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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Il porto e la Pontremolese erano i temi di tendenza anche cent’anni fa

La Spezia nel 1921

Anno vecchio anno nuovo, favola bella che si rinnovella, gioia del divertimento per l’illusione di un futuro se non più bello almeno meno brutto. È per esorcizzare con il miraggio i timori e le preoccupazioni che dominano il panorama del domani che essendo di natura sconosciuto, è sempre colorato di buio. Giorno come un altro ma di festa per cui viene facile mettere nel cassetto la moderna teoria per cui uno vale uno, idea che, se non altro per le feste comandate, non ha alcuna ragion d’essere. Festa è e festa ha da essere con ogni ammennicolo che l’avvenimento comporta. Il lettore fedele sa che per me la festa comandata è un motivo per andare a curiosare che cosa successe cent’anni fa: non per misurare le differenze esistenti fra ieri e oggi, ma solo per cercare di ricordare i caratteri fondanti della nostra comunità al di là di tutte le varianti prodotte dall’evoluzione delle cose. Anche cent’anni fa si festeggiava l’anno nuovo: con feste e cotillons, decapitando bottiglie attorno a tavole più o meno riccamente imbandite, al suono nei locali delle orchestrine da balera e nelle case dei grammofoni con la tromba e la puntina che era un chiodo, e delle prime radio che, essendo il più delle volte a galena, non si sentivano senza le cuffie.

Ma anche se non si sentiva la musica e la colonna sonora era solo il chiacchiericcio neppure tanto sommesso dei commensali, dovunque esplodeva la voglia dell’evasione, il desiderio forte di riporre da una parte, in un angolino, almeno nell’occasione, le cure e le preoccupazioni quotidiane: la paura del giorno che sta per venire che se ci pensi ti attanaglia la pancia. In quale domani speravano cent’anni fa? Fatto salvo che ogni domani è fisiologicamente sperato sempre più bello dell’oggi anche se del presente non ci si può lamentare, si nutriva molta fiducia che il porto sul cui sviluppo si investiva, facesse sì che sulle sponde del Golfo finalmente arrivassero sorti magnifiche e progressive ché non era da un giorno che la Città aveva individuato nell’attività dello scalo lo strumento principale della sua crescita. L’anno seguente il primo articolo della Rivista istituzionale “Il Comune della Spezia” sarà proprio dedicato al porto mercantile voluto come “emporio della Regione sul mare” ed incrementato nella crescita dalla rete infrastrutturale costruitagli attorno. Di essa lo strumento più importante è considerato la ferrovia per Parma “che apre il nostro commercio alla pianura padana”. Il pezzo esce nell’estate del ’23 ma rappresenta sentimenti coltivati da tempo. Anche allora dicevano della Pontremolese.

Giorni felici a tutti!

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