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“Con Toti un precipizio verso la sanità privata”

Tavola rotonda organizzata dal Pd alla Sala Pentagona di Arcola. "Peracchini non fa gli interessi della cittadinanza, ma del suo capo politico, il presidente regionale".

Arcola, tavola rotonda sulla sanità alla Sala Pentagona

Sanità locale al centro dell’iniziativa promossa ieri dal Circolo Pd di Arcola alla Sala Pentagona, introdotta da Alessandro Rosa e moderata dal presidente dell’ordine ligure dei giornalisti Filippo Paganini. Ad aprire il dibattito, la sindaca arcolana Monica Paganini, che ha parlato di “una situazione della sanità territoriale assolutamente critica, ad esempio per quanto concerne le strutture, le liste d’attesa, la difficoltà nel garantire servizi capillari. Occorre puntare su un ruolo proattivo di Conferenza dei sindaci e Distretti socio sanitari, che in materia di politica sanitaria devono essere protagonisti del coordinamento tra territori, Asl e Regione. Quel che manca è la programmazione, è una cabina di regia tra territori e Asl in grado di dare risposte chiare”. La prima cittadina ha poi rilevato che “non sappiamo ancora quale sarà il ruolo del San Bartolomeo rispetto al Sant’Andrea e sappiamo invece che se un bambino deve nascere o va a Spezia o va a Massa, perché Sarzana non è più possibile e questo è un problema”. Paganini ha ravvisato la necessità “di riportare al centro un sistema sanitario pubblico, interamente pubblico e non falsamente pubblico. La sanità convenzionata non è la sanità pubblica, ma una sanità in cui il pubblico non è più attrattivo e il privato entra e fa man bassa”. Un passaggio sui medici: “Non è vero che i concorsi vanno deserti perché mancano, i medici ci sono. Il punto è avere una sanità più attrattiva e una migliore distribuzione del personale nei territori, è in questo senso che dobbiamo lavorare”, parole che la sindaca ha sostenuto anche citando un passaggio della ministra dell’Università Maria Cristina Messa. La prima cittadina arcolana ha altresì illustrato il progetto di un Presidio territoriale della salute, che potrebbe giovarsi del Pnnr, viste le Case di comunità previste dallo stesso.

“Toti ha tenuto per sé la delega alla sanità, che vale oltre tre quarti del bilancio regionale, perché gli equilibri precari della sua maggioranza non gli hanno consentito di fare altrimenti. Questo ha portato a una sorta di sub delega ai dirigenti, che hanno la gestione diretta della sanità regionale. E in consiglio sulla sanità non risponde mai Toti, ma viene delegato l’assessore Scajola”. Così ha esordito Davide Natale, consigliere regionale Pd. “La sanità spezzina è un disastro, ma non dobbiamo sederci su questa constatazione, bensì rilanciare – ha aggiunto -, sia sugli aspetti organizzativi, sia sul fronte strutture. Il Felettino? A una mia interrogazione sulle risorse per la realizzazione dell’opera è stato risposto che la Regione considera l’opzione di usare le risorse dello Stato per l’edilizia sanitaria, pari a 108 milioni nel 2021, per uscire dal finanziamento. Ma, semmai, dovrebbero essere usate per far uscire il privato, in maniera tale da non dover a questi corrispondere un maxi canone da oltre 14 milioni di euro per 25 anni e mezzo. Un canone al quale va detto per onestà che concorrono anche 2-3 milioni di manutenzioni annuali, che sono necessarie, ma comunque questi oltre 10 milioni Asl come li troverà? Tagliando i servizi, non assumendo, non avendo attrezzature idonee. È così che la sanità corre verso la privatizzazione”. Sempre sul Felettino, Natale ha menzionato “i 23,75 milioni di euro decaduti per il blocco del primo appalto. La Regione non li ha rinegoziati per il Felettino, ma per Galliera, San Martino e Pietra Ligure, una grande cavolata”. Sulla medesima linea d’onda della sindaca per quanto concerne il personale: “Se in Asl5 fai concorsi per posti a tempo determinato e a Massa li fanno per incarichi a tempo indeterminato, è chiaro che è più attrattiva Massa. Oggi in Asl 5 non c’è alcun concorso a tempo indeterminato, tranne che per videoterminalisti”.

