Un centinaio di persone in strada per richiamare anche la cittadinanza sullo stato della sanità spezzina a partire dalle problematiche legate alle assunzioni, alle mansioni aggiuntive richieste come il controllo dei green pass, fino ai problemi strutturali del Sant’Andrea. Davanti all’entrata principale dell’ospedale in manifestazione erano presenti personale medico, infermieri, le sigle sindacali Anaoo, Nursind, Cittadinanza attiva tanti politici delle minoranze in consiglio comunale e regionale ma anche alcuni liberi cittadini.
Tutti uniti sotto una sola bandiera: così la sanità non va. Vedere all’orizzonte la realizzazione del Felettino non basta, perché a detta dei manifestanti, il Sant’Andrea non regge più.
Il personale è sempre più stanco, affaticato e segnato dagli anni pesanti della pandemia. “Viviamo in una persistente carenza d’organico – ha spiegato Michela Ardini di Anaoo – a fronte delle promesse di adeguamento dello stesso, se non addirittura di un surplus, con la mancanza del nuovo ospedale siamo esattamente fermi a un anno fa. Le promesse sono state disattese. Siamo sempre più stanchi e meno tolleranti. Il personale viene utilizzato anche per assolvere compiti che non sono legati alla competenza medica. Ci viene chiesto di controllare i green pass, prenotare le visite e spostare gli appuntamenti al telefono. Non vengono fatti tutti gli sforzi possibili per reclutare nuovo personale e non dobbiamo dimenticare le carenze strutturali. Mancano i letti, abbiamo la metà del numero di letti prevista dalla legge Balduzzi che di per sé era già restrittiva. Non c’è posto per ricoverare la gente che ha bisogno. Quella legge prevedeva un territorio efficiente che non c’è. I letti mancanti si traducono in meno assistenza e difficoltà a gestire i pazienti in Pronto soccorso. Mancano le strutture murarie. E’ all’ordine del giorno che si allaghino il Pronto soccorso, le sale operatorie, la Radiologie. Si rompono i condizionatori e dobbiamo accendere delle stufe, nelle stanze dei pazienti per garantire loro una temperatura adeguata. Qua non si parla di un danno momentaneo ma è il segnale inequivocabile che la struttura è vecchia e decadente. Anche i reparti ristrutturati hanno problemi alle pavimentazioni che ci staccano. A fronte di questo disastro vorremmo un confronto e delle risposte, vorremmo sapere quali sono le prospettive e il progetto di medio e lungo termine. Anche se il Felettino dovesse vedere la luce ci vogliono minimo sette anni, come ha sottolineato la direzione. Ci chiediamo come si pensa di traghettare la sanità in questi anni? Questo edificio (indica la facciata dell’ospedale, NdR) sette anni non li regge. Noi e i cittadini hanno il diritto di sapere, serve un confronto con dibattito e contradditorio”.
Assunta Chiocca, responsabile sindacale per Nursind ha aggiunto: “I temi da mettere sul tavolo sono tanti. Parliamo delle prestazioni e le criticità che deve affrontare il personale infermieristico che viene indirizzato ad assolvere compiti di altre specialità come l’operatore sociosanitario e come ultima novità dobbiamo anche controllare i green pass per consentire ai parenti di visitare i congiunti ricoverati. Così facendo si dedica meno tempo all’assistenza infermieristica”.
In manifestazione al fianco dei lavoratori anche il Manifesto per la sanità locale. “Aderiamo con forza all’iniziativa di Anaoo e Nursind – ha detto Rino Tortorelli – siamo tutti sulla stessa barca, che fa acqua da tutte le parti. Siamo stufi di regali ai privati sulla pelle dei cittadini: oltre 20milioni di euro per recuperare le prestazioni arretrate che potevano essere fatte dagli operatori dell’Asl se il personale fosse stato in numero adeguato. Siamo stufi anche della previsione della spesa di 15milioni di euro all’anno per 25 anni per finanziare un privato che costruirà il Felettino. Con quei soldi si poteva assumere personale e dare servizi migliori”.
Il presidio si è tenuto davanti al Sant’Andrea e i manifestanti non sono rimasti solo nella piazzetta davanti all’ospedale, con i loro cartelli hanno cominciato ad attraversare ripetutamente per attirare anche l’attenzione degli automobilisti. Sui camici, il nome è nascosto volontariamente perché di fatto si stanno scontrando apertamente contro la gestione. Tra di loro un medico ha aggiunto: “La situazione è scomoda anche per i pazienti, pensiamo solo ai letti: vengono spinti contro i muri per far stare più persone nelle solita stanza, in spazi dove dovrebbero stare in 2. I riscaldamenti non funzionano. Ci sono reparti che hanno ancora i bagni in comune, siamo nel 2021. E’ una situazione difficile per noi che lavoriamo e per chi deve ricevere le cure“.
Un grido d’allarme che trova conferma anche tra i cittadini. Una signora, ci avvicina e racconta: “Mia madre ha 97 anni e ieri sera è dovuta ricorrere alle cure del Pronto soccorso. Questa notte alle 4.30 sono venuta via, adesso (alle 13 di oggi, NdR) è ancora in attesa. Non ci sono posti, lo dice il personale e io l’ho visto con i miei occhi: le persone sono sulle lettighe ma in un angolo. Tutto il personale medico e sanitario fa i salti mortali, sono stati gentilissimi, capaci. Ma è evidente, non possono lavorare così”.
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