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Luci della città

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Una semplice proposta per l’umanità

di Giorgio Pagano.

Lucca, piazza Napoleone, concerto di Ringo Starr e della All Starr Band, 8 aprile 2018 (foto Giorgio Pagano).

L’aria del tempo, ha scritto Mario Giro, già Vice Ministro alla Cooperazione Internazionale, è bellicosa, è brutale, è “inquinata con troppa violenza diffusa”. Mark Leonard, direttore del European Council on Foreign Relations, la chiama “the age of unpeace”, che non si traduce con “senza pace” ma con “che disfa la pace”. Sembra che ci stiamo preparando alla guerra. Il nemico da cui proteggersi c’è sempre: una volta la Russia, una volta la Cina, spesso un qualunque Paese arabo.
Quando Papa Francesco, il 16 dicembre, ha salutato Sergio Mattarella, giunto ormai al termine del suo mandato come Presidente della Repubblica, ha messo al centro il tema della pace, e gli ha donato due documenti pontifici: quello “sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato dal Papa e dal Grande Imam di Al-Ahzar Muḥammad Aḥmad al-Tayyib ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, e il Messaggio per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2022, un testo allora inedito, che Mattarella ha definito “fondamentale”. Vi è scritto, tra l’altro:
“Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale. Come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi il grido dei poveri e della terra non cessa di levarsi per implorare giustizia e pace”.
Francesco ha aggiunto:
“In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una ‘architettura’ della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un ‘artigianato’ della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati”.

Lucca, piazza Napoleone, concerto di Ringo Starr e della All Starr Band, 8 aprile 2018 (foto Giorgio Pagano).

Tutti noi possiamo, dobbiamo essere ‘artigiani’ della pace. Lo hanno fatto, qualche settimana fa, cinquanta premi Nobel e scienziati di ogni Paese -tra gli altri Carlo Rubbia e Giorgio Parisi-, con un appello che si rivolge in modo semplice e diretto ai governi del mondo. Ecco il testo di questa “semplice proposta per l’umanità”:

La spesa militare, a livello globale, è raddoppiata dal 2000 ad oggi, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari statunitensi all’anno. Inoltre, è in aumento in tutte le aree del mondo. I singoli governi sono sotto pressione e incrementano la spesa militare per stare al passo con gli altri Paesi. Il meccanismo della controreazione alimenta una corsa agli armamenti in crescita esponenziale, il che equivale a un colossale dispendio di risorse che potrebbero essere utilizzate a scopi migliori.
In passato, la corsa agli armamenti ha spesso condotto a un’unica conseguenza: lo scoppio di guerre sanguinose e devastanti. Noi vogliamo presentare una semplice proposta per l’umanità: che i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite si impegnino ad avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni.
La nostra proposta si basa su una logica elementare:
Le nazioni nemiche ridurranno la spesa militare, e così facendo rafforzeranno la sicurezza dei rispettivi Paesi, pur conservando l’equilibrio delle forze e dei deterrenti.
L’accordo siglato servirà a contenere le ostilità, riducendo il rischio di futuri conflitti.
Enormi risorse verranno liberate e rese disponibili, il cosiddetto «dividendo della pace», pari a mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030.
La metà delle risorse sbloccate da questo accordo verrà convogliata in un fondo globale, sotto la vigilanza delle Nazioni Unite, per far fronte alle istanze più pressanti dell’umanità: pandemie, cambiamenti climatici e povertà estrema. L’altra metà resterà a disposizione dei singoli governi. Così facendo, tutti i Paesi potranno attingere a nuove e ingenti risorse, che in parte si potranno utilizzare per reindirizzare le notevoli capacità di ricerca dell’industria militare verso scopi pacifici nei settori di massima urgenza.
La storia dimostra che è possibile siglare accordi per limitare la proliferazione degli armamenti: grazie ai trattati Salt e Start, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno ridotto i loro arsenali nucleari del 90 percento dagli anni Ottanta ad oggi. I negoziati da noi proposti avranno una buona possibilità di successo, perché fondati su un ragionamento logico: ciascun attore sarà in grado di beneficiare dalla riduzione degli arsenali del nemico, e così pure l’intera umanità. In questo momento, il genere umano si ritrova ad affrontare pericoli e minacce che sarà possibile scongiurare solo tramite la collaborazione. Cerchiamo di collaborare tutti insieme, anziché combatterci.

Nessuno tra i politici italiani, adusi a una presenza attiva nel teatrino politico, in questi giorni particolarmente impegnati in un vacuo chiacchiericcio sul Quirinale, ha reputato di spendere una sola parola sulla proposta. Forse perché in questo contesto storico politico l’orientamento è quello di incrementare, non di ridurre le spese militari. Nel corso del 2021 il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottoposto all’approvazione del Parlamento un numero senza precedenti di programmi di riarmo: diciotto in tutto, di cui tredici di nuovo avvio, per un valore di 23 miliardi. I pareri favorevoli sono sempre stati espressi all’unanimità: la “libidine di servilismo” dei nostri politici impedisce persino di affrontare il tema.
E tuttavia il tema resta. E l’impegno darà frutti. Nel 1955 Bertrand Russell e Albert Einstein presentarono un manifesto per denunciare i rischi del disastro nucleare. Da lì -e da un movimento che coinvolse tante persone semplici- nacque il germe che portò Stati Uniti e Unione Sovietica, negli anni Ottanta, a firmare i trattati di riduzione degli arsenali nucleari.
Anche a Spezia, nel nostro piccolo, in tanti proviamo ad essere “artigiani” della pace.
Molte associazioni hanno chiesto, in queste ore, in occasione dell’arrivo nel porto spezzino della nave cargo Bahri Yanbu, che sia rispettata la legge sul commercio di armi. La nave sta trasportando materiali militari imbarcati in alcuni porti degli Stati Uniti che potrebbero essere destinati all’Arabia Saudita e ad altre nazioni coinvolte nel conflitto in Yemen. La legge esclude non solo l’esportazione ma anche il transito di armi verso Paesi in stato di conflitto armato: la Bahri Yanbu non potrebbe dunque attraccare nel nostro porto. Le autorità competenti devono quindi fare una verifica in materia.

Post scriptum:
Le foto di oggi sono state scattate in piazza Napoleone a Lucca l’8 luglio 2018, in occasione del concerto di Ringo Starr e della All Starr Band. Fu un concerto, come tutti quelli di Ringo, all’insegna di “Peace and Love”. Prima ho citato gli scienziati per la pace. Sembrano, a prima vista, due mondi del tutto diversi. Ma non è così. Ce lo ha spiegato, alcuni anni fa, il libro di David Kaiser “Come gli hippie hanno cambiato la fisica”. Come ha detto il fisico Carlo Rovelli, uno dei firmatari della “semplice proposta per l’umanità”, “i valori sono sempre quelli”.

lucidellacitta2011@gmail.com

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