato pubblico privato che dovrebbe garantire 86 milioni di euro. Ma tra rendimento atteso e costo del debito, il privato mediamente si attende circa il 9% sul capitale da lui investito. Questo la rende più onerosa di ogni altro tipo di pubblico appalto. E anche sull’allocazione dei rischi occorre una seria riflessione. Infine, una volta pronto l’ospedale, il privato contribuirà anche alla gestione non sanitaria per 25 anni e mezzo. ASL5 gli dovrà corrispondere 15 milioni di euro all’anno: dove troverà allora le risorse per migliorare il servizio negli anni con questo esborso sulle spalle?”.

Secondo il Manifesto, il documento del DIPE permette anche di quantificare la decisione di rompere il contratto con Pessina Costruzioni. “A causa di quella disgraziata decisione, oggi dobbiamo spendere quasi 100 milioni di euro in più – si legge in una nota dell’associazione -. L’analisi dei costi aumentati, soprattutto per gli anni persi col relativo incremento dei prezzi, è impietoso: + 35 milioni per aumento del costo di costruzione dell’edificio, +17 milioni per l’aumento dei costi per arredi e dotazioni medicali, +11 milioni per spese di collaudo, + 14 milioni aggiuntivi di accantonamento per imprevisti. Una parte, esigua, va per miglioramenti progettuali del nuovo progetto al suo interno, l’incremento restante è per la lievitazione dei prezzi nel frattempo cresciuti”. Infine la cosa più grave, per il comitato, è che il documento è tuttora secretato, rendendo ogni ragionamento parziale.

“In base alla normativa attuale sull’adozione di posti letto c’era una seconda soluzione, ovvero il mantenimento del piano sanitario regionale com’è oggi – aggiunge Valter Chiappini -. Bastava un ospedale nuovo da 300 posti letto, mantenendo il San Bartolomeo di Sarzana. I 506 posti letto nel futuro Felettino necessitano, per la gestione, di personale che oggi non c’è. Oggi non si va oltre i quattrocento. Si rischia di avere un futuro un pezzo di ospedale nuovo che rimarrà vuoto e inutilizzato”.

In sala un manipolo di sindaci e assessori. Mancano rappresentanti della Spezia e di Sarzana, i due comuni maggiori. C’è il sindaco di Bolano, Alberto Battilani: “La Regione Liguria ha diritto di fare delle scelte, però c’è la prerogativa di chi amministra i territori di conoscere i dettagli. Secretare il progetto è una cosa grave”. Il suo omologo di Vezzano Liguria, Max Bertoni chiede di avere accesso al progetto per “ragionare con un’orizzonte di dieci anni almeno”.

L’assessore Salvatore Romeo di Arcola sottolinea come “preoccupazione sia la parola che accompagna questo tema. Bene che vada vedremo l’ospedale tra dieci anni, essendo ottimisti. Nel frattempo cosa succederà? Nei futuri bilanci di Asl5, gran parte delle risorse per onorare l’impegno per la costruzione dell’ospedale Felettino”. Leonardo Paoletti, primo cittadino di Lerici, chiede “un confronto tra noi sindaci, che rappresentiamo le comunità, e la Regione Liguria con il sindaco del Comune della Spezia, dove l’ospedale sarà fisicamente installato. Sono convinto che anche loro avranno interesse a trattare un tema così delicato.  Il confronto in democrazia è essenziale. Affrontiamolo senza posizioni ideologiche.


Nota del Manifesto per la sanità locale

Abbiamo studiato con attenzione l’analisi sulla manovra finanziaria per la costruzione del nuovo ospedale del Felettino effettuata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica (DIPE) – in collaborazione con l’Ispettorato generale per la contabilità e la finanza pubblica della Ragioneria Generale dello Stato.

Da tale analisi si può ricavare che il progetto non è stato promosso, ma rinviato a settembre (se non bocciato) in molte delle sue parti determinanti.

