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Unione degli studenti: “123mila euro da dividere fra nove scuole, briciole”

"Siamo stufi di vederci prendere miseramente in giro dagli amministratori".

Liceo scientifico "Antonio Pacinotti"

“Qualche settimana fa la Provincia della Spezia, perché si sa a Natale si è tutti più buoni, e come un’anziana zia che ti regala una caramella Rossana (una a numero), mettendotela nel palmo della mano, in una nota ha annunciato che finalmente ha destinato dei fondi per le nostre scuole, la bellezza (si fa per dire) di 123.323 euro, ma noi ci chiediamo, sono abbastanza? Ebbene no, ancora una volta, alle scuole spezzine sono destinate le briciole che evidentemente non bastano, perché i bisogni della scuola sono tanti e soprattutto non sono “ordinari” come la destinazione d’uso che dovrebbero avere questi fondi!”. Lo afferma in una nota l’Unione degli studenti della Spezia. “Gli stanziamenti che le amministrazioni e il governo elargiscono quasi come una sorta di carità ai nostri istituti – prosegue Uds – non possono limitarsi a coprire le spese dei gessetti e della carta igienica (che tra l’altro spesso e volentieri non si trova nemmeno). Noi studenti e studentesse siamo stufi di vederci prendere miseramente in giro dagli amministratori, servono, ora più che mai, fondi per l’edilizia scolastica, per assicurare che i soffitti non cadano sulle teste di noi studenti, per avere la certezza di poter evacuare dai nostri istituti in sicurezza, senza alcun tipo di rischio. Serve investire per abbattere le classi pollaio, infatti dalla legge Gelmini il problema delle classi sovraffollate è all’ordine del giorno, con la mancanza di assunzioni di docenti e classi sempre più numerose in spazi sempre più piccoli. Tutto questo tralasciando il fatto che servirebbero alla scuola molti più spazi, e strutture per poter accogliere gli studenti e le studentesse in sicurezza, infatti dopo il rientro nelle scuole dalla prima ondata di Covid-19 per sopperire a questo problema sono molti i laboratori che nelle nostre scuole sono stati arrangiati ad aule per avere un luogo fisico in cui ammassare il numero sempre maggiore di studenti e per garantire il distanziamento dovuto tra i banchi, privando infatti noi studenti di poter svolgere numerose attività laboratoriali necessarie per lo sviluppo delle nostre conoscenze e delle nostre competenze”.

“Purtroppo sappiamo bene che allo Stato italiano interessi di più investire sull’industria bellica che sulla scuola pubblica, (pensiamo anche all’insano metodo di investire soldi pubblici a livello europeo visto che l’Unione Europea investe in una politica ambientale più sostenibile soltanto un quinto dei quasi duemila miliardi che dedica agli investimenti in campo militare) e ne abbiamo poi una dimostrazione palese sul nostro territorio con la presenza di una vera e propria fiera bellica -SeaFuture- che porta il patrocinio del Comune della città. È avvilente vedere come l’amministrazione e lo Stato italiano pensino che sia bastevole un impegno così misero nei confronti delle generazioni future, la scuola italiana viene anni di continui definanziamenti, e la pandemia non ha fatto altro che accentuare e aggravare i problemi strutturali degli edifici scolastici, ma anche i problemi metodologici del sistema scolastico stesso. Insomma, non sembra che lo Stato si stia curando poi molto della formazione dei suoi futuri cittadini; ci chiediamo quanto ancora dobbiamo aspettare per poter entrare in scuole sicure, avere un accesso al diritto allo studio reale e gratuito per tutti e tutte, che ci sostenga e ci aiuti a diventare cittadini migliori delle nostre città e ci eviti, piuttosto, di abbandonare una volta finiti gli studi il nostro paese per cercare futuro altrove. Il governo deve capire che è il momento di investire sull’istruzione pubblica e iniziare a lavorare su una riforma della scuola per renderla davvero accessibile, noi la nostra proposta ve l’abbiamo fatta scendendo in piazza il 19 novembre in tutta Italia, cosa aspettate ad ascoltarci, Babbo Natale?”, concludono dall’Unione.

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