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L'ordinanza

Peste suina, i ministri stoppano caccia e attività all’aria aperta in 114 comuni tra Liguria e Piemonte

Tra le province di Alessandria, Genova e Savona. Coldiretti: "Importante la tempestiva adozione di questo provvedimento". La Regione scrive a Roma per il sostegno all'economia locale. Toti: "Situazione desta grande preoccupazione".

La zona oggetto dell'ordinanza, dal dispositivo dirigenziale del ministero della Salute

Un’ordinanza che vieta la caccia (può essere autorizzata solo quella selettiva) nonché la raccolta di funghi e tartufi, la pesca, il trekking, la mountain bike e tutte quelle le altre attività che prevedono l’interazione diretta o indiretta con cinghiali infetti o potenzialmente infetti. Il provvedimento, varato ieri sera congiuntamente dai ministri della Salute, Roberto Speranza, e delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, avrà durata semestrale e riguarda 114 comuni delle province di Alessandria, Savona e Genova. Finalità dell’ordinanza è contrastare la diffusione della Peste suina africana, malattia virale che colpisce appunto i suini, quindi sia i maiali, sia i cinghiali. La zona oggetto del provvedimento è stata definita con dispositivo dirigenziale del ministero della Salute sulla base dei
luoghi di ritrovamento delle tre carcasse di cinghiali selvatici situati nei Comuni di Ovada (il primo rinvenimento, datato 7 gennaio), nell’Alessandrino, di Isola del Cantone (Genova) e di Fraconalto (Alessandria).
“La peste suina africana può avere gravi ripercussioni sulla salute della popolazione animale interessata e sulla redditività del settore zootecnico suinicolo, incidendo in modo significativo sulla produttività del settore agricolo a causa di perdite sia dirette che indirette con possibili gravi ripercussioni economiche in relazione al blocco delle movimentazioni delle partite di suini vivi e dei relativi prodotti derivati all’interno dell’Unione e nell’export”, si legge nell’ordinanza emessa dai ministeri.

Per Coldiretti “è importante la tempestiva adozione del provvedimento che consente alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza, fornendo rassicurazioni in merito alle esportazioni”. Lo afferma il presidente Ettore Prandini. “Abbiamo più volte evidenziato il rischio della diffusione della Peste suina africana attraverso i cinghiali e la necessità della loro riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette – prosegue Prandini – Adesso serve subito un’azione sinergica su più fronti anche con la nomina di un commissario in grado di coordinare l’attività dei prefetti e delle forze dell’ordine chiamate ad intensificare gli interventi, per tutelare e difendere gli allevamenti e compensare gli eventuali danni economici alle imprese. Si ravvisa infine la necessità di avviare iniziative comuni a livello europeo perché è dalla fragilità dei confini naturali del paese che dipende l’elevato rischio di un afflusso non controllato di esemplare portatori di peste”. Colrietti ritiene “essenziale agire anche per tutelare gli interessi economici connessi allo scambio extra Ue e alle esportazioni verso i Paesi terzi di suini e prodotti derivati: sono già state attivate misure precauzionali alle frontiere di Svizzera, Kuwait e in Oriente (Cina, Giappone e Taiwan) dove è stato previsto un temporaneo stop alle importazioni di carni e salumi Made in Italy”. Aggiungono Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti Liguria, e il delegato confederale Bruno Rivarossa: “Siamo in continuo e costante contatto con l’autorità sanitaria in Liguria, gli assessorati regionali all’Agricoltura e alla Sanità, oltre che con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta per poter dare ai nostri associati le corrette informazioni e tempestivi aggiornamenti. Siamo costretti ad affrontare questa emergenza perché è mancata l’azione di prevenzione e contenimento, come abbiamo ripetutamente denunciato sia durante le manifestazioni in piazza De Ferrari sia nelle sedi istituzionali, di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne in tutta Italia, dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari con stime di oltre 80mila capi nella nostra regione; inoltre, siamo ancora in attesa dei dati che abbiamo chiesto a Regione Liguria per conoscere bene i numeri e i meccanismi che vengono generati dall’attuale sistema di caccia, al fine di monitorare il fenomeno anche in termini sanitari e fiscali e di vigilare contro le speculazioni di mercato a tutela degli allevatori e del sistema economico ed occupazionale”.

La lettera al presidente Draghi  e ai ministri Speranza e Patuanelli e i commenti della giunta