Infatti, l’analisi del DIPE critica con rigore e serietà di argomentazioni il percorso amministrativo/finanziario congegnato dalla Regione insieme ad IRE e a Cassa Depositi e Prestiti.

Per intanto dobbiamo notare che le nostre perplessità sul sistema di finanziamento del progetto (in particolare se il Partenariato Pubblico Privato (PPP) fosse più conveniente rispetto ad un appalto tradizionale) e sull’allocazione dei rischi erano pienamente fondate. Così come pertanto fondata si rivelava la nostra richiesta di accesso agli atti. Richiesta respinta da IRE nonostante un sollecito di diverso avviso espresso dal Difensore Civico.

Allo stato e sulla base delle valutazioni del DIPE, risulta assolutamente necessaria una analisi accurata della documentazione del progetto (attualmente secretata anche per i Consiglieri Regionali), proprio sulla base delle criticità riscontate dal DIPE e proprio per accertare l’economicità del PPP rispetto ad un appalto tradizionale con fondi esclusivamente pubblici e l’allocazione dei rischi.

Ciò che chiediamo e ciò che faremo

Chiediamo che tutti gli atti del progetto siano de secretati e resi pubblici

Chiediamo che il progetto e l’analisi critica del DIPE siano oggetto di approfondito dibattito in sede di Conferenza dei Sindaci dell’ASL 5, aperta al pubblico

Chiediamo che tutta la procedura di finanziamento sia integrata con una valutazione comparativa di convenienza tra PPP e appalto tradizionale con fondi pubblici

Invieremo alla Procura della Corte dei Conti il documento del Dipartimento governativo affinché quella Magistratura sia pienamente in grado di monitorare al meglio, anche con puntuali riscontri, la Regione qualora essa intenda eludere o disattendere le critiche e le osservazioni di illegittimità rilevate dal DIPE.

Analisi della valutazione espressa dal DIPE

La scelta di realizzare il nuovo ospedale ricorrendo al PPP ha certamente riscontro di legge, ma è sbagliata in quanto più onerosa di ogni altro tipo di pubblico appalto. Il PPP costa molto di più per gli alti tassi di interesse e di profitto che vanno a remunerare il capitale privato investito.

In genere si ricorre a quel tipo di appalto quando la Pubblica Amministrazione non ha sufficienti capitali per realizzare le proprie opere.

Non è questo il nostro caso.

Infatti il partner privato dovrebbe apportare 86 milioni di euro per completare il finanziamento occorrente ad arrivare ai 264 milioni totali, quale costo preventivato per il nuovo ospedale (di cui ca. 175,7 per la costruzione e i restanti per accessori, arredi, etc). Sono già disponibili 104 milioni dello Stato già impegnati da molti anni ed inoltre i 74 milioni della Regione. Col capitale privato di 86 milioni si vorrebbe chiudere il cerchio. Ma tale somma poteva essere recuperata in altro modo. Una parte non da poco, oltre 23 milioni, potevano essere recuperati rinnovando l’Accordo di Programma Integrativo, stipulato nel 2017, ma decaduto per decorrenza di termini qualche anno fa, a seguito della decisione regionale di disdire il precedente appalto. In realtà tale Accordo Integrativo è stato “resuscitato” dalla Regione, ma non per l’ospedale di Spezia a cui esso era dedicato, ma per girarlo a favore di altre opere sanitarie di altre Asl liguri.

Se si fosse data attuazione all’Accordo di Programma Integrativo, sarebbero mancati circa 60 milioni che potevano essere trovati con un mutuo bancario (preferibilmente con la Cassa Depositi e Prestiti che pratica i più bassi tassi di interesse), tenendo conto che la Regione può contrarre mutui solo per realizzare investimenti.

