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La petizione online contro la vendita del “giardino pantesco” di Porto Venere ha superato le 30mila firme

Sono più di 30mila le firme raccolte in due sole settimane da Legambiente La Spezia tramite la petizione online sulla piattaforma Change.org contro la vendita del “giardino pantesco” e del terreno comunale che ricade all’interno del Parco naturale di Porto Venere. L’appello, sposato da molte associazioni, si rivolge direttamente al sindaco e alla giunta.

“Questo – si legge nel testo – è un appello per impedire la vendita tramite asta pubblica di un terreno, ora di proprietà comunale, di immenso valore paesaggistico sito all’interno del Parco Naturale di Porto Venere, Sito Unesco e Sito di Interesse Comunitario, proprio al di sopra del cinquecentesco Castello Doria ed in vista del promontorio di San Pietro e dell’Isola Palmaria”. I promotori spiegano infatti che “quell’area che fu acquistata dal Comune di Porto Venere nel 1982 per farne patrimonio di tutti, è oggi messa in vendita dall’attuale amministrazione che ha bandito un’asta pubblica con scadenza delle offerte al 29.01.2022”.

Gli autori della petizione mettono in evidenza che, nel territorio in vendita, è presente anche “un elemento di notevolissimo valore, ovvero quel “muro a secco semicircolare ciclopico” (da qualcuno rinominato “Giardino pantesco”), manufatto unico nel suo genere, per dimensioni e tecniche costruttive finalizzate alla resistenza ai forti venti di Libeccio e Maestrale, che da solo varrebbe un regime di stretta tutela, anche per i secolari olivi al suo interno le cui chiome modellate dal vento formano un perfetto connubio con le pietre magistralmente disposte. Derubricando a vegetazione infestante la meravigliosa macchia mediterranea e la gariga, habitat di pregio tutelati dall’Unione Europea tramite il Sito di Interesse Comunitario”.

“Riteniamo increscioso”, si legge ancora, “che si metta in vendita una porzione così strategica del territorio, di notevole valore identitario, quando invece una amministrazione avveduta e lungimirante ne farebbe tesoro, ricercando forme di gestione che dovrebbero derivare direttamente dai principi istitutivi del Sito Unesco e delle aree protette in cui ricade l’area”.

Il testo si conclude con le proposte dell’associazione, ovvero: “l’interruzione della procedura di gara avviata; il mantenimento della proprietà pubblica dell’area; l’avvio di una progettazione partecipata finalizzata all’uso conservativo di quella porzione di territorio, che ne favorisca la fruizione con finalità educative nel rispetto dei suoi valori e del genius loci.”

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