Attivare in tempi strettissimi un tavolo permanente di monitoraggio coinvolgendo anche le altre Regioni interessate per elaborare le prime stime dei mancati redditi derivanti dal blocco delle attività e predisporre tempestivi e opportuni sostegni per tutti i settori delle economie locali interessati dal provvedimento e investiti da questo grave fenomeno. Lo chiede Regione Liguria in una lettera firmata dal presidente Giovanni Toti e dal vicepresidente e assessore all’Agricoltura e alla Caccia Alessandro Piana in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli a seguito dell’ordinanza emanata dal governo con l’individuazione di una ‘zona rossa’ tra le province di Savona e Genova in cui sono vietate per sei mesi le attività venatorie e le altre attività all’aperto allo scopo di arginare la diffusione della peste suina.
“La situazione della peste suina sta destando grande preoccupazione – afferma il presidente Toti – soprattutto alla luce di un grande mercato italiano di export della carne di maiale che vale 6 miliardi di euro. Ieri ho parlato con il ministro Patuanelli e con il sottosegretario Costa e nei prossimi giorni con il sistema di Federparchi, di Anci e delle Camere di Commercio cercheremo di quantificare eventuali danni per chiedere al governo adeguati ristori. È chiaro che si tratta di un fenomeno preoccupante, che potrebbe incidere sulla nostra economia in modo particolare nei prossimi mesi e per questo ci siamo attivati col governo per evitare danni al nostro entroterra. Comprendiamo i disagi ma occorre grande responsabilità da parte di tutti”.
“È fondamentale – aggiunge il vicepresidente Piana – sensibilizzare i Comuni dell’area interessata per garantire una corretta informazione alla popolazione. La stima è che nell’area ligure prevista dall’ordinanza, in cui ricadono 36 Comuni, ci sia una comunità di almeno 15-20mila cinghiali. Fortunatamente la Peste suina non è in alcun modo pericolosa per l’uomo o per altre specie animali ma l’uomo può essere inconsapevolmente il vettore principale di diffusione del virus attraverso scarponi o vestiti che sono il primo veicolo di contagio. Per questo che in caso di contatto accertato dalle autorità preposte sono messe in atto accurate misure di disinfezione e sanificazione”. Regione Liguria sta già studiando una serie di possibili interventi da attuare nelle prossime settimane: “La perimetrazione attuale della zona rossa – aggiunge Piana – è di natura precauzionale: non appena possibile avvieremo un attento monitoraggio delle zone interessate, partendo dal perimetro esterno e procedendo verso l’interno, coinvolgendo le forze dell’ordine, la protezione civile e anche i cacciatori per valutare, se non verranno trovate carcasse di cinghiali infette, una riduzione dell’area oggetto dei divieti e successivamente procedere con gli abbattimenti selettivi”.
“È indispensabile che sia attivato quanto prima un meccanismo di ristori per tutte le attività ricettive che hanno sede nell’area interdetta – afferma l’assessore al Turismo Gianni Berrino – e che soprattutto in questo periodo, con l’allungarsi delle giornate e andando incontro alla primavera, vivono dei turisti che praticano attività outdoor come l’escursionismo o la mountain bike. Dobbiamo evitare in ogni modo che questo provvedimento determini danni irreparabili per i paesi del nostro entroterra, in una regione che, grazie al clima e ad un ambiente stretto tra le montagne e il mare, è caratterizzata da un turismo attrattivo tutto l’anno grazie proprio a questo genere di attività all’aria aperta”.
“L’entroterra non è solo una risorsa da difendere – sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti – ma anche un’opportunità di sviluppo sostenibile per la nostra regione. Il lockdown di sei mesi nei boschi, per limitare il diffondersi del virus suino, impatterà inevitabilmente sulla nostra economia, causando un contraccolpo finanziario pesante. Per questo è fondamentale che il governo intervenga tempestivamente per ristorare adeguatamente le attività coinvolte da tali disposizioni, già duramente colpite dagli effetti devastanti dell’emergenza pandemica. Sarebbe inammissibile – conclude – compensare un’ordinanza del genere con le scarse risorse viste in passato”.

Odg e interrogazione

E Fratelli d’Italia presenterà un ordine del giorno in consiglio regionale perché “la Liguria chieda al governo di concedere ristori alle attività che, direttamente o indirettamente, sono danneggiate dalla peste suina”. Spiega il capogruppo Stefano Balleari: “La chiusura prolungata (si parla di 6 mesi) di interi territori montani ad attività importanti come escursionismo, MTB biking, turismo equestre, ricerca funghi, rischia di trasformarsi in un nuovo lockdown per un entroterra ligure già pesantemente colpito da due anni di pandemia portando alla chiusura di innumerevoli attività di ogni tipo il cui reddito proviene, del tutto o in parte, dalla presenza del turismo. Per questo motivo chiedo un intervento alla Regione Liguria perché si faccia parte diligente con il Governo per dare ristori alle attività danneggiate, perché gli impedimenti che verranno stilati siano il più possibili temporanei e provvisori oltre il tutto per impedire ad aziende e singoli di dover affrontare oltre che il Covid, il caro energetico la chiusura per peste suina”.

E il consigliere regionale del partito Democratico Armando Sanna ha presentato un’interrogazione alla giunta, che verrà discussa nel prossimo consiglio, “per chiedere quali siano le risposte che vuole mettere in campo per arginare questo problema”. Spiega l’esponente Pd: “Dopo l’ordinanza del Ministero – aggiunge – oltre a proporre soluzioni finanziarie di sostegno ad allevamenti e imprese che lavorano la carne suina, dovremo pensare, da subito, a ristori per le imprese legate all’outdoor. Se la sospensione dell’attività outdoor durerà per sei mesi, sarà un danno per la stagione turistica dell’entroterra, che inizia solitamente ad aprile, che si ripercuoterà anche su tutte le attività collegate”.

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