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1309

Da Lerici a Turbia: ipotesi sul viaggio francese di Dante

di Carlo Raggi, vice presidente Società Dante Alighieri della Spezia.

La statua di Dante inaugurata a Lerici il 30 dicembre 2021

La mirabile statua di Dante inaugurata a Lerici il 30 dicembre scorso, alla presenza dei sindaci di Lerici e Mougins, opera dello scultore Giuseppe Silvestri, ci pone di fronte a due interrogativi, la cui premessa possiamo rintracciare nel terzo canto del Purgatorio. Qui, poco prima di incontrare re Manfredi di Svevia, Dante si trova di fronte al dilemma di come riuscire a inerpicarsi lungo il fianco della montagna attraverso un sentiero così ripido che, per quanto agile possa essere, nessun uomo vivente sarebbe riuscito a utilizzare. Per dare a noi la misura di questa difficoltà, il poeta ci informa che la strada più inaccessibile della Liguria, il più dirupato scoscendimento presente nel tratto litoraneo compreso fra Lerici e Turbie, sarebbe risultato spazioso e largo rispetto a quello del Purgatorio. Ma Dante ebbe conoscenza personale di questo tragitto ligure occitanico? Ed era veramente così accidentato da costituire un insostituibile termine di paragone?

Se vogliamo dare risposta alla prima domanda, allora dobbiamo necessariamente toccare la questione complessa del viaggio del poeta in terra francese, non condiviso da tutti gli studiosi. Quel che è certo, è che il poeta, a seguito dell’editto del 31 marzo del 1309, dovette lasciare Lucca, la città dove soggiornava, per altra destinazione, perché le disposizioni del decreto imponevano ai fuoriusciti fiorentini di lasciare la città. Un dantista come Marco Santagata non esclude un viaggio in Francia con destinazione Avignone, sede papale dal 1309, dove Dante e i fuoriusciti bianchi potevano contare sulla generica «simpatia» dei due cardinali più influenti, Niccolò da Prato e Napoleone Orsini; dove Dante poteva ritrovare non solo Tolomeo Fiadoni, che era partito da Lucca poco prima di lui, ma anche il suo coetaneo Francesco da Barberino; ma dove poteva, in particolare, appellarsi ancora una volta alla consorteria dei Malaspina: il potente cardinale Luca Fieschi era fratello, infatti, di Alagia, la moglie di Moroello Malaspina.

Seguendo questa ipotesi, il poeta, una volta lasciata Lucca avrebbe imboccato la Via Francigena in direzione nord e, una volta arrivato all’altezza di Sarzana, avrebbe seguito la strada costiera della Liguria sino ad Avignone, oppure si sarebbe imbarcato nel porto di Bocca di Magra o Lerici per raggiungere via mare la stessa destinazione. In effetti, nella Commedia tale percorso è adombrato sia nel nostro itinerario Lerici—La Turbie di Purg. III 49-51, sia nell’ampia descrizione a volo d’uccello svolta dal trovatore provenzale Folchetto da Marsiglia di Par. IX 89-90.
La litoranea ligure ritornerà nel dettaglio, prima con i particolari forniti da Dante personaggio in Purg. IV 25, poi nella perifrasi di Papa Adriano V Ottobono dei Fieschi conti di Lavagna di Purg. XIX 100-101, particolarità viarie ben note a chi percorreva l’antica viabilità romana che portava in Provenza; ma in Dante tutto tiene, perché questi luoghi geografici indicati nella Commedia, ovvero il borgo di Lerici, quelli di Sestri Levante, Chiavari (a indicare la foce dell’Entella) e Noli, designano altrettanti punti di approdo, più o meno importanti, di un complesso sistema viario terrestre e di commercio portuale di cabotaggio e interscambio con Genova (in particolare Noli e Lerici).

