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Più Europa: “Il Comune di Porto Venere ripensi alla vendita, semmai realizzi un piccolo ostello e ne metta all’asta la gestione”

I vertici spezzini di Più Europa

La messa all’asta di un terreno e di un rudere in una posizione di pregio e unica al mondo, per l’ irrisoria base d’asta di poco meno di 66.500 euro, da parte del Comune di Portovenere non ci convince.
E non lo diciamo per pura e semplice posizione ideologica, ma perché crediamo che in certi casi, come in questo, la proprietà pubblica debba considerarsi bene comune, e quindi non cedibile alla stregua di un qualsiasi altro cespite, e che debba essere preservata e resa fruibile a tutti.
Abbiamo assistito da parte di questa Amministrazione alla vendita di immobili in Palmaria (Casa Carassale) a una s.r.l. di diritto estone con capitale sociale risibile, e all’affidamento della gestione di quello che fu sino a pochi anni fa un bar storico a una società lombarda costituita pochi giorni prima dal bando, che oggi lo ha reso irriconoscibile, e ora ci dispiacerebbe trovarsi di fronte all’ennesima svista.
E’ bene ricordare che nel 1981 l’allora sindaco Talevi deliberò con l’unanime consenso del Consiglio Comunale (Del. 68 del 25/05/81) di acquistare quel lotto dal fallimento della “Marmi Portoro” con l’intento di sottrarlo a logiche speculative e adibirlo ad uso pubblico; purtroppo da allora nessuna amministrazione ha perseguito quanto deliberato, lasciando quel bene all’incuria, ma ciò non ne giustifica affatto la (s)vendita.
Siano rimasti anche basiti dal fatto che un bene acquisito quarant’ anni prima a Lire 61.000.000 (circa € 31.500) sia venduto con base d’asta di circa il doppio (il capitale attualizzato al 2021 varrebbe circa € 128.000), e proprio il bassissimo valore di vendita – stiamo parlando di un fabbricato e di un terreno unici in zona parco, sito UNESCO, e a picco sopra alla grotta Byron – ci fa pensare ad una cattiva se non pessima gestione del patrimonio e del denaro pubblico, e sappiamo bene che chi gestisce male la “res pubblica” non è nemmeno in grado di valorizzarla, ad esempio attraverso azioni partecipative congiunte fra il pubblico e il privato.
L’importanza paesaggistica del lotto ci porta a chiedere a gran voce all’amministrazione Cozzani di recedere dall’alienazione del bene – la cui stima ci pare fatta con estrema imperizia – e di investire invece sulla sua ristrutturazione per realizzarne, ad esempio, un piccolo ostello con terreno annesso, la cui gestione, quella si, andrebbe messa a gara.
La sinergia resa possibile dall’interazione pubblico – privato darebbe invece ottimi frutti, rendendo fruibile a tutti quello che altrimenti resterebbe solo un privilegio per pochi, e nell’ottica del turismo sostenibile metterebbe a disposizione una struttura ricettiva su uno dei più bei sentieri della Liguria.

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