In ogni caso ed anche oggi, la Regione spenderebbe molto meno con un appalto con risorse pubbliche tramite mutui, di quanto spenderà ricorrendo al Partenariato Pubblico-Privato. Questo tipo di contratto è sempre molto più oneroso di quello completamente pubblico. Basti pensare che tra rendimento atteso e costo del debito il privato mediamente si attende circa il 9% sul capitale da lui investito. Il quasi 9% si ottiene sommando il 6% per il rischio di impresa (determinato sulla base del differenziale di rendimento storico di lungo periodo tra titoli azionari e obbligazionari sui mercati finanziari internazionali) al costo del debito ipotizzato al 2,8% (determinato sulla base dell’onerosità media delle linee di finanziamento del PEF dell’opera pubblica)..

Il tutto viene poi onerosamente aggravato dai costi lievitati, a seguito delle improvvide scelte operate dalla Giunta Regionale nel passato.

Studiando la nota del DIPE, possiamo oggi tirare le somme di quanto è costato l’aver interrotto, ed infine disdetto, l’appalto precedente.

A causa di quella disgraziata decisione, oggi dobbiamo spendere quasi 100 milioni di euro in più.

Infatti l’analisi dei costi aumentati, soprattutto per gli anni persi col relativo incremento dei prezzi, è impietoso: + 35 milioni per aumento del costo di costruzione dell’edificio, +17 milioni per l’aumento dei costi per arredi e dotazioni medicali, +11 milioni per spese di collaudo, + 14 milioni aggiuntivi di accantonamento per imprevisti. Una parte, esigua, va per miglioramenti progettuali del nuovo progetto al suo interno, l’incremento restante é per la lievitazione dei prezzi nel frattempo cresciuti. A questi costi dobbiamo aggiungere i 23 milioni persi del finanziamento statale dell’Accordo Integrativo del 2017, in quanto non utilizzati nel periodo di tempo prestabilito.

Sommando i 23 milioni persi per l’ospedale di Spezia a tutti i costi per i prezzi lievitati a causa degli anni persi inutilmente, si arriva alla somma di 98 milioni di euro buttati al vento.

Per tappare quel buco si ricorre ora al capitale privato. Il quale va però lautamente remunerato con un tasso di rendimento dell’8,8%. Questo sarà a carico del bilancio annuale dell’ASL 5 che pagherà per 25 anni e 6 mesi – ogni anno – ben 10 milioni e trecentomila euro solo per il ristoro del capitale privato investito. Si conferma che il privato ci mette 86 milioni ma alla fine dei 25 anni e mezzo avrà totalizzato un recupero di 262 milioni provenienti dall’Asl 5.

Continuiamo a chiedere : anziché accollare sui futuri bilanci dell’Asl spezzina tali rendite e costi finanziari non converrebbe impegnare quelle ingenti risorse per assumere stabilmente medici, specialisti, infermieri, tecnici che mancano enormemente all’Asl 5 da troppi anni?

(Ed esisterebbe pure una terza via, ancor più conveniente per il territorio: ridimensionare il progetto del nuovo Felettino con un numero di posti letto che con quelli del San Bartolomeo di Sarzana rispondano alle esigenze del nostro territorio mantenendo i due nosocomi (urgenza/emergenza a La Spezia ed elezione a Sarzana). Si otterrebbe la possibilità di terminare l’opera con i finanziamenti totalmente pubblici, evitare l’ingessamento venticinquennale dei bilanci ASL, spostando i costi del canone del PPP su investimenti in personale e strutture.

Riepiloghiamo per sommi capi alcune delle criticità essenziali evidenziate dal DIPE, in particolare derivanti dall’esame della “bozza” di contratto tra ASL e Privato.

Il mancato rispetto del limite del 49% di contributo pubblico per la costruzione

la necessità che il contratto con il privato (già di 25,5 anni) non sia oggetto di proroghe

l’effettivo trasferimento dei rischi al privato (nella “bozza” non chiariti)

l’attenta previsione che non vi devono essere attività extra canone (già di oltre 10 mln l’anno) da pagare a parte e a carico ulteriore dei bilanci ASL

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