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Ieri l'inaugurazione della statua

Dante e quell’imbarco a Lerici per andare a Parigi

L'intervento con cui il professor De Nicola ha illustrato un'ipotesi sulla descrizione dell'arco ligure che l'Alighieri fa nel Canto III del Purgatorio.

Letture e illustrazioni dantesche nel giorno dell'inaugurazione della statua del Sommo poeta

Dei non pochi termini posti dai letterati a definire l’arco ligure, quelli probabilmente più famosi, e di cui spesse volte si è parlato, soprattutto dalle nostre parti, in quest’anno dantesco che volge ormai al termine, sono Lerici e La Turbie, menzionati com’è noto nel Canto III del Purgatorio. Ma come mai l’Alighieri optò proprio per questi confini? Una approfondita ipotesi l’ha illustrata ieri il professor Francesco De Nicola intervenendo alla scopritura della statua del Sommo poeta ai giardini di Lerici. “Della vita di Dante – ha spiegato il professore – non conosciamo molto, anche perché, essendo stato condannato alla morte sul rogo da Firenze – ma valeva anche ucciderlo lontano dalla città, cosa che avrebbe fatto incassare una taglia -, lasciava pochi documenti di sé. L’Alighieri viveva in una situazione di perenne terrore e doveva tra l’altro tenersi alla larga non solo dai guelfi neri, che lo avevano condannato, ma ormai anche dai bianchi, perché si era da loro allontanato, facendo parte a sé. Ma, pur, come detto, sapendo poco della sua vita, è ben noto che nell’ottobre 1306 era in Lunigiana; fu a Sarzana e poi a Castelnuovo, dove svolse attività di diplomatico nell’ambito della pace tra i Malaspina e il vescovo conte di Luni. Ma come era arrivato da queste parti?”. Questa la fondamentale domanda di partenza.

“A inizio 1306 – ha proseguito De Nicola – Dante si trova a Treviso, poi si sposterà nelle zone degli Scaligeri, indi toccherà una serie di luoghi che possiamo dedurre dalla Commedia: Peschiera, Mantova, Governolo, che è dove il Mincio diventa affluente del Po. Possiamo ipotizzare che Dante il Po lo abbia risalito; del resto nel Medioevo, perlomeno da marzo a ottobre, si preferivano i viaggi via fiume o via mare, meno faticosi e meno pericolosi. Dante, quindi, circostanza anche questa riportata nella Commedia, potrebbe essere arrivato via fiume fino a Pavia, dove c’è la tomba del suo maestro nascosto, Severino Boezio, per poi da lì scendere verso la Liguria. E attenzione, a Pavia siamo già in zona Malaspina, originari del sud del Pavese, del castello di Oramala. Quale la via per scendere verso la Liguria? Il passaggio obbligato era Bobbio, il monastero di San Colombano, anch’esso possesso malaspiniano. A quel punto, varcato l’Appennino, ecco che Dante cita il Torrente Lavagna, cita Chiavari. È il momento in cui il viaggio torna sulle acque: il Poeta si imbarca, probabilmente a Sestri levante, fino a sbarcare proprio a Lerici e da Lerici salire in Lunigiana dai Malaspina”. Lerici che quindi si fa ideale porta meridionale della Liguria.

Resta La Turbie. “Giovanni Boccaccio, primo biografo di Dante, sostiene che l’Alighieri sia stato a Parigi, tappa di cui riferisce Dante stesso nella sua opera, menzionando la strada su cui sorgeva la Sorbona, nonché i filosofi che insegnavano nell’università parigina. Ma in che periodo andò a Parigi? Non quando era a Firenze, dato il coinvolgimento nella politica cittadina, né quando nel 1310 Arrigo VII di Lussemburgo calò in Italia per restaurare una situazione favorevole alla causa ghibellina. È quindi probabile che Dante sia stato a Parigi quando stava vivendo una situazione più tranquilla, cioè in quel periodo in cui si trovava in Lunigiana e aveva cominciato a scrivere la Commedia. Raggiungere Parigi era meno complicato di quanto si possa pensare, da Genova occorreva una ventina di giorni. Possiamo quindi ipotizzare che Dante si imbarcò a Lerici, da dove allora, come attestato da fonti storiche, era possibile andare fino a Marsiglia. Partito da Lerici, costeggiò la Liguria – ecco perché cita Noli – diretto alle foci del Rodano. E Dante, da grande conoscitore della storia romana, sapeva che su una altura alle spalle dell’attuale Principato di Monaco c’era un grande monumento, Tropheum, edificato nel 6 d.C. in onore di Augusto perché aveva pacificato le popolazioni della zona. Da Tropheum deriva a Turbie, La Turbia; in prossimità di questo luogo Dante passa per raggiungere alla foce del Rodano, da risalire fino a Lione per poi arrivare a Parigi”.

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