Il versante francese è invece ripreso e perfezionato, tanto con la descrizione della Provenza come territorio della riva sinistra del Rodano che, a Lione, si arricchisce delle acque della Sorga, nella perifrasi di Carlo Martello di Par. VIII 58-59; quanto con l’evocazione della necropoli di Alyscamps di Arles in Inf. IX 112, sepolcreto geograficamente prossimo ad Avignone. Se però consideriamo che Dante, a questa altezza di tempo, stava completando il Purgatorio e doveva iniziare il Paradiso, allora il viaggio in Francia doveva servire anche ad approfondire gli aspetti teologici di queste due cantiche, soprattutto del Purgatorio, visto che la sua dottrina era stata consolidata pochi anni prima con il concilio di Lione del 1274. Il punto cruciale di questa ipotesi avignonese è quindi tale da rafforzare, piuttosto che escludere, l’allungamento del viaggio verso Lione e Parigi, dato che l’itinerario sinora descritto ricalca una grande via commerciale che, raggiungendo Marsiglia via mare o via terra da Genova, prosegue con l’itinerario terrestre-fluviale francese (ben descritto da Giustiniano con i fiumi che segnano e accompagnano il tragitto sud-nord, ovvero Varo-Rodano-Isara-Saona-Senna della terzina di Par. VI 58-60) che raggiunge Bruges, (la città con le sue dighe difensive dalle maree di Inf. XV 4, una delle quattro città che designano le Fiandre per Ugo Capeto, insieme a Douai, Lille e Gand di Purg. XX 46) toccando centri mercantili di primaria grandezza: Genova, Marsiglia, Arles, Avignone, Lione, Digione, Bar-sur-Aube, Troyes, Parigi, Arras e Bruges.

Risulta evidente, giunti a questo punto, come per Dante, alla grande arteria commerciale appena nominata, se ne sovrapponesse una culturale che, partendo dalla sede del papato ad Avignone con le sue ricche biblioteche papali e cardinalizie, transitava per Lione, la città sede del Primate delle Gallie, degli ultimi due concili ecumenici (del 1245 e 1274), dell’incoronazione di Papa Clemente V (13 novembre 1305) e poi dell’elezione e incoronazione di Giovanni XXII (rispettivamente 7 agosto e 25 settembre 1316)— e da Lione raggiungeva Parigi, città universitaria per eccellenza, centro di studi teologici e di ricche collezioni librarie. Tutti luoghi, Parigi compresa, con una forte presenza di mercanti italiani, in particolare toscani, presso i quali Dante poteva all’occorrenza trovare ospitalità e rifugio. Dobbiamo infatti tenere in debita considerazione che il periodo di regno di Filippo il Bello, dal 1285 al 1314, è da considerarsi l’età d’oro del commercio fiorentino in Francia, cosicché non è del tutto peregrino ipotizzare che, soprattutto a Parigi, per Dante fosse lecito sperare di ricevere ospitalità da concittadini opulenti, così come era avvenuto per il suo maestro Brunetto Latini esule in Francia. E ad un’ambientazione parigina/francese ci riportano il barattiere Ciampòlo di Inf. XXII 48-54, il Pierre de la Brosse identificato da Dante in Purg. VI 19-24, nonché l’esclamazione del poeta nel riconoscere Oderisi da Gubbio nel primo girone delle anime purganti in Purg. XI 79-81 (con quell’alluminar che è un gallicismo, trascrizione italiana del francese enluminer). E poi ancora la terzina della bella Clemenza di Par. IX 1-3, che ha fatto ipotizzare un incontro fra costei e Dante avvenuto a Parigi; la similitudine tratta dalle scuole universitarie di teologia di Par. XXIV 46-48; il malvagio Filippo il Bello indicato dall’aquila nel cielo di Giove in Par. XIX 118-120; nonché lo spazio dedicato a Ugo Capeto capostipite dei Re francesi di Purg. XX 40-123, che presenta una tale estensione da far definire il XX del Purgatorio come il più ‘francese’ dei canti della Commedia. Senza dimenticare, da ultimo, il «Vico de li Strami» di Par. X 137, vale a dire la Rue de Fouarre dove erano situate le scuole di filosofia della Facoltà delle Arti e luogo di insegnamento di Sigieri di Brabante, colui che ivi «leggendo nel Vico de li Strami/silogizzò invidïosi veri» di Par. X 137-38.
Risponderò ora brevemente alla seconda domanda, sulle difficoltà dell’itinerario terrestre, limitandomi a riferire del rifiuto di Montaigne a percorrerlo, in pieno XVI secolo, in quanto si trattava di «un chemin très mauvais et monteux rempli de pierres, de précipices, d’auberges assez mauvaises et fort peu fréquentées». Stando così le cose, sul volto di Dante della statua da poco inaugurata, l’artista ha perfettamente raffigurato non solo la direzione che il poeta aveva intenzione di seguire in quella difficile primavera del 1309, ma anche tutta la preoccupazione dettata dalla prospettiva di dover affrontare il lungo e difficile cammino, via terra o via mare, fra Lerici e Turbie.

Carlo Raggi, vice presidente Società Dante Alighieri della Spezia

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