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Il caso di via della crocetta

Una petizione per mantenere pubblico il “giardino pantesco” di Porto Venere

Giardino Pantesco, Castello Doria e promontorio di San Pietro a Porto Venere

Una petizione via web per impedire la vendita tramite asta pubblica del ‘giardino pantesco’, quel pezzo di terreno pubblico, di significativo valore paesaggistico sito all’interno del Parco Naturale di Porto Venere, Sito Unesco e Sito di Interesse Comunitario, al di sopra del cinquecentesco Castello Doria ed in vista del promontorio di San Pietro e dell’Isola Palmaria. Ben ottocento adesioni in pochi giorni alle istanze descritte nella pagina dedicata sulla piattaforma Change.org, proposte da Legambiente La Spezia, Posidonia – Porto Venere, Movimento “Palmaria SI Masterplan NO!”, Murati Vivi – Marola, Legambiente Lerici, Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino, Delegazione Liguria WWF Italia, PortovenereTVB, LIPU La Spezia, Italia Nostra La Spezia, CAI Gruppo Regionale Liguria, Comitato Vivere bene la Macchia – Santo Stefano Magra, Comitato Vallesanta – Levanto, GRASP The Future, Libera La Spezia, Legambiente Val di Magra, Unione degli Studenti La Spezia.

Come noto, quell’area, che fu acquistata dal Comune di Porto Venere nel 1982 per farne patrimonio di tutti, è stata messa in vendita dall’amministrazione con un’asta pubblica con scadenza delle offerte al 29.01.2022. Senza fare menzione di un elemento di notevolissimo valore, ovvero quel “muro a secco semicircolare ciclopico” (da qualcuno rinominato, appunto, “Giardino pantesco“), manufatto unico nel suo genere, per dimensioni e tecniche costruttive finalizzate alla resistenza ai forti venti di Libeccio e Maestrale, che da solo varrebbe un regime di stretta tutela, anche per i secolari olivi al suo interno le cui chiome modellate dal vento formano un perfetto connubio con le pietre magistralmente disposte. Derubricando a vegetazione infestante la meravigliosa macchia mediterranea e la gariga, habitat di pregio tutelati dall’Unione Europea tramite il Sito di Interesse Comunitario. Nell’appello (clicca qui per vederlo) i promotori attaccano: “Riteniamo increscioso che si metta in vendita una porzione così strategica del territorio, di notevole valore identitario, quando invece una amministrazione avveduta e lungimirante ne farebbe tesoro, ricercando forme di gestione che dovrebbero derivare direttamente dai principi istitutivi del Sito Unesco e delle aree protette in cui ricade l’area. Cosa vogliamo? L’interruzione della procedura di gara avviata, il mantenimento della proprietà pubblica dell’area e l’avvio di una progettazione partecipata finalizzata all’uso conservativo di quella porzione di territorio, che ne favorisca la fruizione con finalità educative nel rispetto dei suoi valori e del genius loci.

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