Critiche serrate alle politiche sanitarie a livello nazionale, regionale e provinciale da parte del dottor Lorenzo Cozzani, medico di famiglia, uno dei volti del Manifesto per la sanità locale, la rete di associazioni che ormai da qualche anno porta avanti le sue battaglie e che ha costruito con un partecipato movimento d’opinione. “In Liguria – ha detto – le responsabilità sono di chi ha governato e di chi ha fatto opposizione – e nei ruoli si sono anche alternati -, poi dall’arrivo di Toti si è aperto un precipizio verso il privato. Quando invece, come dicono più studi internazionali, privato e pubblico sono completamente differenti e il pubblico è molto meglio da ogni punto di vista”. Il dottor Cozzani ha anche illustrato l’idea del Manifesto sul nuovo ospedale: “Proponiamo che si rinunci ai soldi che dovrebbero metterci i privati, ridimensionando il progetto, immaginando una struttura con meno posti letto e al contempo sfruttando al meglio il San Bartolomeo di Sarzana, che è sempre stato sotto utilizzato”. Da un ripensamento del nuovo nosocomio e del ruolo di quello sarzanese “si potrebbero risparmiare risorse da investire nella sanità territoriale, che è veramente scadente e al 95 per cento in mano al privato”. “Sul personale – ha esordito Luca Comiti, segretario provinciale Cgil – in Asl5 c’è una carenza cronica, perché da anni in Regione vengono fatte scelte a scapito della nostra provincia. Inoltre negli anni è stato azzerato il tessuto della medicina territoriale per la volontà di andare verso il privato, una scelta scientificamente studiata; le strutture poi sono al limite della sostenibilità, per non parlare di liste d’attesa infinite e dell’enorme mobilità passiva. Occorre cambiare rotta rispetto all’obbiettivo attuale, che è sanità lombarda, cioè un privato che fa molta concorrenza al pubblico. Un privato che, come abbiamo visto, ha dimostrato le sue lacune di fronte alla pandemia, di cui invece si è fatto carico il pubblico, opponendosi e resistendo”. Tra le proposte, “togliere il limite di spesa nelle dinamiche per l’assunzione di personale, altrimenti rischiamo di costruire strutture che saranno contenitori vuoti”. Infine l’invito a “fare rete tra cittadini, associazioni, partiti, sindacati: la sanità non ha colore politico, è di tutti”.

Arcola, tavola rotonda sulla sanità alla Sala Pentagona

Presente anche il segretario provinciale Pd, Iacopo Montefiori. “In questi anni il governo regionale non ha fatto nulla per risolvere le storiche carenze del sistema sanitario e ha preparato il terreno per il modello Lombardia – ha detto -. Il Felettino? Se Asl5 dovrà pagare il canone al privato per 25 anni e mezzo, dove troverà le risorse per bandire i concorsi per le assunzioni, ammesso che voglia bandirne? E solo con posti a tempo indeterminato si può operare un serio turnover”. Per Montefiori “la situazione è molto preoccupante, anche per questo abbiamo cercato la disponibilità del dottor Nardini, che nel settore sanitario ha dato prova di assoluta autorevolezza, a candidarsi a sindaco alle comunali. Certo, le elezioni non saranno semplici”. Il dottor Nardini, se la cosa andrà in porto, se la vedrà con il sindaco Peracchini. “Un sindaco debole – ha detto Montefiori -, che in questi anni mai ha risposto ai numerosissimi appelli sulla sanità, in primis arrivati dai sindaci. Un sindaco non in grado di fare gli interessi del territorio ma chino a quelli del suo capo politico, il presidente Toti”. E Carlo Canese, alla guida della Pubblica assistenza Humanitas di Romito, ha sottolineato che “al San Bartolomeo ci sono reparti vuoti, il Sant’Andrea è in affanno e, cosa più palese, nella nostra sanità ci sono disorganizzazione e mancanza di personale. La permanenza delle criticità spinge verso la sanità privata, andando anche a distruggere il mondo del volontariato, sul quale il sistema Italia si basa molto, anche se questo non viene ancora riconosciuto”.

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