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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Klimt e quella cartolina spezzina inviata a Emilie

La cartolina inviata da Gustav Klimt a Emilie Flöge

Ettore Cozzani inizia a pubblicare L’Eroica alla Spezia nel 1911 ispirato dalla rivista viennese Ver Sacrum, Sacra Primavera. Misto di testi, litografie, xilografie, la rivista era l’organo della Secessione, il movimento artistico austriaco che, come dice il nome, voleva rompere con la tradizione.
Suo fondatore fu Gustav Klimt, un artista visionario che crea dipinti esprimendosi in uno stile raffinato, ricco, sensuale, estetizzante.
Il suo è un pennello elegante che intinge spesso nell’oro del mosaico bizantino per tracciare linee morbide e serpeggianti; la sua produzione è contraddistinta da un tratto tanto vellutato quanto sinuoso che bene si addice alle figure femminili che crea immaginandole altrettante femmes fatal, ammaliatrici figure diafane che si agitano al di là della tela che le vorrebbe trattenere.
Klimt venne spesso in Italia per studiare, esporre, ricevere riconoscimenti. In uno di queste discese il pittore fu anche alla Spezia.
Della presenza sulle rive del Golfo è testimone una cartolina esposta alla mostra sulla Secessione aperta a Roma. Klimt la spedisce nel dicembre 1913 a Emilie Flöge, una stilista viennese che, oltre ad essere la compagna più presente nella sua vita, gli fu modella e musa ispiratrice.
Di questa presenza aveva già detto su queste pagine Chiara Alfonzetti qualche tempo fa (qui).
La cartolina rappresenta l’incrocio fra viale Garibaldi e corso Cavour. Là allora le fronde degli alberi piantati lungo la strada s’inchinavano vicendevolmente formando una sorta di galleria; in primo piano e sullo sfondo vediamo passanti.
Sotto, l’inspiegabile didascalia Sacerdote e poi, maggiormente evidenziato, il luogo oggetto della foto: Spezia – Viale Garibaldi.
Klimt sceglie una cartolina che in qualche modo ricorda la sua pittura.
Gli alberi di via Garibaldi con la loro costruzione che tende ad intrecciane le chiome lasciando trasparire segmenti di cielo, ricordano le linee sinuose che lasciavano spazi da riempirsi con altre tinte. Era lo schema pittorico che tanto piaceva a Gustav che con il solo nome si firma in alto a destra dopo avere capovolto verticalmente la cartolina, un autografo diverso da quello geometrico che appone ai dipinti.
In fondo una serie di parole frettolose scritte su qualche riga. Purtroppo, riesco a decifrare ben poco: Neuer brauderung (solo birra) e, la riga sopra, Sonne, il sole, quello che tanto piace alla gente mitteleuropea che ne sente la mancanza riconoscendone le virtù così che la parola sole da quelle parti è declinata al femminile come la mamma che grazie al calore che emana, alleva alla vita i suoi cuccioli.

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